Un più cattivo Tom Wolfe ha raccontato l’incontro tra l’arte e le Black Panthers in un affresco che è rimasto come uno dei capisaldi del Radical Chic nel suo The Painted Word del 1975. L’incontro tra arte e movimenti non è una storia inedita, e in mesi caldi come quelli appena trascorsi, attraversati in maniera dolorosissima ed accesa dalla questione razziale, la scelta del New Museum di New York non è da liquidare con sufficienza, ma da seguire con estrema attenzione. L’istituzione nella Bowery ospiterà infatti un evento di solidarietà, il 1 settembre 2016, a favore di Black Lives Matter, il gruppo di attivisti che lotta contro le violenze e la discriminazione degli afroamericani. La serata ha un precedente: il 10 luglio, infatti, più di 100 donne artiste di colore si sono riunite al New Museum di New York, convocate da Simone Leigh, attualmente artist in residence e protagonista della mostra The Waiting Room (fino al 18 settembre). Obiettivo, rispondere alla violenza istituzionalizzata e disumana contro i neri negli Stati Uniti. Da questo incontro è nata la forza Black Women Artists for Black Lives Matters, che si concentra su autodifesa e autodeterminazione, con l’obiettivo di evidenziare la condizione pervasiva del razzismo.
ARTE, GENDER E RAZZISMO
Non mancano ovviamente implicazioni di gender, fondamentali in questa discussione. La serata del 1 settembre sarà animata da workshop organizzati collettivamente, performance, spettacoli, opere digitali, scambi partecipativi e la distribuzione di materiali. Molti le artiste coinvolte: tra queste Abby Dobson, Abigail Devile, Adenike Olanrewaju, Kara Springer, Karen Seneferu, Omololu Refilwe Babatunde, Paloma McGregor, Pamela Council, Patrice Renee Washington, Rashida Bumbray, Tanisha Christie, Tara Duvivier, Tia-Simone Gardner, Tiffany Smith, Tiona McClodden, Tomashi Jackson, Toya A. Lillard, Tracy Brown. Naturalmente, quella del New Museum non è una posizione schierata, ma è interessante vedere come in questo senso l’istituzione “museo” si rende disponibile ad aprire le proprie porte ad un confronto che oltre che culturale è politico.
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