Arte contemporanea, scienza e natura al Dark Sky Festival in Danimarca
E quindi uscimmo a riveder le stelle in Danimarca. Nell’isola di Funen un festival coniuga l’arte contemporanea con l’osservazione del cielo notturno, tra musica, mostre e una densa storia tutta da scoprire
Tårup, piccolo villaggio danese nella campagna a ovest di Nyborg, sull’isola di Funen, ospita il Dark Sky Festival, rassegna ideata dagli artisti Crispin Gurholt e Helga-Marie Nordby, con il sostegno della città di Nyborg, che unisce l’arte contemporanea alla scienza e all’osservazione delle stelle, ma soprattutto promuove uno stile di vita sostenibile, in armonia con la natura e gli altri esseri viventi. Un festival che, pur essendo solo alla prima edizione, si annuncia come un faro di civiltà.
Il concept del Dark Sky Festival in Danimarca
L’arte può essere anche uno strumento di progresso civile, non soltanto una questione estetica. Porsi domande e suggerire nuovi sentieri da percorrere è uno dei compiti degli artisti, che a Tårup trovano l’occasione di lavorare in un contesto bucolico, un’antica fattoria convertita in centro culturale: questo è Kunstrum Fyn, lo spazio interdisciplinare più importante dell’isola di Funen, dal quale passerà lo sviluppo culturale locale dei prossimi anni. Oltre a una grande mostra collettiva, arricchiscono il cartellone concerti, performance, workshop e incontri vari, tutto all’insegna dell’astronomia. Perché Tårup sorge su un territorio dove l’inquinamento da luce artificiale registra uno dei tassi più bassi del mondo. Ciò significa che qui è ancora possibile ammirare il cielo notturno in tutta la sua bellezza, con lo sfondo delle costellazioni. Nei giorni del Dark Sky Festival, astronomi professionisti come Jon Larsen e Tobias Hinse, conducono osservazioni guidate della volta celeste, un aspetto della natura da cui l’umanità è, purtroppo, sempre più lontana. Ma osservare significa anche riscoprire culti religiosi dell’antichità, pratiche di vaticinio, indicatori dei cicli agricoli. La vita terrestre, infatti, ruotava attorno a quella celeste in un rapporto assai stretto, non privo di poesia. Osservare il cielo è, diciamo così, moralmente salutare, perché riconduce l’essere umano alla sua piccolezza davanti all’immensità della natura, e istilla riflessioni di umiltà e rispetto, utili anche per ripensare le relazioni interpersonali.
Il programma del Dark Sky Festival
Nella varietà del calendario del festival, il trombettista dell’elettro-jazz norvegese Nils Petter Molvær ha aperto il festival con un concerto notturno animato da sonorità ispirate alle onde del mare, ai ruscelli nordici e alle orbite dei pianeti; note dinamiche appena sussurrate, che fluttuano con leggerezza nell’aria e sembrano risalire verso il cielo. E ancora, il documentarista sudafricano Dane Dodds ha presentato Aitsa, che indaga le vicende dell’impianto radiotelescopico SKA (Square Kilometre Array), nell’area semi-desertica del Grande Karoo, nella provincia del Capo Occidentale in Sudafrica. Pur importante per il contributo che può dare nella conoscenza dell’universo, lo SKA è posto a confronto con le comunità indigene dei San e dei Khoi, delle quali ha invaso lo spazio vitale e alle quali poco sta dando in cambio; dando voce agli indigeni, il documentario lascia emergere il loro rapporto intimo e antico con le stelle, viste dal basso con la reverenza che si concede alle cose sacre. Una riflessione sulla necessità di trovare un equilibrio etico fra le necessità della comunità scientifica e l’anima più antica della civiltà, fra la tecnologia e l’armonia con la natura terrestre e celeste.
La mostra The Universe a Tårup
Visitabile fino al 10 settembre presso il Kunstrum Fyn, la collettiva The Universe, include artisti che combinano prospettive scientifiche, estetiche e speculative, creando connessioni tra uomo, natura e universo, e mettendo in primo piano l’attrazione che l’umanità ha sempre sentita per il concetto di infinito, che appunto le profondità siderali sembrano annunciare. Si tratta di una mostra a carattere filosofico, che richiama concetti come il tempo e lo spazio visti da innumerevoli angolazioni, con gli artisti HC Gilje, Solveig Lønseth, Mads Borre, Sidsel Christensen, Nanna Debois Buhl, Matti Aikio, Kirsti van Hoegee, Dane Dodds, e Maria Dorothea Schrattenholz. Insieme, cercano di suggerire un rapporto equilibrato con la scienza e la tecnologia; l’arte può integrarle entrambe e portarci oltre, non necessariamente in maniera fisica, ma anche e soprattutto spirituale, mentale e metaforica. E sono appunto queste dimensioni che sono andate quasi del tutto perse nella frenetica società contemporanea.
La mostra è un percorso tra micro e macro-prospettive, tra passato, presente e futuro. The bigger body, la performance di Sidsel Christensen, combina la video arte alla forma della conferenza scientifica, accompagna e coinvolge il pubblico in una riflessione sulla relatività delle grandezze, dagli organismi unicellulari alla presunta infinità dell’universo. E ancora, Stellar spectra di Nanna Debois Buhl, è un’installazione video a doppio schermo e un grande sipario fotografico, ispirata al lavoro dell’astronoma britannica Margaret Huggins degli esperimenti spettroscopici; l’installazione utilizza la fotografia astrofisica come prisma per riflettere sui meccanismi che rendono le cose visibili o invisibili, ricordate o dimenticate. I colori primari degli spettri (rosso, blu, giallo, verde) e le forme geometriche (cerchio, triangolo, rettangolo, quadrato) costituiscono gli elementi base del linguaggio visivo, applicato allo studio delle stelle. Un passaggio dalla dimensione terrestre a quella celeste in chiave femminile.
Gli artisti della mostra The Universe
Matti Aikio, artista finlandese di etnia Sami, partecipa con una performance a carattere musicale e visivo, che combina, in un flusso senza soluzione di continuità, immagini del cosmo, di paesaggi naturali e di architettura urbane, associate a sonorità ora meditative ora oppressive. Una riflessione sulla necessità di ritrovare un equilibrio, di riappropriarsi del buio e del silenzio. Ed è sicuramente salutare, per l’individuo contemporaneo, staccarsi almeno per un attimo dal ritmo frenetico della vita quotidiana con le sue luci, i suoi rumori, le sue volgarità, le sue tracotanze, e cercare di capire la piccolezza dell’umanità davanti a quella natura, di cui anche le stelle fanno parte e che, in un delirio di onnipotenza, sta cercando di distruggere.
Niccolò Lucarelli
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