Stéphane Lissner reintegrato alla direzione del Teatro San Carlo. Illegittima l’esclusione del governo
Il decreto approvato dall’esecutivo Meloni fissava a 70 anni il limite d’età per dirigere fondazioni lirico-sinfoniche, con l’idea di superare la disparità tra italiani e stranieri. Ora il Tribunale di Napoli confuta la disposizione, che aveva danneggiato il maestro francese. Potrebbe essere un precedente
Stéphane Lissner potrà tornare a ricoprire il ruolo di sovrintendente e direttore artistico del Teatro San Carlo, con reintegro immediato. Così ha deciso il Tribunale di Napoli, con una sentenza che annulla l’interruzione del contratto del direttore teatrale francese, classe 1953, arrivato alla guida del teatro napoletano nel 2019, dopo una lunga carriera costellata di prestigiosi incarichi. Dal primo settembre, al suo posto, si era insediato Carlo Fuortes, in uscita dalla direzione Rai; ma il passaggio di testimone era stato tutt’altro che pacifico, determinato dal decreto legge caldeggiato dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e ratificato dall’esecutivo Meloni lo scorso 10 maggio 2023, contenente “Disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici”.
Il decreto legge 10 maggio 2023 e l’imposizione del limite d’età
All’articolo 2, il decreto specifica, infatti, che, per quel che riguarda le fondazioni lirico-sinfoniche, “il sovrintendente cessa in ogni caso dalla carica al compimento del settantesimo anno di età”. Chi avesse già raggiunto tale limite, proprio come il settantenne Lissner, cesserà dunque anticipatamente dalla carica “indipendentemente dalla data di scadenza degli eventuali contratti in corso”. Disposizione attuata lo scorso giugno, ma impugnata da Lissner, con la causa ora accolta dal giudice del lavoro Clara Ruggiero, che stigmatizza e rigetta l’applicazione “contra personam” del provvedimento. “Un atto di giustizia, dopo mesi trascorsi in un limbo che non meritavo io ma soprattutto non meritavano il Teatro San Carlo e la città di Napoli” sottolinea ora il maestro francese “Oggi, il Tribunale di Napoli ha dato il primo segnale, fondamentale, di come il mio licenziamento sia stato un atto illegittimo e ad personam, privo di quei contenuti di “civiltà giuridica” che devono guidare ogni ordinamento democratico. Vedo in questa decisione un legame inscindibile con la dimensione europea di cui l’Italia, Napoli e lo stesso Teatro San Carlo sono espressioni autentiche e costitutive”. Secondo il collegio difensivo, inoltre, “la decisione ha come effetto di riportare i passaggi di consegne nel solco della normativa e della prassi degli Enti Lirici in modo da assicurarne la buona gestione nel contesto dei lunghi cicli di programmazione che caratterizzano questa attività”.
Un precedente nel dibattito sui direttori stranieri?
E la sentenza potrebbe ora creare un precedente in vista delle attesissime nomine dei super direttori museali, che hanno animato negli ultimi mesi il dibattito circa l’opportunità di ridimensionare le presenze straniere alla guida delle principali istituzioni culturali d’Italia. Nell’ultima replica affidata ad Artribune, il sottosegretario Vittorio Sgarbi faceva riferimento, solo qualche settimana fa, proprio al caso Lissner-Fuortes, rilevando una “discriminazione a danno degli italiani per i limiti temporali del pensionamento (fissato a 67 anni, ndR)”, che invece fino al decreto confutato dalla sentenza napoletana non avevano riguardato gli stranieri. Con riferimento specifico di Sgarbi ai due casi napoletani di Lissner e Silvayn Bellanger (tutt’ora alla direzione del Museo di Capodimonte, ma in direzione di via, dopo i due mandati che costituiscono il limite massimo per legge). Seppur non ancora applicata alla normativa che regola la direzione dei musei, l’idea di equiparare il limite di età per il conferimento di incarichi pubblici, a prescindere dalla nazionalità e dalla provenienza dei soggetti interessati, potrebbe in futuro scontrarsi con la giurisprudenza del caso Lissner. Aprendo un nuovo fronte di scontro.
Livia Montagnoli
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