È morto Pasquale Leccese, il più geniale tra i galleristi italiani
Nato a Bari, classe 1957, Leccese si era presto trasferito a Milano, dove nel 1986 fondava la galleria Le Case d’Arte. Capace di giocare con l’arte, non ha mai perso la voglia di trovare nuove strade, diventando punto di riferimento per artisti e colleghi
Solo qualche mese fa, all’inizio dell’estate, Pasquale Leccese presentava a Milano l’ennesimo progetto bizzarro, creativo, alternativo, pensato per portare l’arte nella città, suscitare la reazione di chi la vive distrattamente ogni giorno. Postersinthecity, come aveva ribattezzato l’iniziativa, si appropriava così degli spazi pubblicitari urbani, facendone una vetrina espositiva, con l’idea di riportare in auge il manifesto d’arte, nella sua duplice dimensione fisica e concettuale. Del resto, per decenni il gallerista di origini pugliesi ha saputo rappresentare un punto di riferimento per il sistema dell’arte milanese, lavorando su percorsi sempre attuali (come, appunto, l’ultimo capitolo dei “poster-virus”). Classe 1957, nato a Bari, Pasquale Leccese scompare ora a 66 anni, lasciando dietro di sé una vita piena di significato. Meglio, al plurale, “significati”, considerando che di sé parlava, esponendo i suoi molteplici interessi, come di un “gallerista, giornalista, cercatore, giardiniere” (passione, quest’ultima, cui dava sfogo nella casa di campagna in Valle d’Itria, in contrada Figazzano, diventata grazie a lui fulcro di piccoli eventi artistici, sporadici e spontanei, ma di respiro internazionale).
Da Bari a Milano. La vita per l’arte di Pasquale Leccese
Leccese aveva lasciato Bari più di quarant’anni fa, per trasferirsi nel 1982 nel capoluogo lombardo, dopo un passaggio in Australia. Nella Milano degli Anni Ottanta collabora con Domus, conosce e frequenta molti artisti, da Paladino a Boetti e Merz; nel 1986 inaugura la sua galleria Le Case d’Arte, destinata a diverse peregrinazioni nel corso degli anni e a esercitare un’influenza nazionale e internazionale: l’ultimo cambio di sede, dopo sette anni trascorsi in Corso di Porta Ticinese 87, risale agli inizi del 2022, per trasferirsi nel quartiere di Turro e stare vicino agli spazi più alternativi e non profit. Nel mezzo, anche un matrimonio con la super gallerista Monika Spruth, dalla quale ha avuto due figli.
Tanti gli impegni e i ruoli assunti negli ultimi decenni: nel 1998, con Mariuccia Casadio e Franca Sozzani, ha curato la mostra Noir. Il nero nella moda e nell’arte alla Triennale di Milano; dal 2001 al 2007 è stato direttore artistico della fiera MiArt di Milano; dal 2006 al 2012 presidente e fondatore dell’associazione di galleristi Start Milano, nella sua insistita voglia di creare sinergie tra i mercanti milanesi; nel 2007 ha curato il Panama Pavilion per Richard Prince alla Biennale di Venezia, nel 2013, sempre a Venezia, la mostra The Immigrants con Federico Luger. Ha collaborato con diverse testate tra cui Domus e Vogue Italia, è stato giardiniere all’Hotel Splendor di Milano per Traslochi Emotivi, e attore nel film Pattern, per la regia di Luca Franco nel 2005. Ha creato un Summer residence for creative people a Ostuni, e aperto L’art jazz club nella storica sede la Buca di San Vincenzo a Milano. Sempre con l’obiettivo di “allontanarsi dalla città”, nasceva lo scorso anno un progetto a Cuggiono, nel Parco del Ticino, a poca distanza da Milano: un laboratorio d’arte aperto a giugno 2022.
Pasquale Leccese, un gallerista contemporaneo
L’obiettivo è sempre stato, diceva lui, quello di essere un “gallerista contemporaneo”, vicino agli artisti, capace di giocare con l’arte. Però con una preparazione ferrea, una sensibilità assoluta e una visione vivacissima che metteva da parte (fino all’ultimo) i problemi di salute degli ultimi anni. Frutto di una meditata riflessione sul valore dello spazio, sono nati così gli “uffici stradali”, raccolti nel progetto My New Office: l’ufficio è ovunque esista uno spazio da abitare, semplicemente ritagliandosi un angolo estemporaneo, in strada, da attivare. E per anni, Pasquale Leccese ha trasformato sedute e poltrone abbandonate in piccoli uffici provvisori – dal 2012 ne ha “aperti” almeno 150 – trasformando la strada in un osservatorio ideale (attività confluita nel libro My New Office, Postmedia books, 2021).
Appesi a un chiodo è invece il titolo dell’ultimo progetto ideato da Leccese, proprio all’Ospedale San Paolo di Milano. Un’idea immediata, che interpreta l’arte come un chiodo, un sostegno per i pazienti ospedalieri: sviluppata nella più classica delle formule social – la challenge online – l’iniziativa ha preso forma nel mese di luglio, e in poco più di un mese ha raccolto decine di contributi. Per dirla con le parole di Pasquale Leccese: “Sapessi com’è strano sentirsi in ospedale a Milano e trasformarlo in un My New Office. E da allora passare al gioco, al riso e attirare l’attenzione. E scoprire l’importanza di un chiodo! Dove tutti alla fine siamo attaccati”. Un modo più che originale di essere gallerista e attivista dell’arte.
I funerali si svolgeranno sabato 2 settembre alle 11, presso la chiesa di San Satiro a Milano. “Ricordatevi di portare una sedia“, recita l’ultimo messaggio di Pasquale Leccese.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati