Il 25 agosto 2023 la casa editrice genovese Il melangolo ha mandato in libreria un libro a quattro mani che ho pensato e progettato col filosofo Jean-Luc Nancy intitolato Il Tocco del toccare e sottotitolato Filosofia del Tuca tuca. Il volume si compone di due saggi che dialogano tra loro: il primo è la traduzione italiana (a cura di Silvia Lorusso) di una conferenza il cui titolo originale è Touche-touche, tenuta in inglese online dal filosofo strasburghese il 4 marzo 2021 per lo Schwules Museum di Berlino, il secondo, “Tuca tuca: un inno per la rivoluzione sessuale”, è un’altra tappa del percorso storico-filosofico che da tempo sto dedicando al confronto tra il pensiero di Nancy e influenti teorie ed esiti delle numerose rivoluzioni femministe che, dagli anni Settanta in poi, hanno lasciato la loro indelebile traccia nel contemporaneo.
La rivoluzione ombelicale di Raffaella Carrà
In particolare, in questo “corpo a corpo” teoretico, la “filosofia del tatto” nancyana (ma anche la sua idea di relazionalità e di “sessistenza”), grazie a un parallelismo che nella sua conferenza viene stabilito con canzoni e balli che implicano esplicitamente l’azione del toccare, funge da chiave di lettura per la “rivoluzione ombelicale” imposta da Raffaella Carrà con la sua scandalosa performance mostrata in tv nel 1971. Perfettamente in linea con lo slogan femminista “il corpo è mio e lo gestisco io”, la tesi che sostengo nel mio saggio è che i suoi versi, i suoi gesti, le sue movenze favorirono l’affermarsi, attraverso un uso spregiudicato e sapiente del Kitsch nei mass-media con cui il “fantasma erotico” della soubrette invase il campo televisivo italiano, di una nuova femminilità, molto più libera, intraprendente e autoaffermativa di quella a cui il retrivo paese era abituato. In tal senso, questo libro si propone, attraverso l’analisi comparativa tra touche-touche e tuca tuca, così come tra teorie e prassi del toccare, di fornire un passe-partout critico-metodologico a chi voglia leggere fenomeni relativi al cambiamento socio-culturale e antropologico per mezzo della lente squisitamente filosofica di un pensiero del reale com’è quello che anima l’ontologia aptica di Jean-Luc Nancy. Il filosofo del “tocco del toccare” e la soubrette della “rivoluzione ombelicale”, celebrano, l’uno con gli strumenti discorsivi della filosofia, l’altra con la performatività del ballo, la liberazione della pulsione e del desiderio, ribellandosi a una tradizione millenaria di imbrigliamento e controllo del corpo.
Il saggio di Jean-Luc Nancy
Artribune presenta qui una breve anticipazione estratta dal saggio di Jean-Luc Nancy incluso in Il tocco del toccare. Filosofia del Tuca tuca, che esce a due anni esatti dalla scomparsa del filosofo, morto il 23 agosto 2021.
Touche-touche. Come intendere il raddoppiamento nel francese, nell’inglese e nel tedesco, che ha un corrispondente approssimativo nel pata pata della lingua Xhosa, resa famosa da una canzone di Miriam Makeba (e che Angélique Kidjo ha recentemente ripreso per cantare, nel contesto del Covid, il divieto del pata pata)? È possibile che ci siano altri equivalenti in altre lingue.
Abbiamo familiarità con le espressioni che ripetono la parte del corpo attraverso cui avviene un toccamento (fianco a fianco, guancia a guancia, ecc.). Si tratta, in tal caso, di due che si toccano. Ma il raddoppiamento nel touche-touche duplica il contatto stesso. Infatti, duplica o raddoppia ciò che di per sé implica o coinvolge una duplicazione. Non si può toccare senza essere toccati e ogni qualvolta si tratti di un contatto tra soggetti viventi, c’è reciprocità. Questa reciprocità può essere attrattiva (carezza) o repulsiva (arretramento). Questa stessa dualità concentra o mette in gioco tutta l’ambivalenza del contatto, cioè la prossimità e l’allontanamento, l’attrazione e la repulsione. La forma più intima di questa ambivalenza è la dualità dell’assimilazione e del respingimento attraverso cui si caratterizza il comportamento elementare di un vivente. Questo comportamento è quello della vita stessa: deve assimilare ciò che la fa vivere e respingere ciò che la minaccia. Il tatto differisce dagli altri sensi – e al contempo espone la loro proprietà comune – in quanto si sente esso stesso toccato. La vista non si sente vista – a prima vista, perché nell’immagine o nello spettacolo che vedo, io mi vedo come vedente e so o sento oscuramente di essere visto – almeno in quanto sono esposto a possibili sguardi. Con il tatto, la reversibilità è in qualche modo immediata. Tocco una pietra, la sua rugosità mi tocca. Se tocco la pelle di un vivente, è la sua vita che mi tocca allo stesso tempo. Non semplicemente la sua vita biologica, ma la sua vita in tutta l’ampiezza del concetto – dunque, in tutta la portata della doppia possibilità di accettare o di rifiutare il tocco. Se avessimo bisogno di imparare di più su questa duplicità, in cui è evidentemente in gioco un rapporto tra il sé e l’altro, basterebbe considerare l’importanza dei tabù del tatto.
Francesca Romana Recchia Luciani
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