Un falso autentico: la statua di Neshor
Nuova mostra del ciclo “Nel laboratorio dello studioso”.
Comunicato stampa
La statua frammentaria del generale Neshor, alla quale, a metà Novecento, è stato aggiunto un falso
volto di faraone, è il reperto protagonista del nuovo appuntamento con il ciclo di esposizioni
bimestrali “Nel laboratorio dello studioso”, che accompagna i visitatori dietro le quinte del Museo
Egizio, alla scoperta dell’attività scientifica condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento
Collezione e Ricerca del museo. Si tratta della mostra “Un falso autentico: la statua di Neshor”
(11 agosto - 15 ottobre 2023), curata dagli egittologi Maxence Garde, Matteo Lombardi e
Federico Poole.
La statua del generale Neshor risale al VI secolo a.C.; probabilmente tra gli anni 60 e gli anni 70 del
secolo scorso le è stato aggiunto un falso volto di faraone. Tra quest’ultimo e il resto della statua è
distinguibile il punto di giunzione tra antico e moderno: il frammento moderno è stato unito ai
due antichi mediante una resina, che è stata dipinta sulla superficie con un colore scuro. Il nuovo
volto della statua è riconoscibile come quello di un sovrano dall'ureo e dalla barba posticcia
frammentaria.
Il reperto è dotato di un pilastro dorsale recante un’iscrizione geroglifica, che descrive il soggetto
raffigurato in origine: il generale Neshor detto Psamtek-Menekhib, originario della città di Mendes,
un alto funzionario della XXVI dinastia, noto anche da altri monumenti. Il ruolo principale di Neshor
era quello di supervisionare e garantire la sicurezza ai confini egiziani. I suoi titoli amministrativi ed
epiteti onorifici dimostrano che egli svolse un ruolo di primo piano nell'esercito egiziano.
Nell’iscrizione, presente sul reperto, si legge il nome del faraone Apries (589-570 a.C.), cosa che fa
comprendere che la statua fu realizzata durante il suo regno, anche se, da altre fonti, si evince che
Neshor era già in carica sotto il predecessore di Apries, Psammetico II (595-589 a.C.).
Questa statua fu vista per la prima volta da uno studioso nel 1947 al Cairo, dove rimase fino al 1971,
passando da un antiquario all’altro. Approdò poi in Europa, cambiando più volte proprietario, fino
ad essere sequestrata dalla dogana al confine italo-svizzero e acquistata dal Museo Egizio nel 2002.
A fare da corollario al reperto principale, in mostra ci sono diversi oggetti e manufatti, nonché
fotografie e documenti attraverso i quali è possibile osservare come la statua sia cambiata nel tempo:
dal 1947, quando fu messa in vendita per la prima volta al Cairo, presso il negozio di Maurice Nahman,
al 2002, anno in cui entrò nelle collezioni del Museo Egizio.
La nuova mostra temporanea “Un falso autentico: la statua di Neshor”, rappresenta un'occasione
preziosa per ricostruirne la storia e approfondire il tema delle falsificazioni: da quando ai primi
dell’Ottocento l’Egitto si apre all’Occidente e si formano le prime grandi collezioni europee, si
sviluppa nel paese un fiorente mercato di antichità. Iniziano a circolare anche parecchi falsi, che
ritroviamo in tutte le collezioni, comprese quella del Museo Egizio. Si tratta spesso di copie
grossolane con geroglifici di fantasia, ma alcuni sono realizzati con sufficiente perizia da ingannare
persino alcuni esperti. Alcuni di questi falsi sono esposti in mostra, fra cui uno scarabeo con testa
umana, un coperchio di cassettina decorata con una scena di caccia, una tavola d’offerta con iscrizioni
geroglifiche e un cubito di Usirur, figlio di Neskhonsu.
È prevista una visita guidata da un’ora, con Federico Poole, uno dei curatori della mostra martedì 5
settembre, alle 16.30. La partecipazione è consentita a un massimo di 25 persone con prenotazione
online; il costo è di 7 euro a persona (escluso il biglietto d’ingresso).
Di seguito i profili dei tre curatori della mostra.
Maxence Garde, egittologo, curatore, è attualmente responsabile delle collezioni presso il Grahal di
Parigi. Dopo essersi laureato in storia dell'arte e in archeologia egiziana all'École du Louvre, le sue
ricerche, che sono state oggetto di pubblicazioni, hanno riguardato la questione delle divinità del
pantheon egizio nelle epoche tardive. Durante il suo primo master all’École du Louvre, ha
approfondito la questione della circolazione dei beni culturali egiziani, studiando in particolare i
«dossier di antiquari» dell’egittologo Jacques Jean Clère, conservati nel dipartimento delle antichità
egizie del Museo del Louvre.
Matteo Lombardi è un egittologo, epigrafista e dottorando in Egittologia all'Università di Ginevra.
Dopo aver conseguito il diploma di studi classici, ha proseguito gli studi universitari presso
l'Università di Torino, dove ha conseguito una laurea triennale in Egittologia, un master in Scienze
dei Beni Culturali – Egittologia e un Master in Studi Avanzati in Egittologia.
Curatore del Museo Egizio dal 2013, Federico Poole si occupa dell’editoria scientifica ed è direttore
della Rivista del Museo Egizio. Ha collaborato all’allestimento della collezione egiziana del Museo
Archeologico Nazionale di Napoli e curato, per il Museo Egizio, la mostra temporanea “Il Nilo a
Pompei” (2016). Ha insegnato Egittologia all’Università “l’Orientale” di Napoli e all’Università di
Torino.