Uscire dai pregiudizi sulla pittura in Italia. L’opinione di Filippo La Vaccara
Ci sarà mai un pittore al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia? L’artista Filippo Lavaccara riprende la questione lanciata da Luigi Presicce su Artribune e racconta il suo percorso. Nel quale è la scultura, arte libera, ad averlo liberato dal peso del pregiudizio sulla pittura
I tempi sono maturi perché un pittore italiano venga invitato al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia perché, evidentemente, sta maturando l’attenzione sulla pittura italiana, dopo alcuni decenni di distrazione o sottovalutazione che ha portato gli artisti pittori ad essere più isolati o ad abbandonarne la pratica.
Il dibattito sulla pittura in Italia
I risultati pittorici oggi lasciano trasparire l’intelligenza e la ricerca dell’artista con una tale evidenza che è diventato più semplice anche per i critici ostili a vedere la qualità di un lavoro, di una ricerca, nonostante questa sia condotta con materiali profumati e sensuali come la tela di lino, i colori ad olio, la carta, l’inchiostro, …
Probabilmente gli artisti pittori stranieri hanno sempre lavorato in un contesto senza pregiudizio sulla pittura già in anni passati, con una serenità che li ha portati ai loro grandi risultati prima degli artisti italiani. Il dibattito sulla pittura che in Italia si è periodicamente acceso, non ha sortito grandi effetti, facendo rimanere essenzialmente divise le categorie degli artisti e dei pittori, termine che ha inevitabilmente assunto un carattere di minore importanza. A me capita di vergognarmi un poco quando degli amici mi presentano come un bravo pittore!
Il pregiudizio in Italia sulla pittura
Evidentemente il pregiudizio diffuso nei confronti di un genere considerato antiquato ha fatto anche breccia nella mia coscienza. Forse anche perché la parola pittore mi fa rientrare in una categoria immensa di operatori, di persone che vanno dagli hobbisti, ai dilettanti, agli artigiani, agli estrosi, ai fantasiosi, ai creativi. Non mi piace nessuno di questi termini, forse a pensarci bene non va bene nemmeno il termine artista, per la verità, così aperto e vago.
Il termine pittore, al contrario, mi sembra restrittivo poiché personalmente mi dedico anche al disegno, alla scultura, alla fotografia e alla progettazione.
Il pregiudizio diffuso sulla pittura (che ha generato gravi rallentamenti nella promozione del lavoro dei cosiddetti pittori) però mi è stato utile perché mi ha spinto ad insistere con la pratica della scultura come mezzo più svincolato dai muri del pregiudizio. Ancora di più, elaborando una scultura che si presta al teatro, alla performance, per esempio con le teste in cartapesta dipinta che si possono indossare, idea, quest’ultima che mi ha fatto interessare al video, portata avanti insieme al regista Danilo Torre con il quale abbiamo realizzato diversi brevi film dalle trame assurde che mettono in evidenza la forma scultorea.
Scultura, ceramica, cartapesta libere dai pregiudizi
Ceramica e cartapesta, infondo, sono due meravigliose varianti della pittura, e tramite questi piccoli cortometraggi mi hanno consentito di catturare l’attenzione di più persone oppure di accedere a progetti dedicati a queste specifiche pratiche, trainando così la pittura stessa con l’inserimento di dipinti accostati alle sculture.
Ho sempre guardato la pittura con un interesse attivo, ho sempre guardato ogni forma di pittura, compresa quella murale, edile, mi piace parlare dei colori, osservo la pittura cartellonistica, la pittura votiva su vetro, la pittura di tanti colleghi artisti, la pittura attraverso le immagini dei libri. E di ogni immagine dipinta mi faccio un’idea, esprimo un giudizio, poi cambio idea. Ogni immagine dipinta mi influenza, mi fa riflettere, mi sorprende. E sento il desiderio di cercarne altre.
La pittura ha una natura dinamica, che muta, l’artista cambia momento per momento, cambia persino durante il tempo impiegato per dipingere lo stesso quadro. Questo dato di mutamento la rende imprevedibile, stranamente sempre vera, per sua natura essenzialmente onesta, la pittura non riesce a ingannare. È per questo forse che fa così paura, per la sua capacità di mostrare. Mostrare i nostri limiti. La pittura è una condivisione della condizione umana, difficile da vedere, difficile da accettare. La pittura, forse più di altre tecniche mostra aspetti profondi dell’umano, mette l’artista d’avanti ai propri difetti, alle proprie fragilità o brutture, ai propri desideri. E riesce a mettere a nudo non solo l’artista ma anche chi guarda.
Il problema del mezzo in arte: fotografia, installazione, pittura
Sarà successo probabilmente che alcuni artisti abbiano abbandonato la pratica pittorica (o non l’abbiano mai intrapresa) a favore di linguaggi più asettici, concettuali. Il fatto è però che, qualunque linguaggio si adoperi, la lettura e il giudizio di chi legge l’opera è severo. La qualità di un lavoro è lampante quando c’è, che si tratti di una fotografia, di un disegno, di un dipinto (indipendentemente che sia astratto o figurativo) o qualunque altro linguaggio. É impossibile secondo me nascondere o camuffare la qualità di un lavoro, in generale, indipendentemente dalla tecnica usata.
Quindi il problema non è tanto che un artista dipinga o faccia installazioni, il nocciolo della questione è se l’artista sia bravo o meno. Questo concetto è sempre stato chiaro agli artisti che fanno questo mestiere professionalmente, ai galleristi intelligenti e ai collezionisti dotati di intuito che, indipendentemente dalle resistenze di un certo sistema o periodo, hanno continuato le loro ricerche anche in solitudine e, forse, è stato meglio così. I bravi galleristi hanno continuato a proporre ricerche pittoriche, come molto altro, senza lasciarsi condizionare dalle opinioni, proponendo buone mostre e mantenendo concretamente e nei fatti acceso il dibattito sulla pittura.
Io credo che seppure nel clima di incertezza del panorama italiano, i pittori abbiano portato avanti una ricerca formidabile. Fare un buon quadro è difficile quanto fare una buona fotografia o un qualunque altro buon lavoro e, in definitiva, la resistenza italiana contro la pittura ha creato negli anni una sorta di setaccio che adesso sta facendo affiorare qualcosa di prezioso.
Filippo La Vaccara
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