Venezia 80. Micaela Ramazzotti debutta alla regia con Felicità
Una famiglia imperfetta, disfunzionale che travolge e commuove. Un dramma che ha per protagonista una donna, Desirè, che porta sulle spalle il peso della sua “famiglia matta”. E un esordio potente
Magari tutti gli esordi italiani alla regia fossero così. L’attrice Micaela Ramazzotti (La pazza gioia, The Good Mothers) debutta alla regia e il suo film è presente nella line-up della 80esima Mostra del Cinema di Venezia. Un film forte che racconta più sfumature imperfette dell’animo umano e della famiglia e che avrebbe meritato una collocazione differente nella Mostra, migliore di Orizzonti Extra (o un Fuori Concorso o un Concorso Orizzonti!). “Il cinema per me ha un potere curativo” scrive sul suo profilo Instagram Ramazzotti, “è una grande festa mobile. Ho interpretato personaggi straordinari in film indimenticabili diretti dai più grandi registi a cui sono molto grata. Poi un giorno è successo che mi sono messa a pensare a Desirè, alla sua famiglia matta, i Mazzoni, alla relazione malata col suo uomo, Bruno, e all’amore per quel fratello squinternato e storto come lei. Li ho immaginati a lungo da scriverne una storia con due amiche, Isabella Cecchi e Alessandra Guidi, e mi ha appassionato tanto, ma così tanto da dirigerla e sfacciattamente interpretarla. Questa storia l’ho chiamata Felicità”. E Felicità arriva al cinema dal 21 settembre con 01 Distribution.
Il film ‘Felicità’ di Micaela Ramazzotti a Venezia
Dal titolo del film si potrebbe pensare che la felicità è ciò che vivono i protagonisti e invece non è così. Sono tutti in cerca di questa, proprio perché come tutti ne hanno bisogno. Cos’è la felicità per Desiré, la protagonista di questa storia? È amare Bruno, avere un figlio da lui, aiutate i suoi genitori o suo fratello? Non c’è una risposta e forse non lo sa neanche lei. Micaela Ramazzotti scrive, interpreta e dirige una storia non troppo lontana da molte realtà. Quante sono le famiglie veramente felici? Quante sono perfette? La loro perfezione in cosa consiste? “La storia, che è in parte ispirata a qualcosa di autentico, parla di una famiglia patologica, di un percorso psichiatrico, di una relazione squilibrata, di mediocrità educativa e sociale e di come lo spirito dell’Italia di questi anni si rifletta sulle persone meno attrezzate”, dichiara Micaela Ramazzotti. “C’è voluta da parte mia un po’ di faccia tosta a interpretare Desirè, perché non è certo il ritratto edificante di una donna virtuosa, anzi è decisamente imperfetta, ingenua, un po’ bugiarda e anche patetica”.
Temi e interpreti di ‘Felicità’, un film su egoismo e manipolazione
I temi che mette in campo riguardano il rapporto malato tra genitori e figli, in cui i ruoli più che capovolti sono proprio malmessi, l’irrinunciabile e irriducibile rapporto fraterno, l’amore tossico e tradito, la salute mentale e l’incapacità di leggere e vedere la realtà. Attorno e dentro questi aspetti si muovono i vari interpreti, Matteo Olivetti, Anna Galiena, Max Tortora e Sergio Rubini. Tutti magnifici, sentiti, coinvolgenti, veri. E non fatevi confondere dal titolo, nulla a che fare con la Felicità cantata da Albano e Romina Power ma con quella interpretata da Raffaella Carrà. Questo esordio di Micaela Ramazzotti è importante e potente. Chi l’ha seguita con passione nel suo percorso d’attrice ne resterà colpito e chi deve ancora scoprirla si troverà davanti una regista centrata, consapevole, che non solo conosce i suoi personaggi ma anche i suoi attori. Felicità è un film che ci mette davanti all’egoismo e alla manipolazione dei genitori. Non ne fa una condanna ma un racconto di quello che si causa coscienti o no.
Margherita Bordino
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