Paris Updates. Tante immagini dalla Monnaie, per Take Me (I’m Yours), la mostra curata da Obrist, Boltanski e Chiara Parisi. Di cui non deve restare nulla
In una Parigi poco affollata – per quanto lo si possa dire di una delle principali mete del turismo mondiale a causa delle vacanze di Ognissanti, con brevissime file sabatine al Palais de Tokyo (dove la mostra di Ugo Rondinone su John Giorno è forse la migliore della Paris Week) e al Centre Pompidou (dove […]
In una Parigi poco affollata – per quanto lo si possa dire di una delle principali mete del turismo mondiale a causa delle vacanze di Ognissanti, con brevissime file sabatine al Palais de Tokyo (dove la mostra di Ugo Rondinone su John Giorno è forse la migliore della Paris Week) e al Centre Pompidou (dove invece delude anziché no la personale di Dominique Gonzalez-Foerster), a fare da terzo incomodo alla Monnaie de Paris – in prima fila già lo scorso anno con la megamostra di Paul McCarthy – c’è lei: Take Me (I’m Yours). Riedizione rivista e corretta della mostra omonima risalente a vent’anni fa, si sposta da Londra a Parigi e acquista una curatrice, Chiara Parisi, che va ad aggiungersi agli iniziali Hans Ulrich Obrist e Christian Boltanski. Peculiarità della mostra: essere tutta incentrata su progetti che prevedono “dono e dispersione” (la gran parte), “scambio” e “partecipazione” (con l’aggiunta degli eventi e di quel che accade hors les murs, su Instagram e sull’app). E così – vi facciamo qualche esempio – ci si può portare a casa gratuitamente un abito usato in una busta di carta (Christian Boltanski), un’affiche (Felix Gonzalez-Torres), una caramella alla menta (ancora Felix Gonzalez-Torres), una scultura in ceramica (ma solo a fine mostra; Simone Fattal), una cartolina della Tour Eiffel (Hans-Peter Feldmann), una pin (Gilbert & George), una pillola (Carsten Höller), un autoritratto fotografico (Franco Vaccari). E poi si può – anche qui, solo qualche esempio – scambiare qualcosa di personale con ciò che ha lasciato il visitatore precedente, con la mediazione di un performer (Roman Ondák), oppure acquistare per 50 centesimi un po’ d’aria della Ville Lumière (Yoko Ono), o ancora partecipare a una tombola il cui premio è una cena con l’artista (Douglas Gordon). Capite ora la ragione della fila che si snoda fuori?
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