Piero Manzoni a Palazzo Reale. Non è mai troppo tardi: ecco le immagini dalla mostra che Milano dedica all’artista, l’anno dopo il cinquantesimo anniversario dalla morte. E tra le icone imprescindibili spuntano anche le rarità…
Un omaggio è sempre bene accetto, difficile storcere il naso e considerarlo fuori tempo massimo: inutile allora insistere a chiedersi perché Milano abbia lisciato l’occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Piero Manzoni e arrivi oggi – solo oggi – a tributare il giusto omaggio ad uno tra i suoi artisti più rappresentativi. Chi ha […]
Un omaggio è sempre bene accetto, difficile storcere il naso e considerarlo fuori tempo massimo: inutile allora insistere a chiedersi perché Milano abbia lisciato l’occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Piero Manzoni e arrivi oggi – solo oggi – a tributare il giusto omaggio ad uno tra i suoi artisti più rappresentativi. Chi ha avuto ha avuto, meglio concentrarsi allora sulle centotrenta opere che Rosalia Pasqualino di Marineo e Flaminio Gualdoni hanno raccolto, con la pazienza e il fiuto dei cacciatori di razza, in collezioni pubbliche e private di tutto il Paese: portandosi a casa pezzi che mai erano stati esposti prima e che difficilmente, per stessa ammissione dei prestatori, torneranno a farlo nel prossimo futuro. Non era facile immaginare una retrospettiva su Manzoni che dribblasse il rischio ultrapop dello stereotipo, della banalizzazione; e che riuscisse, di contro, a non cedere allo snobismo di intellettualismi fini a se stessi. C’era solo un modo per fare una mostra che desse il senso compiuto e completo del percorso di Piero: ed è quello che è stato scelto per Palazzo Reale. Allestimento soberrimo, nessuna concessione a effetti speciali; la scelta non casuale di limitare, quasi obliare le imprescindibili opere iconiche – dalle Linee all’immancabile Merda – rubricandole a quello che in effetti furono: episodi, tappe di un tragitto ben più articolato e complesso. L’atmosfera non è allora quella del luna park dell’arte, il mood torna grigiastro alla Milano del boom; ricordandoci che a Brera si beveva, si creava e ci si divertiva. Ma si soffriva anche, come ricorda il buon Luciano Bianciardi.
Ad accompagnare la mostra, unica concessione alla leggerezza – ma elegante e ben studiata – è il gadget in novemila esemplari prodotto dalla Fondazione Manzoni: eccola la Merda d’artista, reinscatolata e imbustata, con la chiusura adesiva stampata a misura di Impronta. Nelle sale di Palazzo Realeriecheggerà la voce dei protagonisti – tra loro anche Agostino Bonalumi e Damien Hirst – intervistati del docu-film prodotto recentemente da Sky Arte HD; mentre nel cortile romberanno a breve i modelli d’epoca portati dal Fiat 500 Club Italia, sorelle dell’auto – rigorosamente bianca – con cui Piero portava a spasso il suo genio per le strade d’Europa.
– Francesco Sala
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