Manifesta 15 a Barcellona. Intervista alla direttrice Hedwig Fijen e al curatore Sergio Pardo

Ecco come la biennale d’arte contemporanea itinerante del 2024 sta lavorando sugli strati urbanistici e sociali della città catalana in vista della sua prossima edizione

Nel 2024, la biennale “nomade” Manifesta raggiungerà Barcellona e la sua area metropolitana. Il primo curatore Sergio Pardo e la direttrice Hedwig Fijen ci anticipano come sarà la 15a edizione in terra catalana, a partire da una riflessione sulla città di Barcellona, dai punti di vista architettonico, urbanistico e sociale.

Sergio Pardo Lopez © Manifesta 15 Barcelona / Flaminia Pelazzi
Sergio Pardo Lopez © Manifesta 15 Barcelona / Flaminia Pelazzi

Quali sono i tre nodi di Manifesta 15 Barcelona?
Sergio Pardo: Manifesta 15 coprirà un territorio molto vasto, e sarà triangolato in pochi vertici: un nodo vicino al fiume Besòs, che si irradia verso le città di Badalona, Santa Coloma de Gramanet, Sant Adrià di Besòs e Mataró; un secondo, nel delta del Llobregat, tra El Prat, Cornellà e L’Hospitalet del Llobregat; e un terzo nelle montagne di Collserola. Si tratta di aree in cui sono in atto grandi trasformazioni urbane che definiranno il modo di vivere delle generazioni future; riuniscono sfide urgenti e incorporano dibattiti contemporanei sul futuro delle città.

Quali zone del centro, in particolare, saranno interessate da Manifesta e in che modo?
S. P.: L’ex sede della casa editrice Gustavo Gili, nel centro della città – esempio di moderna architettura catalana – si erge come Consiglio Comunale (corpo sociale e individuale), e fungerà da anello di congiunzione per i tre nodi, collegandoli in tempo reale man mano che le attività sul territorio procedono per la promozione della “Magna Charta eco-sociale”. Sarà un laboratorio dove esporre le “opere e le giornate” dei partecipanti alla biennale e dove ogni visitatore potrà svolgere un ruolo attivo attorno ai tre temi che articolano i vertici nel territorio: come immaginare un futuro e quali strumenti abbiamo, o come gestire i conflitti nel quadro del comune. Non meno importante sarà valorizzare l’impatto che le superilles (gli isolati a vocazione perdonale) stanno avendo sulla città nell’ottica di umanizzare il territorio.

Urban Landscape © Manifesta 15 Barcelona / Eva Carasol
Urban Landscape © Manifesta 15 Barcelona / Eva Carasol

Come avete scelto i primi partecipanti recentemente annunciati per il processo pre-biennale?
Hedwig Fijen: Abbiamo lavorato con curatela collettiva da Manifesta 1 e profili interdisciplinari da Manifesta 12, coinvolgendo i cittadini per capire quali sono i temi chiave che desiderano affrontare nelle città in cui lavoriamo. Mettere in sinergia professionisti locali e interni è fondamentale in Manifesta. Per selezionare i partecipanti, siamo partiti da quei ricercatori che si sono distinti nel campo interdisciplinare tra arte e scienza e hanno affrontato tematiche ecologiche e sociali di respiro globale.

Quanto Manifesta 15 può avere un impatto sull’area metropolitana e quanto può creare un’eredità duratura che responsabilizzi la società?
H. F.: Vogliamo alimentare un sistema che si basi sulla cura, lavorando su scala locale e regionale, intercettando le iniziative della società civile catalana e creando un processo di co-produzione in cui il vantaggio sta nel rafforzare la comunità locale. Ciò significa che Manifesta 15 collaborerà anche con altre biennali per co-produrre alcune opere chiave e ridurre la pressione su artisti e operatori culturali, stimolando la creazione di opere per più sedi in formati site specific.

Urban Landscape © Manifesta 15 Barcelona / Eva Carasol
Urban Landscape © Manifesta 15 Barcelona / Eva Carasol

Pensa che Manifesta migliorerà il rapporto tra Barcellona e i suoi dintorni? Com’è, adesso, questo rapporto?
S. P.: Manifesta 15 cerca di promuovere una nuova idea istituzionale, creando una cornice che incorpori sia la città di Barcellona sia le dieci città dell’area metropolitana, affrontando le attuali questioni eco-sociali e presentando soluzioni. Allo stesso modo, promuoverà nuovi modelli di lavoro collettivo per progetti condivisi nel campo dell’urbanistica, dell’educazione, della mediazione e degli interventi artistici tra le comunità alla periferia di Barcellona e oltre.

Come descriverebbe Barcellona dal punto di vista urbanistico? È un unicum, in Europa, o ci sono città simili?
S. P.: Tutte le città sono in qualche modo uniche, per la loro architettura, la loro arte, la loro storia, il loro paesaggio o la loro gastronomia. Mi piace ricordare la peculiare allusione di James Joyce a Roma, “l’unica città al mondo che vive mostrando il cadavere di sua nonna”. Ebbene, Barcellona vive presentando non le sue rovine, ma il suo dinamismo, la sua capacità di reinventarsi. È una città che ha subito una trasformazione vertiginosa, in molti casi sospinta da eventi internazionali che l’hanno portata a ripensarsi, anche a commercializzarsi, forse eccessivamente, e a volte a sopravvalutarsi. Questa è la sua speciale idiosincrasia. Barcellona è una delle poche grandi capitali dove la gente va a vedere l’architettura. 

Urban Landscape © Manifesta 15 Barcelona / Eva Carasol
Urban Landscape © Manifesta 15 Barcelona / Eva Carasol

Come è cambiata Barcellona dalle Olimpiadi del 1992?
S. P.: Barcellona ha subito una drastica trasformazione urbana negli ultimi quattro decenni, quella generata dalle Olimpiadi del ’92 è stata la più visibile. Ha smesso di essere una città grigia, i suoi quartieri si sono gentrificati, la rete di strutture sportive e culturali è stata migliorata e ampliata. La città ha smesso di voltare le spalle al mare, è stata rivalutata, ed è entrata a far parte della mappa globale del turismo di massa. Una delle trasformazioni più radicali che ha dato luogo al più grande investimento che sia stato fatto in città nei secoli sono state le tangenziali, che sono le mura della Barcellona del XXI Secolo. Ripensare il futuro della metropoli attuale è ripensare i suoi “muri”, non solo come canale di mobilità ma anche come territorio.

Niccolò Lucarelli

https://manifesta15.org/

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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