Palermo, Villa Di Napoli: ennesimo scandalo della Regione Siciliana. Stuprato un gioiello architettonico di origini arabo-normanne. Decenni di furti e degrado

MONUMENTI ABBANDONATI. UNO SCEMPIO PALERMITANO Sorge sui resti di una cubula arabo-normanna, nello storico quartiere Cuba-Calatafimi di Palermo. La seicentesca Villa Di Napoli ha subito nei secoli diversi ampliamenti e rimaneggiamenti, fino a giungere all’attuale struttura a pianta rettangolare, con una regale scalinata a doppia rampa sulla facciata, per l’accesso al piano nobile. Un gioiello […]

MONUMENTI ABBANDONATI. UNO SCEMPIO PALERMITANO
Sorge sui resti di una cubula arabo-normanna, nello storico quartiere Cuba-Calatafimi di Palermo. La seicentesca Villa Di Napoli ha subito nei secoli diversi ampliamenti e rimaneggiamenti, fino a giungere all’attuale struttura a pianta rettangolare, con una regale scalinata a doppia rampa sulla facciata, per l’accesso al piano nobile. Un gioiello architettonico, appartenuto a varie famiglie aristocratiche e borghesi, l’ultima delle quali le diede il nome definitivo: il giurista Carlo Di Napoli vi si trasferì con i suoi cari, nel 1730.
Bellissima e abbandonata: una sorte toccata a tanti palazzi palermitani di pregio, che i discendenti dei nobili casati decaduti non potevano più mantenere. Nel 1991 i Di Napoli la cedettero alla Regione Siciliana. La soluzione migliore (in teoria) per salvaguardare la struttura, proteggere le palme, l’agrumeto e il gigantesco ficus del giardino, nonché restaurare i saloni, la chiesetta annessa e gli affreschi dal grande pittore Vito D’Anna, ormai quasi cancellati.

Villa Di Napoli, Palermo - ph- Facebook, comuni e borghi di Sicilia

Villa Di Napoli, Palermo – ph- Facebook, comuni e borghi di Sicilia

E invece no. Come da copione, a 24 anni dalla donazione la Villa è ancora lì, ridotta a un relitto fantasma. Chiusa al pubblico, cadente, offesa nella sua dignità storica e nella sua magnificenza architettonica. E naturalmente oggetto degli immancabili sciacalli. Nel tempo sono stati portati via infissi di porte e finestre, maioliche settecentesche, reperti archeologici custoditi in un magazzino, acquasantiere d’epoca e ogni sorta di elemento decorativo o d’arredo. Gli ultimi furti risalgono allo scorso luglio: i vigili urbani del nucleo tutela patrimonio artistico hanno appena apposto i sigilli per “sequestro preventivo”.
Ed è subito dejà vu. Già nel 2010, all’indomani di un blitz criminale, il Gip aveva sequestrato il bene. E poi? Tutto uguale a prima. Saccheggi inclusi.

Villa Di Napoli, Palermo - ph- Facebook, comuni e borghi di Sicilia

Villa Di Napoli, Palermo – ph- Facebook, comuni e borghi di Sicilia

REGIONE, ORCHESTRA O SOPRINTENDENZA? L’INFINITA DIATRIBA E I FONDI PERDUTI
All’origine di questa condizione non c’è solo la situazione critica delle casse della Regione. Il dietro le quinte rivela un ingarbuglio di natura legale che ha dell’incredibile e che nessuno riesce a districare.
Nel 2007 l’istituzione proprietaria – allora guidata da Totò Cuffaro – decise di cedere la Villa alla Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana. Peccato che alcune particelle catastali  appartenessero alla Soprintendenza di Palermo. Iniziò allora una diatriba fra i tre soggetti, nel tentativo di comprendere chi dovesse rivendicare cosa. E tutt’oggi non se ne esce.
Ma tra i vari nodi amministrativi, l’affidamento alla FOSS – che versa già di suo in cattive acque finanziarie – non è stato proprio un colpo di genio. Almeno secondo Lina Bellanca, responsabile della sezione per i beni architettonici della Soprintendenza, che al sito Siciliainformazioni  ha dichiarato: “Siamo la parte lesa in tutta questa storia, abbiamo perso dei finanziamenti già stanziati proprio perché, nel frattempo, la villa non era più un bene interamente regionale. A questo punto, con quei fondi, avremmo già terminato i restauri da un pezzo, invece, per una scelta politica, la villa è passata alla Foss che in questo momento non ha neanche i soldi per pagare gli stipendi ai dipendenti”. Un milione e mezzo di euro, destinati a restauri e consolidamenti, svaniti nel nulla, nel 2010. Proprio per via dell’intricata vicenda.
Così, mentre l’UNESCO dichiara Patrimonio dell’Umanità l’itinerario arabo-normanno palermitano, questo gioiello abbandonato prosegue il suo lento cammino verso la distruzione. Cancellato da un’incuria e un’inadeguatezza politica ormai proverbiali. Ennesimo scandalo, in cui s’incarna come metafora violenta la condizione di una Regione intera. Sull’orlo del default, stritolata fra immobilismo e degrado.

– Helga Marsala

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

Scopri di più