Héroïnes, il cortometraggio ispirato alla resistenza poetica di Claude Cahun e Marcel Moore
Ne abbiamo parlato con il regista Astré Desrives, che ha scritto il film insieme a Julian McKinnon traendo ispirazione dall'ultima parte della vita delle due artiste in cui mettono in atto la loro ultima grande performance
Héroïnes, il corto recentemente proiettato al Sicilia Queer Filmfest, si apre con una frase che contestualizza immediatamente la narrazione: “Claude Cahun, Marcel Moore: ebree, lesbiche, surrealiste”. La storia, già emblematica di per sé, della resistenza “underground” delle due donne-artiste che riescono ad ingannare per quattro lunghi anni l’esercito nazista sull’isola di Jersey, continua ad affascinare. Astré Desrives ce la restituisce in un interessante cortometraggio da lui diretto attraverso un intenso caleidoscopio di sensibilità contemporanee.
Héroïnes, il film di Astré Desrives
In Héroïnes, l’avventura di Claude e Marcel, in cui molti sono i riferimenti ai ritratti “en travesti” e con il capo rasato, è mutuata attraverso un linguaggio queer, radicale e onirico, molto distante dal genere del documentario. Infatti secondo Desrives “era molto importante ancorare le loro identità agli incubi di Claude per non sconfinare nel didascalico. L’idea non era quella di dare un resoconto esatto, soprattutto perché era difficile sapere cosa fosse effettivamente accaduto, in quanto gran parte del materiale della loro resistenza è stato distrutto dai nazisti”.
Il mito di Claude Cahun nasce quasi per caso, quando nel ‘72, poco dopo il suicidio di Moore, Francois Leperlier inizia a inventariare gli archivi di quel materiale considerato “pornografico” dai nazisti e fortunosamente scampato alla distruzione. Per tutta la vita Susy Schwob/Claude Cahun e l’amica/amante Suzanne Malherbe/Marcel Moore rifiutano gli stereotipi di genere. Si conoscono sin dall’infanzia; diventano prima amiche, poi amanti, poi sorellastre (il padre di Cahun sposerà la madre di Moore). La loro unione, iniziata durante gli anni difficili del liceo in cui condividono la persecuzione antisemita da parte delle compagne, diviene nel tempo un sodalizio artistico totalizzante. Come per le Heroïnes di Cahun, la raccolta di novelle scritte negli anni Venti cui fa riferimento il corto, il sesso è una porta aperta verso la libertà. Per Claude, gender fluid ante litteram, il maschile e il femminile “dipendono dall’occasione” (non a caso la raccolta si conclude con la pièce L’androgino, eroina tra le eroine).
Antesignane del futuro, Claude e Marcel sono molto altro e molto oltre rispetto al tempo in cui vivono. Nella Parigi anni Venti frequentano Sylvia Beach e Adrienne Monnier, Gertrude Stein e Alice Toklas, donne che come loro si battono contro l’ipocrisia puritana rifiutando ruoli femminili convenzionali. A partire dagli anni Trenta il Surrealismo offrirà loro un contesto favorevole e tollerante in cui esprimersi, a parte questo le opinioni saranno assai divergenti. La rivoluzione surrealista, pur restituendo alla donna un suo potere erotico, non riuscirà ad andare oltre l’immaginario ottocentesco, continuando a vederla come musa o soggetto passivo definito prevalentemente dalla relazione con l’uomo. Secondo Desrives “la questione della travagliata identità di genere di Claude si intreccia con la resistenza agli oppressori”. Non a caso alter ego e identità multiple diverranno tattiche infallibili di resistenza. Incredibilmente saranno proprio la follia del travestimento e della performance di genere le armi fondamentali che gli consentiranno di farla franca.
La resistenza nel Jersey
Nel ’38, con la guerra alle porte, Claude e Marcel si trasferiscono nel Jersey. Lì riprendono i loro vecchi nomi e trascorrono i primi anni in una “vacanza senza fine”. La loro nuova dimora, “La Rocquaise”, si affaccia su una baia ed è circondata da un giardino edenico. Tutti le conoscono come “le sorelle”, un po’ eccentriche e stravaganti, ma tutto sommato innocue. Portano il gatto a spasso con il guinzaglio, indossano i pantaloni e fanno arte dentro e intorno alla casa.
Quando i tedeschi invadono l’isola Claude e Marcel scelgono di rimanere e inventano la resistenza poetica del “soldato senza nome” (“der soldat ohne namen”), il loro ultimo pseudonimo. Per quattro rischiosi e lunghi anni i nazisti vengono provocati senza riuscire a comprendere chi possano essere gli autori. Cahun e Moore, due donne, due sorelle borghesi di mezza età, non possono essere considerate nemmeno sospettabili secondo l’ottusa ideologia nazista. Invece sarà proprio la pratica del travestimento la strategia di resistenza che permetterà loro di agire indisturbate. Con una radio illegale ascoltano la BBC e si appropriano degli slogan nazionalsocialisti, poi ne invertono il discorso, smascherando la retorica nazista attraverso la diffusione di volantini in posti strategici: cassette da lettere, tasche di uniformi, scatole di sigarette vuote inevitabilmente raccolte da soldati a corto di tabacco. Secondo Desrives “i loro tentativi di creare disordine tra le truppe, sfruttando travestimenti immaginari e ingegnosi trucchi, mettono a dura prova la macchina nazista, facendola deragliare”. Quest’ultima viene impersonata nel film dal Baron Von Aufsess “un mix di ufficiali nazisti e personaggi della cultura popolare, in particolare il vampiro del film “Valerie au pays des merveilles”di Jaromil Jireš”.
Héroïnes si conferma, dunque, un’ibridazione tra il lavoro di Cahun e Moore, i riferimenti del regista (che attinge prevalentemente dal cinema di genere) e le culture queer e attiviste. “È difficile dire esattamente da dove vengano le cose, ma penso che tutto sia inscritto in noi, abitato da un inconscio personale e collettivo (…). Per me è importante produrre opere con molti strati di lettura, ma anche avere una trama semplice” continua Desrives. Alla fine Claude e Marcel, inseguite dai nazisti, si lanceranno da una rupe tenendosi per mano come Thelma e Louise. “Ci ha fatto ridere usare questa ben nota immagine della cultura popolare in un contesto più queer/radicale, onirico” conclude il regista. Ancora una volta Cahun e Moore ci danno una lezione di libertà e di autodeterminazione difficilmente eguagliabili, anche per quel pizzico d’ironia incomprensibile agli occhi dei nazisti. Probabilmente il loro unico vero travestimento è stato quello da zitella borghese di mezza età. La loro ultima performance, in permanente e abito floreale.
Carola Arrivas Bajardi
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