Nasce in Svizzera la Biennale Son. Il suono nell’arte contemporanea invade il Canton Vallese

In una terra di contrasti, dominata da ghiacciai, prende il via una nuova rassegna di arte contemporanea con il suono al centro. Con 74 artisti in 17 location in 5 città. Intervista al direttore Jean-Paul Felley

17 luoghi distribuiti in 5 località del Vallese, più di 70 artisti e musicisti per 6 settimane di esposizione e più di 20 spettacoli e concerti. Sono i numeri della prima edizione della Biennale Son che nasce nel Vallese, cantone della Svizzera francese, per dare vita a una manifestazione dedicata al suono nell’arte contemporanea, sia fisico che semplicemente evocato, con l’obiettivo di eliminare le barriere tra discipline diverse. Dal 16 settembre al 28 ottobre si potranno, così, scoprire installazioni, opere scultoree, bidimensionali o sotto forma di testi, film, ma anche performance, concerti o anche rappresentazioni teatrali in luoghi iconici come La Centrale nella capitale Sion, ex centrale idroelettrica e quartier generale della Biennale e poi in altre location delle due principali città del Vallese: Martigny e Sierre. Ci siamo fatti raccontare la nascita di questa nuova rassegna dal suo ideatore, Jean-Paul Felley, curatore e direttore dell’EDHEA, Scuola di design e Scuola d’arte vallesana.

Come nasce la Biennale Son?
Sono direttore di EDHEA, la più piccola delle 7 scuole d’arte nella Svizzera francese che ha la sua linea di forza nello studio del suono nell’arte contemporanea. Attenzione, non arte sonora, un’espressione che non mi piace perché limitante. Da qui l’idea di creare una Biennale a lei dedicata.

Perché nel Vallese?
Sono nato in questa regione, terra di contrasti, dominata dai ghiacciai, dall’acqua del fiume Rodano, dalle rocce che hanno molto spesso una loro presenza sonora, e volevo creare un grande evento internazionale sul suono per dimostrare che non c’è bisogno delle grandi città per poterlo realizzare.

Come ci sei riuscito?
Con la scuola non potevo perché ha una struttura, burocraticamente parlando, troppo pesante. Così ho creato un’associazione a lei parallela, l’Association Biennale Son: siamo partiti con zero budget grazie al progetto di alcuni curatori amici.

Come siete organizzati?
La base è formata da tre curatori: Sylvie Zavatta, direttrice del FRAC che ho invitato a curare la parte a Martigny, dove ha selezionato 22 opere della collezione; Christophe Fellay, artista del suono, musicista, compositore, interprete e improvvisatore; e Luc Meier, direttore di La Becque, residenza per artisti con vista sul Lago di Ginevra e sulle Alpi, dove i progetti esplorano l’interazione tra natura e tecnologia e per noi si occupa dei live. Poi ci sono io, direttore della Biennale, co-curatore e supervisore di tutto.

Come si sviluppa la Biennale?
La rassegna si svolge in 17 luoghi distribuiti in tre città, Sion, Martigny e Sierre, e in due paesi di montagna: è un test per la prossima edizione per capire se il pubblico è disposto a uscire dal centro della valle per spostarsi in questi villaggi per vedere (e sentire) un mix di produzioni originali e opere già esistenti ma adattate per l’occasione di 74 artisti internazionali.

A proposito di opere, cosa s’intente per “suono muto”?
Si tratta di opere che non producono suono, ma lo evocano o semplicemente ne parlano. Come il lavoro di David Horvitz (Los Angeles, 1982) che consiste in una serie di poster affissi su pannelli pubblici fuori città i cui testi fanno immaginare le sonorità del fiume e dei ghiacciai. L’obiettivo della nostra Biennale, come già anticipato, non è presentare arte sonora, ma arte contemporanea con il suono al centro. Per questo abbiamo invitato artisti per i quali il suono è un momento della loro produzione: devono occuparsi di suono nell’ambito dell’arte contemporanea. Un po’ come Bruce Nauman dove non puoi pensare a lui senza riferirti al suono che evoca nella luce.

Quali sono gli eventi da non perdere?
Il video If and Only If di Anri Sala basato sull’Elegia per viola sola di Igor Stravinsky che, anche se è già stato visto, è stato riadattato nel grande spazio del centro artistico pluridisciplinare Ferme-Asile della capitale Sion. E la performance inedita di Christian Marclay il 22 settembre a La Centrale, un vasto edificio in stile modernista progettato nel 1934 dall’architetto e ingegnere ticinese Daniele Buzzi, che è il centro nevralgico della 1a edizione della Biennale Son. Segnalo anche due artiste italiane: Micol Assaël e la nuova tappa del progetto Dreamscape di Eva Frapiccini.

Claudia Giraud

Canton Vallese // Dal 16 settembre al 28 ottobre 2023
Biennale Son
Sedi varie

https://en.biennaleson.ch

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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