Una risposta alla crisi idrica di Città del Messico arriva dall’architettura
Cresce la vulnerabilità delle nostre città, che scontano gli effetti sempre più evidenti della crisi climatica. In Messico la progettazione architettonica è diventata strumento per affrontare il problema
Fondata nel 1325, Tenochtitlán era una città verdeggiante al centro del lago Texcoco, attraversata da canali e collegata alla terraferma da ponti mobili. Fonte di vita e prosperità, il rapporto simbiotico con l’acqua della capitale dei Méxica fu drammaticamente alterato dai conquistatori spagnoli, che prosciugarono il bacino lacustre e svilupparono nella sua conca argillosa l’attuale Città del Messico.
Una pesante eredità, che condanna la megalopoli al costante deficit idrico, a devastanti alluvioni nella stagione delle piogge, nonché a un annuale sprofondamento di 20 cm. È studiando questo complesso sistema ecologico che Taller Capital elabora dal 2010 soluzioni che integrano infrastrutture idrauliche a spazi pubblici nei trascurati insediamenti messicani.
Città del Messico, la crisi idrica e il modello Taller Capital
Un lavoro di ricucitura tecnica e sociale, che trova nello stesso territorio in cui opera la sua fonte strategica: “I nostri interventi”, spiegano ad Artribune i fondatori José Pablo Ambrosi e Loreta Castro Reguera, “sono il risultato della lettura delle problematiche urbane, ambientali, sociali e culturali del contesto in cui si trovano. Iniziamo formulando una domanda che sintetizza una condizione esistente e che diventa la linea guida a cui rispondere attraverso il progetto”.Seguendo la sua topografia, un’area abbandonata sulla collina di Ecatepec è stata trasformata in un parco a gradoni, i cui terrazzamenti, riempiti con roccia locale, filtrano l’acqua piovana. Nella vicina Tecámac, uno spartitraffico ricoperto di materiali di scarto è ora un parco lineare di 2,6 km con skate park e campi sportivi, dotato di impianti per il trattamento delle acque reflue. E nella città di confine di Nogales, muri in gabbioni contengono la diga esistente, mentre un sistema di piattaforme allagabili compensa, nella stagione piovosa, la sua capienza inadeguata; al di sopra della diga, un grande portico in metallo si apre su una piazza, nuovo landmark dell’area.
Interventi di “agopuntura idrourbana” in grado di donare alle comunità servizi e senso di appartenenza, che sono valsi a Taller Capital numerosi riconoscimenti: ultimo, in ordine cronologico, l’MCHAP for Emerging Architecture, tra i maggiori premi di architettura del continente americano. Oggi lo studio è al lavoro “su un progetto per alloggi autocostruiti e sulla costruzione di residenze multifamiliari in giro per il Messico. Stiamo anche elaborando concept per giardini d’acqua e spazi pubblici infrastrutturali”, racconta il duo. “Vogliamo continuare ad approfondire l’uso della progettazione architettonica, urbana e paesaggistica come strumento per mitigare problemi urbani e ambientali più ampi, come la gestione dell’acqua, dei rifiuti, la vulnerabilità geologica: dopo aver testato questo approccio in Messico, siamo convinti del suo potenziale in altre parti del mondo”.
Marta Atzeni
tallercapital.mx
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #72
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati