Parola alla casta vol. 3
Riprende l’inchiesta in tre puntate per tre interviste condotta da Nicola Davide Angerame. L'ultima tripletta riguarda Milano, Rovereto e Siena. Cominciamo proprio da Siena, con il terzo neoassessore ai nostri microfoni, dopo quelli di Torino, Trieste, Rimini, Cagliari, Napoli e Bologna.
Siena ha il Palio, turisti estasiati, arte antica in quantità e un museo d’arte contemporanea che non c’è più. Cerca di porvi rimedio Lucia Cresti, collezionista nominata assessore alla cultura. Insegnante di lingue e letterature straniere, ha fondato nel 2009 l’associazione culturale Brick ed è stata Priore della Contrada di Valdimontone. Tenterà di cambiare la mentalità e la visione della città. “Per aprirla alle nuove sfide culturali di carattere globale”, dice lei.
Cosa apporterà, alla cultura cittadina, il suo particolare background?
Uno sguardo meno istituzionale di una cittadina che ha cercato di impegnarsi nel suo privato alle vicende culturali della città, convinta nell’assoluta centralità della cultura non solo per lo sviluppo economico, ma anche per il benessere di ogni persona.
Negli ultimi anni, esperienze storiche come il Palazzo delle Papesse sono passate alla storia…
In modo inatteso e molto deciso, purtroppo. Anche SMS Contemporanea è cessata completamente. Restano le associazioni e alcuni privati, che hanno aperto nuovi spazi. La mia scommessa è alimentare questa tendenza.
Siena si scopre una città difficile per il contemporaneo…
Siena non deve rinnegare il suo passato, ma si deve trasformare in un laboratorio della modernità che metta a punto un modello culturale distintivo e integrato nelle dinamiche globali, che rispecchi la sua identità, la sua specificità, il suo patrimonio, ma con una visione innovativa di continua ricerca, un approccio nuovo proprio di un linguaggio contemporaneo.
Come svilupperà il discorso?
Nascerà un centro delle arti contemporanee dentro il Santa Maria della Scala, che sarà il fulcro della produzione culturale cittadina. Non sarà solo uno spazio espositivo, ma un luogo di progettazione, dialogo, formazione: il cuore pulsante di un vero e proprio distretto della cultura.
A che punto siete?
Stiamo cercando di dare al Santa Maria una nuova forma giuridica, come fondazione di partecipazione. Il Comune ne sarà socio fondatore, ma l’obiettivo è attrarre realtà private.
Come selezionerete chi dovrà dirigerlo?
Ci saranno diversi dipartimenti, fra cui quello del contemporaneo. Il presidente della Fondazione, nominato dal Comune, sceglierà i vari direttori. Serve trovare delle figure di livello, valutate esclusivamente sulla base delle proprie competenze e professionalità.
Di che budget disporrete?
Un fondo di gestione sarà messo a disposizione dal Comune, ma Siena deve ambire ad attrarre sostenitori e risorse a livello nazionale e internazionale. Per farlo deve aprirsi a logiche nuove: le sponsorizzazioni non bastano più, servono partnership. I privati e i musei devono condividere progetti a lungo termine, con programmazione e obiettivi comuni.
Lei e i suoi colleghi avete spesso problemi simili: state facendo sistema?
Sì, ci stiamo provando, mettendo insieme realtà simili: le città d’arte stanno cercando di cambiare il proprio volto, da attrazioni turistiche che salvaguardano il patrimonio a produttrici di cultura contemporanea.
Siena sarà Capitale Europea della Cultura del 2019?
È quello che speriamo e per cui stiamo lavorando: abbiamo nominato come direttore di candidatura Pier Luigi Sacco. Abbiamo importanti ambasciatori internazionali che sosterranno Siena in Europa, e tutta la città si sta mobilitando per questa sfida.
Nicola Davide Angerame
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #5
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