Il documentario sugli “sparatutto” è un’occasione mancata per raccontare i videogiochi

First Person Shooter è un progetto dedicato agli “sparatutto in prima persona”, ma affronta la storia dei videogiochi senza affrontare il contesto ed eludendo il contraddittorio. Non ci ha convinto

FPS: First Person Shooter di David L. Craddock e Chris Stratton, prodotto da Fandamental, è un lungo documentario di quattro ore e mezzo, dedicato solo a uno specifico e fondamentale genere di videogiochi: i “first person shooter” (FPS), cioè gli sparatutto in prima persona,”. Una tradizione che è stata definita da Doom di id Software nel 1993 e che consiste nell’interagire prevalentemente attraverso armi da fuoco con mondi visti in soggettiva.

Brett Jones in First Person Shooter
Brett Jones in First Person Shooter

FPS: First Person Shooter, un documentario sui videogiochi sparatutto

FPS: First Person Shooter è però, soprattutto, un interessante sguardo su come oggi si pensa di poter raccontare il medium videoludico. Il documentario è prevalentemente costituito da interviste a chi questi videogiochi li ha sviluppati (si inizia con Maze War del 1973) e da scene tratte dai giochi stessi. Le persone intervistate raccontano la loro versione della storia, spesso quella più favorevole a una certa costruzione della loro immagine e della loro eredità, in una continua autocelebrazione, e la sensazione è che alcune opere siano trattate solo perché era disponibile qualcuno che ne potesse parlare (e viceversa). Appaiono un paio di content creator da YouTube, qualche giocatore professionista, un giornalista (Evan Lahti) e David Kushner, autore di Masters of Doom, racconto un po’ romanzato della storia di id Software. Non è stata interpellata, invece, alcuna persona che si occupi di critica e di storia del videogioco, anche se alla scrittura ha partecipato un esperto del genere, Richard Moss.

Halo The Master Chief Collection di 343 Industries, Splash Damage, Ruffian Games, Bungie, Saber Interactive, Xbox Game Studios (immagine da Stream)
Halo The Master Chief Collection di 343 Industries, Splash Damage, Ruffian Games, Bungie, Saber Interactive, Xbox Game Studios (immagine da Stream)

Come si raccontano i videogiochi?

È un modo di raccontare la storia del videogioco oggi piuttosto diffuso. Si tratta, in fondo, di storia orale, ma qui raggiunge il suo estremo. Mancano documentazione e contraddittorio, come manca qualsiasi tipo di contestualizzazione. In FPS: First Person Shooter si parla di giornate lavorative di sedici ore senza che ci sia alcuna discussione sulle condizioni di lavoro. Vediamo rappresentazioni sessiste, ma anche queste non vengono discusse. L’assenza del contesto rende impossibile anche capire l’evoluzione del genere, rappresentata come mera conseguenza del progresso tecnologico. Senza inserire l’FPS nella storia recente statunitense e senza individuare nell’11 settembre 2001 (la data non viene mai citata) un momento di cesura anche nell’intrattenimento videoludico, è impossibile per esempio spiegare come si passi da Halo: Combat Evolved di Bungie (2001) a Halo 2 (2004), un videogioco ancora di transizione, fino a Halo 3 (2007), un videogioco perfettamente inserito nel clima islamofobo della guerra globale statunitense contro il terrore. L’intera scena degli FPS con tematiche militari merita solo una breve sezione, pur essendo forse uno degli ambiti più studiati del settore con saggi e raccolte come Joystick Soldiers: The Politics of Play in Military Video Games (Routledge, 2009), Gameplay Mode. War, Simulation, and Technoculture (University of Minnesota Press, 2011) e Playing War: Military Video Games After 9/11 (New York University Press, 2016).

Un documentario per fan nostalgici

FPS: First Person Shooter è pieno di persone che discutono di FPS, ma non traccia alcun percorso. Vengono omessi passaggi che devono essere già in qualche modo noti a chi sta guardando, e giochi o sviluppatori vengono citati senza mai essere propriamente introdotti. Se all’inizio il documentario segue almeno un ordine cronologico, andando avanti preferisce un racconto costruito per blocchi tematici disorganizzati. Per almeno tre volte, in tre sezioni diverse, si parla dell’arrivo del genere, nato sui PC, sulle console come Nintendo 64 e Xbox di Microsoft. All’arrivo degli FPS su smartphone è invece dedicata una sola frase, e tutti gli ultimi quindici anni del genere vengono trattati in modo sbrigativo. Questo ci svela quale sia oggi il pubblico non solo di FPS: First Person Shooter, ma in generale dei documentari videoludici. In un’intervista promozionale, il coregista Chris Stratton ha detto che l’obiettivo di FPS: First Person Shooter è “dare ai fan ciò che vogliono.” E il documentario fa proprio questo: è un viaggio nella nostalgia di una certa generazione, quella che ha vissuto gli FPS degli Anni 90. Un viaggio che ripete tappe note e informazioni disponibili da anni senza fornire alcuna nuova lettura, ma anzi stando attento a non mettere in pericolo ricordi d’infanzia e di adolescenza con la minaccia del contesto. Perché, citando Rita Felski, “il contesto puzza”.

Matteo Lupetti

FPS: First Person Shooter è in prevendita nelle sue edizioni da collezione fino all’1 agosto 2023 e uscirà in digitale il 31 agosto
https://fpsdoc.com/ 

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Matteo Lupetti

Matteo Lupetti

Diplomato in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2010, gestisce il collettivo di fumettisti indipendenti Gravure e scrive di videogiochi per varie testate italiane ed estere. È diplomato in sommelerie all’interno dell’associazione FISAR ed è direttore artistico…

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