Torna in Arabia Saudita la Biennale d’Arte Contemporanea di Diriyah, città a pochi chilometri dalla capitale Riyadh e sede di un sito patrimonio dell’Unesco. Quest’anno c’è un nuovo team curatoriale di livello internazionale. La direzione artistica di questa seconda edizione è stata assegnata infatti alla curatrice tedesca di fama mondiale Ute Meta Bauer, che sarà affiancata dal curatore della Fondazione Biennale Wejdan Reda (SA) e dai curatori Rahul Gudipudi (IN), Rose Lejeune (UK) e Anca Rujoiu (RO), che andranno ad ampliare la mostra della Biennale – aperta dal 20 febbraio al 24 maggio 2024 nel distretto artistico JAX di Diriyah – con formati artistici come la performance, il suono, le pratiche basate sulla ricerca e le forme digitali.
La nuova Biennale d’Arte Contemporanea di Diriyah
Visto anche il successo della prima edizione, la Biennale saudita – organizzata dalla Fondazione che produce anche l’unica Biennale d’Arte Islamica al mondo – si propone come “un’entità vivente” piuttosto che come un quadro statico, linea che è stata implementata sin da aprile 2023 con una serie di di incontri pubblici, conferenze con gli artisti, workshop e altre attività, sempre all’interno del distretto di JAX dove vi sono anche studi di artisti, un dipartimento del Ministero della Cultura e la futura sede di un museo d’arte contemporanea. Per lo stesso motivo, la Biennale intende promuovere collaborazioni e partnership tra gli artisti e architetti partecipanti e i produttori culturali locali, i musicisti e gli enti no-profit così come anche i ristoratori, i commercianti e gli agricoltori in modo da creare spazi di incontro e scambio personale tra comunità diverse. Anche all’interno dell’Arabia Saudita stessa: per questo Bauer e i membri del team principale (che gli organizzatori auspicano sia a lungo termine) hanno intrapreso viaggi di ricerca in varie regioni del Paese, come Dammam, Khobar, Al-hasaa, Riyadh, Jeddah, Khamis Mushait, Abha e Rijaal Almaa.
Nei tre mesi della Biennale sarà quindi presentato in una serie di ex magazzini riconvertiti – accanto ai progetti artistici e architettonici di nuova commissione e alle opere d’arte e progetti di ricerca già esistenti – un programma di performance, concerti e letture di poesie, che si estenderà dal sito della Biennale all’ambiente circostante fino al Wadi Hanifah, una valle con un fiume stagionale dove la presenza umana risale a circa 80mila anni fa.
Lo sviluppo dell’Arabia Saudita
La Biennale di Diriyah non è che una delle molte iniziative in campo culturale e artistico che stanno popolando il panorama saudita, dimostrando la volontà della monarchia di investire in tal senso anche in un’ottica di superamento della dipendenza dalle fonti fossili. È nata così la prima Biennale d’Arte Islamica tenutasi quest’anno a Jeddah, che ha visto 45 artisti ospitati in uno degli aeroporti tra i più trafficati del Medio Oriente; e lo stesso si può dire del recupero e della promozione di AlUla, città desertica a vocazione archeologica che sta rinascendo con l’arte contemporanea: tutti progetti che appartengono a Vision 2030, piano governativo che si prefissa di cambiare radicalmente la composizione dell’economia del Paese arabo tra i più grandi al mondo.
Il team curatoriale della nuova Biennale d’Arte Contemporanea di Diriyah
“Sono felice e onorata di far parte di questo straordinario progetto”, ha detto Ute Meta Bauer, selezionata da un Comitato consultivo indipendente di cui fanno parte Rafal Niemojewski (presidente), Raneem Farsi, Antonia Carver, Sara Binladen e Akram Zaatari. “Il team della Fondazione Biennale di Diriyah e il team di questa edizione della Biennale d’Arte Contemporanea riuniscono un’ampia esperienza in termini di aree geografiche e competenze, che fornisce un contesto inestimabile per il nostro approccio orientato allo sviluppo. L’Arabia Saudita ha una lunga e ricca storia dell’arte ed è stato un privilegio incontrare così tante pratiche nel corso di mesi di ricerca. Il nostro obiettivo è quello di impegnarci a fondo con il luogo e con le conversazioni che vi si creano, creando al contempo nuove connessioni all’interno della regione e oltre”.
“L’esperienza che questa forte squadra apporta alla Diriyah Biennale Foundation non solo amplia il nostro bagaglio di conoscenze, ma aggiunge anche diversità alle forme d’arte che presentiamo e al pubblico che raggiungiamo”, ha aggiunto Aya Al Bakree, Ad della Fondazione Biennale di Diriyah. L’obiettivo del team – che comprende anche Laura Miotto e Savina Nicolini / SNA (scenografia), Attitudine Forma (produzione artistica), Kai von Rabenau / mono.studio (graphic design), Ebrahim Hassan (redattore arabo principale), Laura Schleussner (redattore capo) e Lucas Goy / les éclaireurs (lighting design) – è quello di dare un contributo diretto alla vitalità dell’arte contemporanea in Arabia Saudita, favorendo allo stesso tempo la diffusione della cultura saudita sulla scena mondiale.
Giulia Giaume
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