La magia per leggere la realtà. La mostra di Veronica Bisesti a Napoli
Una rivoluzionaria scrittrice del XV Secolo ispira la riflessione sul femminile dell’artista napoletana, in opere dalla forte attitudine neosimbolista
Non accettava l’idea che le donne fossero per natura esseri viziosi, e in qualità di prima scrittrice professionista della storia mandò alla regina Isabella di Francia il manoscritto della sua opera Livre de la Cité des Dames, dove elencava una serie di donne famose e virtuose nella storia dell’umanità.
Correva l’anno 1405, e Christine de Pizan, titolare di una prestigiosa bottega di scrittura, aveva appena completato un testo rivoluzionario per l’epoca, dove si descrive una società ideale, costruita secondo le regole di ragione, rettitudine e giustizia e incentrata sull’istruzione femminile. Come scrive la Pizan nel suo libro, “una donna intelligente riesce a far di tutto e anzi gli uomini ne sarebbero molto irritati se una donna ne sapesse più di loro”.
La mostra di Veronica Bisesti a Napoli
Non è un caso che una figura così visionaria abbia suscitato l’interesse dell’artista Veronica Bisesti (Napoli, 1991), protagonista della mostra Dove brulica l’altrove, da Alfonso Artiaco a Napoli. Impegnata nella sua prima personale, dopo un passaggio al Madre l’autunno scorso insieme a Matelda Balatresi e la donazione da parte del consorzio Conai dell’opera Strumento di misurazione, la Bisesti ha trasformato gli ambienti della galleria Artiaco in un percorso narrativo articolato e consapevole, dove la figura della Pizan diventa l’attivatrice di un immaginario denso di riferimenti simbolici, a partire dal grande wall drawing, simile a un cielo annuvolato, che occupa una parete della prima sala, dove al centro emerge l’opera Conversazione cosmica. Si tratta di una miniatura che raffigura la Pizan nel suo scriptorium, sovrastata da una sorta di galassia, metafora dell’atto della creazione. In dialogo con il murale, l’artista ha posizionato Altrove (2023), calco in bronzo di un corallo trasformato in un cannocchiale, a indicare la tensione verso l’infinito, che prosegue nella sala successiva con Pioggia primordiale (2023), un grande acquarello su carta dal sapore simbolista.
Il paesaggio cosmico femminile di Veronica Bisesti
Nel salone centrale l’artista ha costruito un paesaggio cosmico composto da diverse opere in dialogo tra loro: otto pietre nichelate, posizionate a terra, rappresentano altrettante mitiche figure femminili, da Semiramide a Didone, accompagnate dai piccoli e preziosi disegni a carboncino dedicati alle attività delle donne immaginate dalla Pizan: Procreare, Mangiaree Coltivare. Una valenza simbolica che esplode in tutta la sua potenza in Bagno di luce, che ricorda, nella sua suggestione immaginifica, lo stile del pittore simbolista lituano Mikalojus Konstantinas Čiurlionis (1875 – 1911), del quale si riporta questo pensiero: “È necessario avere la luce in sé, dentro di sé, per poter dare la luce e illuminare l’oscurità a tutti quelli che si incontrano sulla strada”.
Un’interessante attitudine neosimbolista che la Bisesti coniuga in maniera perfetta in altre due sculture presenti in mostra. La prima è Strumento di misurazione: calco in ottone di una foglia di aloe – pianta dalle note proprietà benefiche – trasformata in un oggetto di misurazione per una nuova comunità, incentrata sulla cura. La seconda, intitolata Specchio, è un blocco di ossidiana nera – materiale utilizzato nell’antichità per fabbricare gli specchi – dove l’artista ha inciso la frase “la venatura, le interiora, il profondo, l’origine”, a indicare un percorso di esplorazione verso l’essenza dell’anima. Sono tracce di quella “archeologia dello sguardo” che l’artista sta esplorando negli ultimi anni, in grado di ammantare le materie – in misura meno intensa, gli acquarelli e i disegni – di un’aura metafisica e misteriosa che solo l’arte è in grado di attivare, ricollegando antiche sapienze a un quotidiano attuale, dove la magia sembra assumere una rilevanza sempre più incisiva.
Ludovico Pratesi
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