In pausa pranzo si va al museo. Buone pratiche dall’estero e da copiare in Italia

Quando lo stress della mattina di lavoro si fa sentire, non c’è niente di meglio che prendersi la pausa pranzo per fare un giro al museo. Lo dice la scienza

Il benessere delle persone nel luogo di lavoro è tra le priorità di welfare aziendale di sempre più imprese metropolitane. Tuttavia, i ritmi lavorativi serrati, che cominciano al mattino presto per finire all’ora di cena, mettono spesso a dura prova gli impiegati. Secondo studi recenti, lo stress causato dall’eccesso di lavoro è tra i rischi più comuni a livello europeo, con conseguenze negative sulla salute. Per prevenire queste situazioni di burnout, occorrono nuove strategie per ridurre l’affaticamento mentale. Ne va prima di tutto del benessere psicofisico della società, quanto della sicurezza lavorativa e della produttività. Gli impiegati stressati sono a maggior rischio di danni alla salute, di errori di disattenzione (anche fatali), e sono meno efficienti. Migliorare le condizioni di vita è vantaggioso in ogni senso, e la cultura può essere d’aiuto. I musei, con il loro essere luoghi in cui rilassarsi a contemplare il bello, potrebbero creare sinergie positive con le imprese.

Lo studio sui benefici della pausa pranzo al museo

L’offerta più immediata da adattare ai ritmi degli impiegati cittadini è una breve visita al museo durante la pausa pranzo. È su un simile modello che si basa lo studio scientifico delle ricercatrici inglesi Clow e Fredhoi, realizzato nel (lontano) 2006. Ventotto lavoratori del centro di Londra sono stati invitati a una visita gratuita di circa mezz’ora (panino incluso) alla Guildhall Art Gallery, nei pressi del loro ufficio. Il tutto durante la pausa pranzo, senza nulla togliere al loro orario di lavoro. Prima e dopo aver visitato liberamente le sale del museo, sono stati sottoposti a un test salivare per misurare il cambiamento del loro livello di stress. Tanto la prova scientifica, quanto le impressioni soggettive, hanno prodotto risultati ottimistici. Con quella semplice pausa immersiva nella bellezza dell’arte, lo stress si è ridotto di un livello che, in condizioni normali, è raggiungibile in 5 ore. È una scoperta che apre a nuove possibilità di fruizione dei musei, con effetti benefici sulla salute del loro pubblico. 

Sala di un museo parigino. Photo Charles Escat via Unsplash
Sala di un museo parigino. Photo Charles Escat via Unsplash

Pausa pranzo al museo a Milano

In Italia, la prima città in cui verrebbe in mente di cercare queste iniziative è Milano. L’offerta, in realtà, è ancora abbastanza carente: non c’è nessun museo che abbia esplicitamente promosso visite in pausa pranzo per ridurre lo stress lavorativo. Il format è ancora da sviluppare. Sono stati proposti, però, giri guidati in fascia oraria “speciale”, adatta alle agende degli impiegati del centro. Tra coloro che li hanno organizzati di recente c’è il Castello Sforzesco, con tre appuntamenti tematici tra maggio e giugno. Un altro esempio è il Poldi Pezzoli, che ha pensato a visite guidate settimanali dedicate ogni volta all’approfondimento di un’opera particolare della loro collezione. Si tratta per questi musei di occasioni studiate soprattutto per valorizzare i loro patrimoni, e promuoverne la conoscenza. Il beneficio sulla salute dei partecipanti è un effetto secondario, ma che non dovrebbe essere tralasciato. 

Sala espositiva, National Gallery, Londra. Photo Andrea De Santis via Unsplash
Sala espositiva, National Gallery, Londra. Photo Andrea De Santis via Unsplash

Possibilità per l’offerta museale

In termini organizzativi, aprire il museo ai lavoratori in pausa pranzo, potrebbe rivelarsi una proposta strategica per il futuro. È un modo per farsi conoscere e frequentare dal pubblico di adulti impiegati, che non hanno mai molto tempo da dedicare alla cultura. È anche agevole come orario: il pranzo è un momento di quiete, in cui l’incremento di visite non sarebbe problematico, sebbene richieda personale a disposizione. Il vantaggio maggiore rimane il contributo al benessere dei propri cittadini. Un contributo utile a mettere in pratica quel ruolo sociale che il museo si vede riconosciuto. 

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Milanese ed etrusca in parti uguali, Emma Sedini è nata a Milano nel febbraio del 2000. Si definisce “artista” per la sua indole creativa e pittorica, ma è laureata in Economia e Management per l’Arte all’Università Bocconi, e tutt’ora frequenta…

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