Gli eventi del colore. Carlos Cruz-Diez in mostra da Continua a San Gimignano
Galleria Continua ospita per la prima volta a San Gimignano una mostra dell'artista franco-venezuelano Carlos Cruz-Diez, pioniere dell’arte cinetica e maestro delle sperimentazioni sul colore
In occasione del centenario dalla nascita di Carlos Cruz-Diez, Galleria Continua ospita per la prima volta a San Gimignano, fino al 10 settembre, una mostra di respiro museale dell’artista franco-venezuelano. E, in contemporanea con la prima mostra da Continua dell’artista francese Eva Jospin e dei festeggiamenti avviati a San Gimignano per il novantesimo compleanno di Michelangelo Pistoletto, arriva il momento di dare spazio a un pioniere dell’arte cinetica, maestro delle sperimentazioni sul colore e raffinato teorico delle implicazioni percettive della visione umana. Tra rigorose ricerche teoriche e artistiche, documentazione d’archivio e generoso spirito ludico e partecipativo, il lavoro di Cruz-Diez non si lascia confinare nelle sale della galleria, ma si espande anche nello spazio pubblico con un’installazione in Piazza delle Erbe, nel centro storico di San Gimignano.
L’euforia del colore. La mostra di Carlos Cruz-Diez alla Galleria Continua
L’euforia del colore, è questo il titolo dell’esposizione, ripercorre gli snodi cruciali di una carriera artistica che ha sempre affondato le proprie radici in una rigorosa indagine teorica sul colore e sulla sua percezione. Dagli inizi con la pittura figurativa al colore che si sporge, dal 1959, sulla superficie e poi anche fuori da quella, nell’interazione con lo spazio e con la luce. Attraverso alcune delle opere più iconiche dell’artista franco-venezuelano, si ha così l’occasione di recuperare un’idea del colore precisa quanto efficace e fertile, che eleva il fenomeno cromatico a realtà autonoma ed evolutiva. E in cui sono i sensi dello spettatore, la sua presenza e la sua percezione, a rivelare gli eventi cromatici mentre accadono e prendono corpo (o lo perdono, invece, del tutto).“Il colore non è semplicemente il colore delle cose che ci circondano, né il colore delle forme. È una situazione evolutiva, una realtà che reagisce sull’essere umano con la stessa intensità del freddo, del caldo o del suono”, ha affermato Cruz-Diez. Che nel suo approccio di artista-scienziato ha riunito, nei decenni, un armamentario di opere variegate e una pratica artistica focalizzata sull’intenzione di studiare i comportamenti del colore, di favorirne l’evoluzione e l’accadimento. “Nelle mie opere nulla è lasciato al caso; tutto è previsto, pianificato e programmato. […] È una combinazione di razionalità ed emozione. Non mi faccio ispirare: rifletto”.
Continua celebra il centenario della nascita di Cruz-Diez a San Gimignano
Nato a Caracas nel 1923 e morto a Parigi nel 2019, dove si era spostato dal 1960, Carlos Cruz-Diez è stato amico dei maggiori intellettuali e artisti della sua epoca, vicinissimo, ad esempio, a Jesús Rafael Soto. “Lo stretto legame […] con gli intellettuali della sua epoca lo ha reso fino alla fine un uomo del suo tempo. […] un artista contemporaneo capace di prevedere la tecnologia dei suoi tempi. La sua visione ha ampliato la sfera dell’artista, il campo in cui l’artista lavora”, nota Laura Salas Redondo nella pubblicazione Carlos Cruz-Diez, El Color En El Espacio edita da Gli Ori in occasione della mostra. Oggi a tutelare e valorizzare la sua opera e la sua eredità c’è la famiglia, con i figli coinvolti da sempre nel suo processo artistico e ora a pieno ritmo nella gestione della Fondazione Carlos Cruz-Diez, avviata nel 2005 per volontà dell’artista.
Ragionando e indagando tre principali condizioni del colore – additiva, sottrattiva, riflessa – il corpus di opere di Carlos Cruz-Diez si è articolato, a partire dallo spartiacque del 1959, lungo otto direttrici, linee di ricerca, investigazioni, che rispondono ad altrettanti e diversi comportamenti del colore: Couleur Additive, Physichromie, Induction Chromatique, Chromointerférence, Transchromie, Chromosaturation, Chromoscope e Couleur à l’Espace. In mostra da Continua sono in particolare tre i fuochi teorico-estetici ripercorsi: Physichromie e Couleur Additive, della fine degli anni Cinquanta, e le Induction Chromatiques, dell’inizio degli anni Sessanta. Nella platea dell’ex cinema-teatro, sede della galleria Continua, trova invece spazio un’opera della serie Environnement Chromointerférent (1974/2018), avviata a Parigi alla metà degli anni Settanta. Un’esperienza tutta partecipativa e ludica (riproposta con successo anche nella sezione Unlimited di Art Basel 2023), in cui a pittura, legno, alluminio, serigrafia, subentra un ambiente cromatico creato da una proiezione, un evento che muta nello spazio e nel tempo, attivandosi come un playground con la presenza e l’agire degli spettatori.
L’opera di Cruz-Diez nello spazio pubblico a San Gimignano
A chiudere il percorso espositivo arriva, nel giardino della galleria, l’Environnement de Transchromie Circulaire (1965/2017), “una struttura circolare, immersiva e scintillante, in cui lo spettatore è invitato a riscoprire il suo ambiente naturale o urbano”. Ma la presenza di Cruz-Diez non poteva non espandersi anche al di fuori dello spazio deputato dell’arte, quello tradizionale della galleria. Ed ecco allora lo sconfinamento all’esterno, in Piazza delle Erbe, nel centro storico di San Gimignano, con un’opera del ciclo delle Induction Chromatiques. Sin dagli anni Sessanta, infatti, l’artista si è sempre misurato con la città, con l’architettura e con la strada intese come supporto dell’espressione cromatica, rintracciando nella presenza nello spazio pubblico una delle radici dell’arte stessa e della sua storia. L’installazione di San Gimignano recupera così l’imprescindibile matrice partecipativa del lavoro di Cruz-Diez e mette al centro l’esperienza dello spettatore e il risveglio della meraviglia attraverso gli eventi del colore. “Una delle funzioni dell’arte è quella di provocare stupore. Se per strada crei oggetti, nuove situazioni, susciti stupore. I colori cambiano a seconda dell’ora del giorno o di dove ti trovi. C’è sempre la sorpresa. In una scultura, in una pittura tradizionale, il discorso è immutabile”, dichiara l’artista. “Per strada cambia continuamente. L’arte cinetica è quindi realmente adattata alla dimensione urbana”.
Cristina Masturzo
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati