Italiani in trasferta. A Berlino le foto di Luisa Menazzi Moretti sui condannati a morte
Il progetto Dieci anni e ottantasette giorni evoca l’attesa dei condannati alla pena capitale in Texas. All’Istituto Italiano di Cultura di Berlino nell’ambito del festival europeo di fotografia EMoP.
Nel 1972 la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha abolito la pena di morte dichiarandola “punizione crudele e inusuale”. Dopo alcuni anni il provvedimento è stato reintrodotto, tanto che attualmente sono 29 gli Stati federali dove si applica l’esecuzione capitale. Il Texas è al primo posto. Da queste premesse nasce la mostra fotografica Ten Years and Eighty-Seven Days di Luisa Menazzi Moretti, all’Istituto Italiano di Cultura di Berlino dal 4 al 28 ottobre. “Le mie immagini sono il frutto della lettura di parole che descrivono esistenze tragiche, rose nella colpa o nella disperata affermazione di innocenza” ci spiega la fotografa, originaria di Udine. “Esistenze trascorse in un’attesa surreale, che dura in media dieci anni e ottantasette giorni, il titolo che ho scelto per il progetto”. Un lavoro che rivela percorsi legati alla sua vicenda biografica: “Huntsville, dove viene eseguita in Texas la pena capitale, e Livingston, dove si trova il braccio della morte, sono cittadine vicine a dove ho vissuto da ragazza e dove ancora oggi torno, nelle parti dell’anno in cui vivo negli Stati Uniti”, e che l’artista ha sublimato, evitando il contatto diretto con i condannati. “Non ho voluto incontrarli personalmente, vedere da vicino i loro volti, ascoltare le voci, le verità e le menzogne. Volevo che ad aiutarmi a immaginare più intensamente la condizione di una vita vissuta in attesa della morte, fossero non le parole che mi avrebbero detto, ma quelle che avevano già scritto”.
UN LAVORO SULLA PAROLA
Così Menazzi Moretti ha letto le loro storie, le interviste, gli studi su alcuni casi, li ha metabolizzati e ne ha fatto non un reportage (per quello esiste già il documentario di Werner Herzog, Into the Abyss, girato proprio recentemente a Livingston e Hunsville), ma un’installazione artistica che comprende un dittico o un trittico fotografico e le parole che lo hanno ispirato, scritte da quegli uomini costretti in una condizione di totale, assoluto isolamento. La mostra Ten Years and Eighty-Seven Days rientra nel Mese Europeo della Fotografia di Berlino che fa capo a EMoP – European Month of Photography, il più importante festival d’Europa dedicato alla fotografia, nato nel 2004 a Parigi con l’intento di creare un network tra alcune capitali europee (tra cui proprio Berlino, Vienna, Bratislava, Budapest, Lubiana, Lussemburgo e Atene, mentre Roma e Mosca hanno lasciato l’associazione) per rafforzare la scena internazionale del settore, intensificando scambi di informazione ed esperienza.
IL FESTIVAL EMOP
Quello di Berlino, organizzato da Kulturproject Berlin, si svolge ogni due anni nella capitale presentando mostre storiche e contemporanee, di grandi artisti del passato come di artisti provenienti da tutto il mondo e selezionati da una direzione artistica composta da importanti personalità della fotografia europea e tedesca come il recentemente scomparso Frank Wagner (curatore del sesto European Month of Photography Berlin nel 2014), Matthias Harder (curatore della Helmut Newton Foundation di Berlino), Ute Mahler (fotografa, membro fondatore di OSTKREUZ), Katharina Sieverding (fotografa) e Thomas Licek (presidente di EMOP Vienna). La scorsa edizione la manifestazione ha registrato due milioni di visitatori, mentre quest’anno, non ha voluto imporre un tema principale: questa decisione ha determinato una maggior diversificazione di interessi culminanti nell’esplorazione di prospettive personali, con un forte individualismo.
4 – 28 ottobre 2016
Luisa Menazzi Moretti – Ten Years and Eighty-Seven Days
Istituto Italiano di Cultura
Berlino, Hildebrandstraße 2
http://www.iicberlino.esteri.it/
www.luisamenazzimoretti.it
http://www.europeanmonthofphotography.org/
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