Lingua morta
La collettiva, titolata Lingua morta, riunisce lavori che dimostrano spontaneamente di condividere una sensibilità, anziché una tematica o una tecnica.
Comunicato stampa
La collettiva, titolata Lingua morta, riunisce lavori che dimostrano spontaneamente di condividere una sensibilità, anziché una tematica o una tecnica. Senza prevedere opere di pittura, la mostra è pensata per raccordare realizzazioni differenti per soluzioni, metodi, contenuti e linguaggio ma che manifestano unitamente, nella resa estetica, la sussistenza di proprietà riferibili per tradizione alla categoria della pittura: gesto, luce, trama, incarnato, profondità, etc. La tesi alla base di Lingua morta vuole porre in evidenza come una certa dimensione pittorica sopravviva implicitamente nella contemporaneità artistica, anche mimetizzandosi in maniera magmatica in tecniche e operazioni quantomai diversificate tra loro ed estranee alla nozione più ordinaria di pratica pittorica. L’esposizione, così tratteggiata, a partire da un insieme di lavori di Alessandro Costanzo (Catania, 1991), Jacopo Naccarato (Arezzo, 1995), Francesco Pacelli (Perugia, 1988) e Bernardo Tirabosco (Arezzo, 1991), ragiona su una cerchia di risultati offerti dalla ricerca artistica recente, in cui, pur rispettando le individualità, si rintracciano unanimemente caratteri estetici di discendenza pittorica, coniugando la sperimentazione artistica del presente con una delle radici storiche della cultura visiva dell’attualità.
Sede:
Divario
Via Famagosta 33, 00192 Roma
www.divario.space
Sabato solo su appuntamento
Domenica chiuso