Contemporanea. Niente di antico sotto il sole
Un progetto di Contemporary Cluster, per la rassegna CONTEMPORANEA VENTIVENTITRE, giunta alla X edizione, diretta da Emanuele Moretti, ideatore della manifestazione.
Comunicato stampa
Un progetto di Contemporary Cluster, per la rassegna CONTEMPORANEA VENTIVENTITRE, giunta alla X edizione, diretta da Emanuele Moretti, ideatore della manifestazione; il progetto è promosso dall’Associazione Culturale ARTEiX e dal Comune della Città di Tagliacozzo; finanziato dalla Regione Abruzzo, dalla Fondazione Carispaq e dalla BCC di Roma. Con il patrocinio del MiBACT.
Opere di Dario Carratta, Marco Emmanuele, Federika Fumarola, Genuardi/Ruta, Alessandro Giannì, Fabio Giorgi Alberti e Andrea Polichetti. Accompagnate da un testo critico di Vasco Forconi e dalla documentazione fotografica di Carlo Romano.
Contemporary Cluster è lieta di presentare Contemporanea. Niente di antico sotto il sole, decima edizione della rassegna dedicata alla mappatura delle esperienze artistiche contemporanee, ospitata all’interno del Palazzo Ducale di Tagliacozzo (L’Aquila).
Contemporary Cluster prosegue il suo racconto delle più recenti ricerche artistiche nate e sviluppatesi dentro e intorno alla città di Roma, attraverso una programmazione di mostre diffuse nel territorio italiano. Contemporanea. Niente di antico sotto il sole mette a sistema una serie di ricerche e pratiche che riflettono un’evoluzione fisiologica dello spettro di relazioni sorto all’interno degli spazi indipendenti romani. Al termine di una lunga fase di autorganizzazione quello che resta è una certa attitudine collettiva, una coesione e alleanza reciproca degli artisti, unita a un senso di resistenza processuale ed emotiva, che emerge anche nella produzione delle opere presentate in mostra.
“Non c’è niente di tanto antico sotto il sole” diceva Borges, “non c’è niente di antico sotto il sole” ha risposto, o meglio sussurrato, Luigi Ghirri con la gentilezza che ne contraddistingue il lavoro di scrittura e riflessione critica. La sua non è una proposizione distruttiva nei confronti di una certa tradizione dell’arte, ma una sorta di mantra, una postura dello sguardo e del pensiero che sembra raccogliere e amplificare le molteplici istanze proposte dagli artisti presenti in mostra. Una postura dello sguardo e del pensiero votata a un’innocenza spregiudicata, quale veicolo di indagine del mondo e dei molteplici modelli di realtà che abitano il nostro tempo.
Dario Carratta prosegue la sua costante indagine pittorica nella quale realtà, sogno e allucinazione si scambiano vicendevolmente le parti, evocando un immaginario allo stesso tempo familiare e perturbante. Marco Emmanuele propone due interventi installativo-scultorei alla ricerca di una connessione tra l’interno e l’esterno del Palazzo Ducale, riflettendo allo stesso tempo sul rapporto tra l’immaginario della fanciullezza e quello dell’età adulta quali potenziali strumenti di composizione pittorica. Federika Fumarola lavora sull’astrazione paesaggistica come mezzo per indagare stati di una percezione sempre in atto, mai definitiva. Genuardi/Ruta propongono un intervento pittorico ambientale che riflette sul rapporto tra elementi architettonici e naturalistici. Alessandro Giannì sviluppa un’attenta indagine sullo statuto contemporaneo delle immagini, pittoriche e non solo, stabilendo un confronto con un’intelligenza artificiale progettata per emulare il suo stesso stile. Fabio Giorgi Alberti, in stretto dialogo con Federika Fumarola, ci invita a riflettere sulle nostre incertezze cognitive come se attraverso il suo lavoro “rompesse il giocattolo del mondo per vedere meglio come funziona”. Andrea Polichetti imprime e strofina sulla tela residui e oggetti di lavoro. Il fil di ferro, la carta vetrata, un rotolo di pluriball e i detriti dell’officina diventano i protagonisti astratti di un racconto intimo e autobiografico, quello di un’adolescenza dedicata al mestiere dell’arte.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo, edito da NFC Edizioni, la cui pubblicazione è prevista per l’autunno 2023.
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Palazzo Ducale è la perla del patrimonio artistico di Tagliacozzo. Risale al XIV secolo e fu terminato nel 1336 dalla famiglia Orsini. La caratteristica del palazzo è quella di avere due piani architettonicamente molto diversi: il primo presenta uno stile tardo gotico, il secondo, aggiunto successivamente, presenta uno stile rinascimentale. Ulteriori modifiche furono apportate a cominciare dal 1467 dai Colonna, divenuti nel frattempo conti di Tagliacozzo, che sostituirono molti degli elementi decorativi che richiamavano la famiglia Orsini rimpiazzandoli con altri stemmi e motti di famiglia; a oggi restano visibili i simboli di entrambe le famiglie su alcuni particolari dell’edificio. Furono anche realizzati dalla famiglia Colonna la rampa di scale tra il primo e il secondo piano ed ex novo il portale d’ingresso.
Ai Colonna fece seguito nella prima metà del XX secolo la famiglia Barberini-Corsini, sotto il fascismo il palazzo passò sotto il controllo del GIL e infine alla Regione Abruzzo.
Sono molti gli elementi che testimoniano la bellezza artistica del Palazzo: le finestre istoriate, le bifore, le sale ornamentali, i dipinti, gli scaloni e in particolare la Cappella centrale dove sono ancora visibili affreschi di grandissimo pregio, di gusto tardo antico, raffiguranti la vita di Cristo.
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Profili degli artisti
Dario Carratta (Gallipoli, 1988) vive e lavora a Roma. Utilizza la pittura per trasferire su tela visioni distopiche, animate da personaggi al limite tra la fisicità del reale e l’evanescenza del sogno. Ma il carattere onirico dei suoi dipinti è più torbido che idilliaco, dominato da una temperatura cupa che sembra evocare un esistenzialismo post-umano. Queste presenze mistiche vivono una dimensione di sospensione e ambiguità in ambienti paranormali, di un altro-mondo costruito dall’artista. Le sue opere sono attimi magici e perturbanti che destabilizzano il senso logico in favore del sopravvento dell’inconscio e dell’allucinazione. Tra i suoi progetti espositivi recenti: I’m A broken Mirror, Studio11 Gallery, Bomarzo (2022); The Deep end, Two Thirds, Atene (2022); Materia Nova, Galleria d'Arte Moderna, Roma (2021); Limax, Spazio Su, Lecce (2021); L'ora del lupo, SPAZIOMENSA, Roma (2021); Shh, it’s a secret, Postmasters Gallery, Roma (2020); Industria Indipendente ‒ Klub Taiga (Dear Darkness), La Biennale di Venezia Teatro, Venezia, (2020).
Marco Emmanuele (Catania, 1986) vive e lavora a Roma dal 2010 quando inizia i suoi studi nel campo dell’Architettura. Negli anni partecipa a programmi di residenza internazionali quali Les Atelier Wonder-Liebert a Parigi, e alla Residenza La Fornace a Milano. Da anni l’artista realizza le Drawing machine in cui l’atto creativo del disegno è intermediato da una macchina che crea in collaborazione con altri artisti l’opera finale; il risultato di tale ricerca si ritrova nella mostra Amici o pittori alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma (2023). L’artista realizza opere che indagano la ialurgia, la lavorazione del vetro, e la minuziosa macinatura della sabbia di mare e della polvere di vetro che viene poi stesa ancora calda su un supporto e rapidamente spatolata prima che si solidifichi. Il rapporto dell’artista con il mare è raccontato nella mostra La lupa (panorama) alla Galleria Daniele Agostini di Lugano, nel 2023. Nel 2023 partecipa ad Arte circolare, al MAXXI di Roma nell’ambito del premio CONAI, in cui gli artisti sono stati invitati a proporre nuove visioni e sensibilità in materia di sostenibilità ambientale.
Federika Fumarola (Roma, 1981) vive e lavora a Roma. Dopo gli studi artistici liceali, intraprende il lavoro di restauratrice di tele antiche e moderne. L’interesse del rapporto tra l’uomo e lo spazio la porta a iscriversi alla facoltà di Architettura di Roma che frequenta fino al quarto anno, trasferendosi poi all'Accademia di Belle Arti di Roma dove si laurea con una tesi in estetica su Rudolf Kalvach, suo prozio, artista ed esponente della Wiener Werkstatte. La sua ricerca artistica inizia dal disegno, considerando l’idea di pattern come un concetto ripetuto che contiene la possibilità di non rappresentare un unico soggetto circoscritto spazialmente, ma di evocarne invece la sua natura in evoluzione. L’indagine sulla qualità metamorfica della natura conduce l’artista all’esigenza di approfondire i suoi fenomeni più evidenti che per un periodo divengono i soggetti principali della sua ricerca, sancendone la predilezione della pittura a olio come tecnica artistica. L’esigenza di un adeguamento della pratica pittorica al vissuto contemporaneo ha riportato l’artista alla considerazione del segno come elemento primario dell’opera. Il pattern si rinnova e si presenta ora in una veste più espressiva, funzionale all’idea cardine di un’opera d’arte, dove la forma non ha più un significato se non nell’indagine primordiale della sua struttura.
Genuardi/Ruta è un duo artistico composto da Antonella Genuardi e Leonardo Ruta, formatosi nel 2014 a Palermo. Le geometrie che il duo mette in campo da qualche anno non esistono per sé stesse, sono sempre il frutto di una riflessione sulla luce, sui volumi che essa intercetta, sui tagli che definisce. E la riflessione non deriva da una matrice tecnico-analitica. È piuttosto l'espressione di un'attitudine storico-sentimentale, ha a che fare con emozioni legate a un bagaglio memoriale remoto. Potremmo leggere l'insieme delle loro forme come le pagine del libro di un diario di bordo, un'unica narrazione intorno al rapporto indicibile e sempre rinnovantesi con la potenza naturale della luce che incontra un costrutto altrettanto potente, tutto umano, lo spazio architettonico. Le imprevedibili relazioni formali che si allacciano tra queste due potenze costituiscono il vero fulcro del loro lavoro.
Alessandro Giannì (Roma, 1989) vive e lavora a Roma. La sua arte è caratterizzata da una pratica analogica della pittura unita all’utilizzo di internet e dei nuovi media. All’interno della sua produzione coesistono diverse tipologie di opere, restituite attraverso tecniche tradizionali come pittura, disegno e scultura, oppure ibridate con le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, VR, 3D video.
Nel 2020 è tra gli artisti fondatori di SPAZIOMENSA, artist-run space volto a valorizzare il fermento artistico romano.
Tra le mostre recenti: Breaking Darkness (Tang Contemporary Art Bangkok, 2023); Frammenti da lontano (Galleria Mazzoli, Modena, 2023); Imprint (Sector 1 Gallery, Bucarest, 2022); Post-me Generation (Tang Contemporary Art, Pechino, 2022); Global Song (Tang Contemporary Art, Hong Kong, 2022); Transformer 20, (Corcoran Gallery of Art Washington DC, 2022); Due to the Image (Postmasters Gallery, New York, 2021); La linea retta non appartiene a Dio (Contemporary Cluster, Roma, 2021).
Fabio Giorgi Alberti (Leiden, ND, 1980) lavora tra Bevagna, Umbria e Roma. Usa il film digitale e analogico, parole, scultura e installazione per indagare il linguaggio e il rapporto dell’individuo con la realtà. Il suo lavoro ruota intorno all’idea di doppio, alla fisicità dello spazio e alle relazioni che l’opera crea tra lo spettatore e l’artista. Tra le sue mostre recenti, ricordiamo: Concrete poetry (10.22 v.) a cura di Giulia Simi, Casa Morandi MAMbo, Bologna; Casting the Castle III - They repeat themselves constantly, but do not create a sense of habit a cura di Saverio Verini, Civitella Ranieri Foundation, Umbertide (Pg); The expanded body, a cura di Angelica Gatto e Simone Zacchini, Unosunove, Roma; Piccolo calcolo approssimativo di sostanza, a cura di Postex, GAM, Roma; Civetta, Spazio Mensa, Roma; The Feuilleton: I will bear witness, Piggy-backing-from the Edicola, a cura di Jo Melvin, Spoleto (Pg) e MACRO (Roma); Buco nero, Come Alone, Atene; Clouds and steel, Una vetrina, a cura di Marta Silvi, Roma; Language games, a cura di Jo Melvin, Cannara (Pg). Ha esposto in spazi istituzionali e non profit sia in Italia che all'estero.
Andrea Polichetti (Roma, 1989) vive e lavora a Roma. Si forma a Roma come allestitore per diverse gallerie internazionali, quando nel 2013 sceglie di dedicarsi alla produzione negli studi d’artista. È promotore della nascita del temporary space Da Franco senza appuntamento, in cui organizza una serie di incontri insieme a Niccolò De Napoli, Vasco Forconi e Silvio Saccà e di SPAZIOMENSA artist run space nato nel 2020 con la collaborazione di Alessandro Giannì, Marco Eusepi, Dario Carratta, Gaia Bobò e Giuseppe Armogida. La sua ricerca attinge all’immaginario archeologico e a quello naturale, passando per le sperimentazioni sui materiali del contemporaneo e articolandosi attraverso diversi linguaggi, tra cui il disegno, la stampa, la cianotipia e la scultura. L’artista si sofferma sul potenziale estetico della rovina, riflettendo sulla caducità del tempo e ponendosi in relazione con l’elemento naturale.