“Ai Fori Imperiali rischiano di tornare le auto”. L’appello di Ignazio Marino
L’ex sindaco di Roma racconta il suo punto di vista sull’evoluzione dei Fori Imperiali a Roma: il progetto, l’urbanistica fascista, i sogni di Cederna, la visione di Argan e i provvedimenti proprio del sindaco Marino. Ora la strada coppia Gualtieri-Sangennaro rischia di azzerare i progressi?
Quando lo scorso giugno ho letto del piano del Comune di Roma per completare il lavoro che avevo iniziato dieci anni prima ne sono stato felice. Al punto che ho bloccato in agenda la prima settimana del dicembre 2024. Volevo essere certo di volare a Roma ed essere uno dei primi a poter ammirare il Parco dei Fori Imperiali annunciato dal Sindaco. Sette chilometri per una straordinaria passeggiata nella storia. Un anello che da Via dei Fori Imperiali corre verso il Colosseo e da lì per via di San Gregorio sino al Circo Massimo, Via dei Cerchi, Porta Capena, Via di San Teodoro, sino a raggiungere l’Appia Antica.
La storia del parco archeologico più grande del mondo
Ho ripensato al mattino del 3 agosto del 2013: il giornalista, al telefono da Londra, era persino più eccitato di me. Prima delle otto mi chiamò per un’intervista alla BBC che, con i suoi programmi culturali, raggiunse oltre ottanta milioni di ascoltatori in tutto il pianeta. Quel giorno Roma riconsegnava al mondo Via dei Fori Imperiali con l’avvio del percorso di pedonalizzazione dell’area archeologica centrale. La prima idea di creare il parco archeologico più grande del mondo unificando un’area vastissima, dal Foro Romano sino alle Terme di Caracalla e all’Appia Antica fu denominata “Piano per la sistemazione della zona monumentale riservata di Roma” e poi inserita in una legge di Guido Baccelli nel 1887. Non si realizzò. Quell’idea dell’800 venne ripresa nel XX secolo da personaggi come Giovanni Giolitti e Antonio Cederna. Con i sindaci Giulio Carlo Argan e Luigi Petroselli si proibì di percorrere in macchina lo spazio tra il Colosseo e l’arco di Costantino. Poi, per un terzo di secolo, dal 1981 al 2013, solo annunci. Ma niente di fatto.
Patrimonio culturale vs politica
Quante volte avevo ascoltato parole severe da turisti di tutto il mondo in visita al Palatino e al Colosseo: “Ma come vi è venuto in mente di costruire un’autostrada a quattro corsie proprio fuori di qui?” In tanti si erano posti la stessa domanda ma nessuno aveva osato agire. Andare fino in fondo significava rischiare il consenso popolare nonostante l’importanza del fine pubblico. E quale politico di professione è disposto a farlo? Meglio non rischiare. Nel corso dei decenni si è continuata a considerare Via dei Fori Imperiali come una qualsiasi altra strada di Roma e il Colosseo come una rotonda spartitraffico, straordinaria per imponenza e bellezza, ma pur sempre con la funzione di rotatoria, pari a quelle che si possono vedere lungo gli stradoni di Tor Vergata o nelle periferie delle grandi aree metropolitane di Los Angeles. Con una decisione semplice come “l’ordinanza del Sindaco”, il 3 agosto 2013 ho proibito il transito a qualunque veicolo privato e di conseguenza ridotto il passaggio da oltre trentamila mezzi al giorno a meno di quaranta ogni ora, e con il limite di velocità a trenta chilometri. Ero certo che entro la fine del mio mandato nessun mezzo a combustione sarebbe più transitato per quell’area. E così volli anche dare ogni impulso possibile alla possibilità di innalzare nuovamente alcune colonne che erano al suolo da oltre millecinquecento anni, sia nel Tempio della Pace, voluto dall’imperatore Vespasiano, oggi al centro di Via dei Fori Imperiali, sia nell’area del Foro di Traiano.
La questione del Colosseo: o i monumenti o le automobili
Le prime sette, nel Tempio della Pace, di uno stupendo granito rosa, sono state rialzate negli ultimi mesi del mio mandato. Adesso, dopo otto anni, grazie a una donazione di due milioni di euro che ottenni nel 2015 da Alisher Usmanov, è stata completata l’anastilosi, cioè la riedificazione della navata centrale della Basilica Ulpia, nell’area antistante alla colonna di Traiano. In quest’ultimo caso, grazie alla ricchezza degli elementi archeologici, che comprendono oltre alle colonne anche parte di un ricco fregio, si possono di nuovo ammirare due ordini sovrapposti di colonne di fronte alla colonna di Traiano. Ma tutto questo ha un senso se si ritorna al motto del sindaco Argan: “O i monumenti o le automobili”. Infatti, secondo alcuni studiosi, negli ultimi cinquant’anni, a causa del traffico intenso che per anni ha attraversato Via dei Fori Imperiali, i bassorilievi della colonna di Traiano hanno subito una maggiore perdita di spessore rispetto ai milleottocento anni precedenti. D’altra parte, se Londra, Berlino, Los Angeles o New York avessero avuto il Colosseo, certamente non l’avrebbero utilizzato come una rotonda spartitraffico. Quasi contestualmente alla chiusura della Via dei Fori, abbiamo aperto un’altra piccola strada nel tratto che collega il Foro di Traiano con il Foro di Augusto, un rettilineo di alcune centinaia di metri, una passeggiata che come un elegante balcone permette di ammirare la colonna di Traiano e poi affacciarsi sul luogo dove l’imperatore Augusto, dopo la battaglia di Filippi e l’uccisione degli assassini di Giulio Cesare, fece erigere il tempio di Marte il vendicatore. All’inizio di gennaio 2016 mi emozionai ascoltando un’attrice, al teatro Argentina, il Teatro di Roma, che in un suo monologo raccontava dell’emozione che aveva provato nell’attraversare la passerella che avevo aperto su quella strada, e che permetteva di volare sopra i reperti archeologici e atterrare nell’adiacente salita con la torre medievale cosiddetta del Grillo.
I Fori Imperiali senza traffico cittadino
Quella passerella parte da Via Alessandrina e, insieme alla via, per quasi dieci anni era rimasta chiusa e inaccessibile. Era sbarrata da grate metalliche arrugginite, priva d’illuminazione, considerata pericolosa, e invasa da erbacce, bottiglie rotte, lattine schiacciate, sacchetti di plastica portati lì dal vento, cicche di sigaretta, escrementi, qualche preservativo usato e altri rifiuti di ogni tipo.
Per riaprirla e renderla fruibile ai cittadini e ai turisti sono bastati diecimila euro per alcune panchine, le luci e cinque pannelli che illustrano i preziosi reperti archeologici. Volevamo proporre una nuova e diversa visione della città e talune scelte si possono fare solo con convinzione e determinazione. Lo feci nella consapevolezza che tra pochi anni nessuno si ricorderà quando accadde o chi promosse tale decisione: ma tutti avranno i Fori senz’auto e nessuno penserà più che in quei luoghi si possa transitare con un mezzo a combustione. Il nostro sogno era molto più ambizioso e nel 2013-2015 abbiamo voluto coinvolgere i massimi esperti di livello internazionale. Penso, ad esempio, al contributo di Vittorio e Francesca Storaro per la valorizzazione dell’area attraverso una illuminazione notturna che riflettesse la personalità dei personaggi storici lì celebrati, al lavoro di Piero Angela e Paco Lanciano che hanno ideato percorsi di fruizione multimediale del Foro di Augusto e di Cesare, accessibili in più lingue.
L’occupazione del suolo pubblico nella Capitale
Guardando i monumenti di Roma molte volte mi sono chiesto: ma com’è stato possibile collocare bancarelle e camion bar per vendere panini e magliette da calcio proprio davanti al Colosseo, a Trinità dei Monti, ai Fori Imperiali? La riduzione dell’occupazione del suolo pubblico nelle aree di maggiore pregio della città è stata un altro mio impegno per la difesa dell’area archeologica. Com’è possibile che a Roma proprio davanti a monumenti millenari ci fossero da sempre tutte quelle attività commerciali di scarso pregio? Il 10 luglio 2015 abbiamo compiuto quanto non era mai stato fatto a Roma. Colosseo, Via dei Fori Imperiali, Piazza Venezia e Piazza del Popolo per sempre senza banchi e camion bar. A Trinità dei Monti e Piazza di Spagna – resa pedonale anche quest’ultima – solo i fiorai. Avevo promesso: anche la signora Maria di Tor Bella Monaca ha il diritto di vedere il Colosseo come l’ha visto Barack Obama. Il 10 luglio 2015 l’impegno con Roma è diventato realtà.
La cancellazione della pedonalizzazione dei Fori Imperiali
Ma adesso molto di più. L’annuncio di giugno 2023 descrive la realizzazione di quanto Guido Baccelli aveva scritto in una legge del Regno d’Italia e di quanto meticolosamente era stato studiato da Antonio Cederna nel secolo scorso.
E invece, sessanta giorni dopo, ad agosto 2023, contrordine.
Cancellati gli spettacoli di Piero Angela ai Fori Imperiali e cancellati i sette chilometri pedonali. Ma c’è un’altra notizia: rimarrà il benzinaio in piazza Corrado Ricci, di fronte alle colonne del Tempio della Pace e al Foro di Nerva, forse nella speranza di tornare indietro e riaprire Via dei Fori Imperiali alle automobili. Ma questa volta, spero, le romane e i romani si ribelleranno facendo proprio il motto del sindaco Argan: “O i monumenti o le automobili”.
Ignazio Marino
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