Mercato, questa parolaccia
Uno iato irrisolto quello tra il mondo e il mercato dell’arte, tra il processo creativo e la sua messa in valore. Tra l’assurda pretesa dei duri e puri e i rischi della speculazione arriva a tentare la mediazione l’Art for Business Forum 2012. A Milano, ma con l’attenzione puntata a Oriente.
Manuale di economia alla mano: vale anche il più compresso e concentrato dei bigini. O una rapida scrollata di Wikipedia. Per ‘mercato’ si intende un luogo fisico e un momento preciso in cui si realizzano scambi economico-commerciali. Punto. Siano essi attinenti a beni di consumo, titoli finanziari, materie prime. Arte. Una definizione che, soprattutto se rapportata a quest’ultimo ambito, ha visto negli ultimi anni pericolosi sbandamenti concettuali: perché è difficile, soprattutto in un Paese come l’Italia, guardare serenamente all’opera d’arte come a un qualsiasi oggetto suscettibile di valutazione, contrattazione e compravendita. La sacralità dell’oggetto d’arte, per molti, resta inviolabile: con buona pace della schiera di artisti che fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. L’altra faccia della medaglia riporta invece il ghigno malefico degli speculatori, di quanti trattano – a maggior ragione oggi, in tempi di reindirizzamento dei capitali verso nuovi beni rifugio – l’opera al pari di un immobile o un titolo azionario. Svalutandone paradossalmente il peso sul piano degli intangibili.
Tentativo tanto ammirevole quanto impervio quello che si propone, per l’edizione 2012, l’Art for Business Forum in programma alla Triennale di Milano: riconsegnare al termine ‘mercato’ la sua accezione più pura; tornare a identificarlo come quella piazza del dialogo e del confronto che, proprio dalla vitalità della contrattazione economica, trae la capacità di evolvere un prodotto e il sistema che sta dietro alla sua creazione. Appuntamento venerdì 16 novembre per una lunga e intensa giornata di dibattito e confronto; sabato 17 per il workshop a numero chiuso condotto da Anthony Blake, il filosofo della scienza che, con il progetto DuVersity, prova da oltre un decennio a studiare e sistematizzare i processi di dialogo.
Perché è proprio sull’idea di confronto che Si basa l’intera iniziativa. Quello tra generazioni diverse: Paolo Rosa di Studio Azzurro, Marco Ghezzi di Bookrepublic e Simonetta Consiglio di Sisal si interrogheranno sulle tecniche di passaggio di consegne, in ambito culturale e imprenditoriale, tra la “vecchia scuola” e le nuove leve. E quello con realtà lontane, sintetizzato nell’invito aD Anirban Bhattacharya, papà della principale società asiatica di consulenza in art-based training.
Una scelta, quest’ultima, non casuale: perché se è vero che il mondo non funziona a compartimenti stagni, significa allora che anche il mercato dell’arte, come molti altri, guarda con sempre maggiore attenzione a Oriente. Con la Cina che, nel 2011, ha compiuto il sorpasso sugli Stati Uniti in termini di percentuale del valore complessivo delle contrattazioni (14 miliardi di dollari, il 30% del mercato globale) e in ordine al volume del fatturato, pari a un quarto di quello mondiale. Un incremento del 64% rispetto all’anno precedente; mentre in India dati ufficiali diffusi dal governo nel 2011 parlano di una crescita annua del 25%, per un mercato che vale, oggi, 400 milioni di dollari.
Francesco Sala
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