8 milioni di dollari da Hyundai per la Tate Modern. Le esaurite Unilever Series cambiano sponsor e la Turbine Hall diventa coreana
Un nuovo forte segno dell’avanzata dell’economia asiatica rispetto a quella occidentale, viene da pensare a primo impatto. E un po’ sarebbe anche vero, se non fosse che in ballo ci sono due multinazionali la cui connotazione geografica di riferimento è decisamente relativa. Le due multinazionali in questione sono l’anglo-olandese Unilever e la sudcoreana Hyundai, che […]
Un nuovo forte segno dell’avanzata dell’economia asiatica rispetto a quella occidentale, viene da pensare a primo impatto. E un po’ sarebbe anche vero, se non fosse che in ballo ci sono due multinazionali la cui connotazione geografica di riferimento è decisamente relativa. Le due multinazionali in questione sono l’anglo-olandese Unilever e la sudcoreana Hyundai, che – è notizia di oggi – si avvicendano nella sponsorship di uno dei progetti che hanno lasciato il segno nelle dinamiche del contemporaneo nell’ultimo decennio: le mega-installazioni nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra, le famose Unilever Series, che ora dunque saranno probabilmente denominate Hyundai Series.
Ancora i termini dettagliati dell’accordo non sono noti, ma pare che la società si sia impegnata per un periodo di 11 anni, a fronte di un contributo di oltre 8 milioni di dollari. Fra i progetti puù noti della serie, quelli proposti dall’islandese Olafur Eliasson, dal tedesco Carsten Höller, dal cinese Ai Weiwei. E quasi a suggellare l’accordo, Hyundai ha concesso un contributo alla Tate per incrementare le sue collezioni di arte asiatica, con l’acquisizione di un gruppo di opere di video arte del sudcoreano Nam June Paik.
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