Tutti i top del London Design Festival 2016. E un solo flop
Dopo nove giorni di appuntamenti sparsi per la città, con 5 fiere e più di 400 eventi tra installazioni, mostre e talk, si chiude il London Design Festival 2016. Un’edizione ambiziosa e piena di novità: ecco i nostri highlights.
TOP
MINI LIVING ‘Forests’ di Asif Khan
Intelligenti sperimentazioni sull’abitare contemporaneo, in cui sfumano i confini fra città e abitazione, fra pubblico e privato. Con tre oasi verdi in cui incontrarsi, creare e rilassarsi fra le trafficate vie di Shoreditch Asif Khan offre un ulteriore prova del suo talento cristallino.
FOIL di Benjamin Hubert
Con un nastro metallico di 50.000 lamette Braun che serpeggia nella Tapestry Gallery del V&A, il genio di Benjamin Hubert traduce un oggetto di uso quotidiano in una sorprendente esperienza sensoriale. Un magnetico paesaggio di luce e suoni, capace di liberarci dalla frenesia londinese.
Below Stairs
Per inaugurare le sue restaurate cucine, il Soane Museum ha invitato quattro fuoriclasse del design – Barber & Osgerby, Jasper Morrison, Martino Gamper e Paul Cocksedge – a dialogare con i nuovi spazi, creando o selezionando dalle loro recenti collezioni un pezzo. Il risultato è un intimo cortocircuito fra storia e contemporaneo, che conferma la mission dell’eclettica casa-museo di ispirare i designer del futuro e incuriosire il pubblico più ampio.
Light Pollination di UniversalAssemblyUnit
Un paesaggio luminoso di 20.0000 LED prende sorprendentemente vita con l’interazione dei visitatori. Nelle mani del giovane collettivo interdisciplinare UniversalAssemblyUnit, la tecnologia di iGuzzini si traveste da magia.
No Ordinary Love – Martino Gamper with Friends
Negli spazi del design store SEE••DS trasformati in laboratorio, un dream team di 13 designer capitanato da Martino Gamper ha ideato e realizzato una collezione di oggetti in argilla a firma collettiva. Un atto creativo a più mani, che con ironia e intelligenza sfida le logiche del mercato e il concetto di autorialità.
BREATHLESS: the essence of glass
Molto più che una mostra quella curata da Dechem Studio e il collettivo OKOLO in collaborazione con il Czech Centre London. Circondati da una selezione di opere e strumenti, sulle note dei Radiohead gli artisti del vetro Marek Bartko e Marek Effmert improvvisano workshop con designer e visitatori. Un dietro le quinte d’eccezione nell’elegante mondo dell’arte del vetro.
Furniture is not working 2.0
Come sarà l’arredamento 2.0? Open source, senza sprechi, per una vita nomade. Hanno le idee chiare i talenti da UK – James Shaw e Adam Blencowe – e Olanda – Thor ter Kulve e Paula Arntzen – che, sotto la guida di Ineke Hans e in partnership con Open Desk, hanno ideato i loro prototipi per il futuro.
Raw Color – Blend
Un caleidoscopico mix di installazioni interattive, tessuti naturali e fotografie sul tema del colore. Nella prima personale all’Aram Gallery, il duo di Eindhoven interpreta appieno lo spirito multidisciplinare del festival.
The Smile di Alison Brooks Architects
Grande successo di pubblico per il landmark project a firma di Alison Brooks Architects in collaborazione con Arup. Una dimostrazione di come da un matrimonio felice fra architettura e innovazione tecnologica possano nascere strutture spettacolari quanto coinvolgenti.
London Design Biennale
Sebbene dalle dimensioni ridotte, soprattutto in confronto alle kermesse veneziane a cui si ispira, l’attesa new entry dell’edizione 2016 del Festival offre uno sfaccettata esplorazione sul tema dell’Utopia. Buona la prima.
FLOP
Visionary Crazy Golf
Doveva essere il progetto simbolo di questa edizione del Festival, con 9 buche d’autore, fra cui quelle di Paul Smith, Tom Dixon e Zaha Hadid. Ma il pubblicizzatissimo Visionary Crazy Golf di Trafalgar Square non ha centrato nemmeno la campagna di Kickstarter necessaria alla sua realizzazione, assicurandosi il poco invidiabile scettro di flop del Festival.
– Marta Atzeni
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