Where do we go from here? È la domanda che si fanno tutti nell’anno migliore di sempre per i numeri dei flussi turistici, nell’anno peggiore di sempre per i numeri dei flussi turistici. Overtourism, bad tourism, revenge tourism sono infatti solo alcune delle definizioni per il fenomeno che ha travolto qualsiasi previsione: le masse turistiche non più contenibili, che stanno trasformando un settore considerato fonte di ricchezza in pressione insostenibile per le comunità.
Turismo vs territorio: un problema di giustizia fiscale
Il turismo, infatti, di per sé non è ‘una risorsa’. La risorsa è il territorio, e il turismo dovrebbe essere uno strumento per ‘valorizzare’ il territorio, ovvero per generare un valore economico da quel territorio.
Il problema è che il turismo di massa sta trasformando le destinazioni nell’opposto di ciò che erano un tempo e assistiamo ormai al paradosso del “reverse tourism”: si scoraggiano o bloccano gli arrivi con misure a volte draconiane quali numero chiuso, campagne “stay away”, aumento esponenziale della tassa di soggiorno è così via.
I turisti, infatti, usando i servizi pubblici locali diventano un costo per le pubbliche amministrazioni che li finanziano, mentre la fiscalità generale resta a carico dei residenti. C’è quindi anche un problema di giustizia fiscale, oltre alla percezione del “place grabbing”, cioè di appropriazione degli spazi un tempo destinati alla socialità locale.
Turismo, residenti e visitatori
Ma se il boom del turismo è spesso vissuto dai residenti come un problema o addirittura un danno, si sta rivelando altrettanto deprimente per i visitatori.
I social media stanno infatti creando una percezione fittizia, in cui mentre l’immagine su Instagram mostra mete paradisiache, la realtà è quella di folle, lunghe code, disagi, e delusioni.
A tutto questo si aggiunge il grande tema del cambiamento climatico, che spinge i flussi verso destinazioni ritenute meno soggette a sconvolgimenti meteo, con un “effetto locusta” dalle imprevedibili conseguenze. In Italia non esiste una vera pianificazione pubblica dell’offerta turistica e perlopiù le amministrazioni non si avvalgono delle competenze di esperti in discipline multiple che consentono di avere uno sguardo “out of the box”, che prendano in considerazioni tutte le variabili randomiche.
Turismo: come utilizzare l’AI
Ma senza una vera pianificazione pubblica i rischi di uno sbilanciamento fra turismo come sviluppo economico ed erosione del patrimonio culturale e dell’ambiente possono essere incontrollabili e irreversibili.
Paesi più consapevoli, quelli in cui il tema del turismo come industria a rischio ma anche rischiosa viene affrontato con la consapevolezza che sia in gioco il futuro, sfruttano le possibilità offerte dall’Intelligenza Artificiale per utilizzare sofisticate analisi di dati e modelli predittivi attraverso i quali selezionare i percorsi maggiormente sostenibili per uno sviluppo equilibrato. “Viaggiando ci s’accorge che le differenze si perdono: ogni città va somigliando a tutte le città, i luoghi si scambiano forma ordine distanze, un pulviscolo informe invade i continenti”, scriveva Italo Calvino ne Le città invisibili.
Patrizia Asproni
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