Torino Updates: c’è un escavatore camuffato di fronte all’ingresso di Artissima
Due aziende, un pool di curatori, un progetto internazionale e la Regione Piemonte per l'atipico camouflage di Hilario Isola
È un camouflage atipico, quello che ricopre un escavatore appena fuori dai cancelli di Artissima, all’Oval di Torino. E, per definizione, lo si nota soltanto prestando attenzione. Si tratta di un’opera dell’artista piemontese Hilario Isola (una sua opera, presente nello stand di Guido Costa Projects, è stata appena acquisita dalla Fondazione per l’Arte CRT) dal titolo Paesaggio con ponte e uomo pensoso, una sorta di fase beta di un progetto ben più ampio che coinvolge due aziende (Miroglio e Ferrino), un pool di curatori (a.titolo), un progetto internazionale (Nuovi Committenti) e la Regione Piemonte nella figura di Antonella Parigi, assessore alla Cultura e al Turismo.
“Una pratica sperimentale”, ci ha raccontato l’artista, “nata per mitigare le brutture edilizie coprendole e mimetizzandole con un tessuto ecologico per esterni che le ricopre come una vegetazione e ne rimodella le forme”. La zona interessata dal progetto sarà in primo luogo quella di Langhe-Roero e Monferrato, nell’ambito del programma regionale Dopo Unesco. Agisco!. Atelier del camouflage utilizza “un nuovo tessuto ecosostenibile per esterni”con l’obiettivo di sfruttare il camouflage stesso “come pratica di arte ambientale e propone la tecnica della mimetizzazione come azione per contrastare l’impatto visivo di fabbricati, capannoni o altre strutture sul paesaggio”.
Attenzione però: il camouflage non è realizzato con i consueti canoni visivi, bensì – in questo caso – lavorando su una serie di acquerelli di Giuseppe Pietro Bagetti. “I colori del paesaggio reale si mescolano perfettamente con le pennellate ingigantite degli acquerelli di Bagetti”, prosegue Isola, “un pittore piemontese dalla visione romantica che amo molto: ho provato a dipingere con dei suoi quadri un nuovo quadro, un paesaggio fatto di paesaggi. L’aspetto sorprendente e paradossale di quest’opera è che meno si vede è più vuol dire che è riuscita bene. Questa per me è anche una sorta di pratica terapeutica per curare l’esibizionismo, il narcisismo e la superficialità di cui siamo circondati”.
Arte come decorazione, quindi? Tutt’altro, come ci ha spiegato la curatrice Lisa Parola: “Pensiamo ad Atelier del camouflage come dispositivo capace di ripensare, anche da un punto di vista teorico, le trasformazioni del paesaggio – urbano e suburbano – in questi decenni, e farlo da una particolare posizione, quella dell’arte e immersi in un contesto che è in grado di mettere è in grado di mettere in dialogo reale e immaginario”.
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