A Milano il nuovo corso di studi che mescola arti visive e sostenibilità ambientale
È stato avviato nel Campus di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti a Milano un nuovo Master in Art and Ecology. Ne abbiamo parlato con il Direttore del Dipartimento di Arti Visive di NABA, il curatore Marco Scotini
Mentre le agende internazionali cercano risposte alle domande poste dagli effetti del cambiamento climatico e dal conseguente bisogno di essere “green”, NABA si lancia in una nuova sfida. Il Master Accademico in Art and Ecology punta a trasmettere competenze legate allo sviluppo di pratiche ed economie sostenibili, di progetti d’arte pubblica, di agro-ecologia e di modelli culturali aperti alle trasformazioni del paesaggio.
L’intervista a Marco Scotini su arte ed ecologia
I temi dell’archivio, dell’ecologia, del femminismo e l’attenzione al display non solo sono sempre stati al centro della tua pratica curatoriale, ma sono diventati anche fuochi di interesse nei percorsi accademici per le Arti Visive in NABA. Come è nata l’idea di aprire un nuovo Master dedicato a declinare il tema dell’ecologia nell’universo artistico?
Il Master Accademico di primo livello in Art and Ecology, diretto da Gabriele Sassone, è nato con l’intenzione di favorire un approccio interdisciplinare in grado di rispondere a questioni urgenti che riguardano la biodiversità e la sostenibilità, il paesaggio urbano, la salvaguardia della natura, il cambiamento climatico, le geo-scienze e molto altro ancora. Durante l’anno accademico, attraverso seminari teorici, ricerche sul campo, laboratori sperimentali e progetti espositivi, il concetto moderno di paesaggio (inteso come ambiente dove storia e geografia ridiscutono i loro rispettivi confini) è indagato dagli studenti con l’obiettivo di approfondire le complesse dinamiche e stratificazioni che definiscono un ecosistema naturale e sociale.
Quale rilevanza assume oggi secondo te l’ecologia? E quale il contributo dell’indagine artistica rispetto al sapere scientifico?
Credo che l’ecologia o le “ecologie” – come preferisco chiamarle – saranno sempre più una sorta di paradigma piuttosto che un semplice sapere disciplinare. Come potremo farne a meno nel prossimo futuro? Il fatto di declinarle all’interno di una matrice artistica non ne riduce il carattere scientifico. Anzi sposta sempre più lo stesso sistema di immaginari e conoscenze verso una scienza nomade. Visto che la scienza classica o modernista nel suo rapporto simbiotico con la tecnologia, alla fine, non si è rivelata molto ecologica. Il Master prevede anche figure specializzate come l’agronomo o il cartografo, ma l’intero corso si imposta su artisti come gli Urbonas dell’MIT, Fernando Garcia Dory di Inland e Ravi Agarwal, e dall’Italia Paolo Cirio, Elena Mazzi, Stalker. Ci piacerebbe tenere annualmente una mostra finale, come quella appena aperta al PAV dal titolo Il parlamento delle cose, che raccolga i lavori e le ricerche condotte dagli studenti del Master.
Gli strumenti per studiare la complessità del mondo contemporaneo
Questo nuovo corso di studi si inserisce all’interno dell’offerta didattica dei Master Accademici NABA già avviati e consolidati nel tempo, come quelli in Contemporary Art Markets e Photography and Visual Design. Quali sono gli ambiti nei quali l’Accademia si sta concentrando?
Il Dipartimento in Arti Visive che dirigo è stato fondato nel 2003 ed è tra i primi programmi accademici a coniugare una solida formazione nel campo della produzione artistica con una pratica curatoriale altamente specializzata. Oltre al Triennio in Pittura e Arti Visive e al Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali, e al già citato Master Accademico in Art and Ecology, il Dipartimento si compone anche di due ulteriori elementi. Il Master Accademico in Contemporary Art Markets (guidato da Ilaria Bonacossa, con il coordinamento di Cristina Masturzo, che i lettori di Artribune conoscono bene) fornisce gli strumenti per interpretare le complesse dinamiche del mercato dell’arte; particolare attenzione è rivolta alla conoscenza di gallerie, case d’asta, musei e fiere internazionali. Invece il Master Accademico in Photography and Visual Design, diretto da Francesco Zanot, unisce la ricerca teorica a progetti pratici, con lo scopo di preparare gli studenti al mondo della fotografia, dell’arte e della comunicazione nazionale e internazionale.
Quali saranno le urgenze teoriche e pratiche più avvincenti per quanto riguarda la produzione artistica e l’elaborazione teorico-critica nel futuro?
Le pratiche artistiche contemporanee (cosi come le riflessioni che le hanno accompagnate) sono state fondamentali per accompagnare il salto paradigmatico di questi anni. Nonostante la pervasività tossica del sistema “spettacolare”, come lo definiva Guy Debord, in tempi recenti abbiamo assistito ad alcune trasformazioni prima inimmaginabili: sia per la ripresa di tematiche femministe che di genere, sia per rispondere alla crisi ambientale, sia per rimettere in discussione l’eredità coloniale dei musei e delle istituzioni dell’arte. Le pratiche artistiche ad ogni latitudine sono state un soggetto attivo, spesso unito alla insorgenza sociale nel portare avanti determinate idee e cambiamenti. Le minacce che ancora incombono sui nuovi saperi sono molte e violente ma il fatto di ripartire su nuove piattaforme disciplinari e con paradigmi ancora in via di definizione, rende avvincente il nostro tempo. Non ci sono cammini già determinati e non c’è altro che da camminare. Ben vengano nuove aree di ricerca e nuove discipline ancora tutte da immaginare.
Il lavoro nell’arte del futuro
All’interno di questo panorama presente e futuro, quali saranno le prospettive lavorative per coloro che si affacciano alle professioni artistiche?
La lista è infinita. Provo a fare una sintesi schematica pur sapendo di lasciar fuori molti ambiti, ruoli e funzioni: curatore di Land art, consulente su ambiente e sostenibilità, ricercatore e artista nell’ambito della Public art, e poi le professioni legate al mercato dell’arte, dai project manager per gallerie, musei e fondazioni e gli specialisti delle case d’asta alla curatela di collezioni private e aziendali e alla gestione degli archivi d’artista. Passando per tutto il mondo dell’immagine, della comunicazione e della creazione di contenuti visuali, dalla fotografia all’incrocio con pubblicità, moda e architettura, alle professioni nella gestione di eventi, mostre, fiere, festival e alle specializzazioni per la ricerca iconografica e archivistica per le banche dati. Dagli anni Novanta in poi il sistema dell’arte si è aperto a 360 gradi ed esteso su scala planetaria: ha raggiunto un proprio peso specifico in mezzo agli altri assets produttivi. Non è più un margine ma una nuova centralità. Sta a ciascuno di noi captarne le potenzialità. L’Area Visual Arts di NABA, prima di molte altre accademie e università, ha cercato di lasciare entrare l’ignoto che bussa alla porta, il tempo a venire.
Alessia Riva
www.naba.it
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