Giangiacomo Rocco di Torrepadula – Time
In mostra 12 opere inedite dedicate a due cicli di opere recenti, Cages e Still LiVe.
Comunicato stampa
Federico Rui Arte Contemporanea è lieta di presentare la personale di Giangiacomo Rocco di Torrepadula “/TIME” a cura di Chiara Ferella Falda, in cui vengono presentate 12 opere inedite dedicate a due cicli di opere recenti, Cages e Still LiVe. La mostra, realizzata in occasione della 18° edizione di Photofestival Milano, inaugura mercoledì 20 settembre e sarà visitabile fino al 10 ottobre, dal martedì al venerdì alle 15 alle 19 (e su appuntamento).
Cosa accomuna le “Cages”, foto di architetture quasi grafiche immerse in un cielo nero, e gli “Still LiVe”, oggetti di uso comune desueti, rotti o dimenticati, trasformati in una nuova prospettiva? La percezione del tempo, o meglio, la volontà di Giangiacomo Rocco di Torrepadula (GG) di trasformare questa percezione. Tempo prezioso di cui riappropriarsi, o tempo evaporato da fissare per sempre, imprimendo una nuova vitalità.
Prima di diventare un artista, GG è stato per oltre 20 anni un imprenditore e startupper. Ha viaggiato e vissuto negli Stati Uniti, ed è proprio qui che matura la sua narrativa artistica, in primis sul tema del pregiudizio razziale. Una ricerca che ha ispirato il progetto di mail art partecipativo “A Postcard for Floyd”, una mostra itinerante e un libro edito da Skira con distribuzione internazionale (2023).
Nello stesso periodo inizia a scattare immagini nei luoghi dove lavora - a ritmi folli - per le sue start up e clienti. Sono fotografie di building iconici, in bianco e nero, caratterizzate da un costante avvolgimento in un cielo nero profondo.
Un giorno, GG ha una improvvisa intuizione. Introduce istintivamente la figura di un gabbiano nel cielo. Un chiaro artificio, che però gli rivela immediatamente il senso di tutta la sua produzione. Abbandonando la sua vita da startupper poco tempo prima, era diventato lui stesso quel gabbiano che vola lontano da quel grattacielo, preferendo la libertà, seppur nella solitudine e nelle incertezze di un cielo nero. Da qui le architetture di GG si sono trasformate in “Cages” (gabbie). Un progetto fotografico che mostra architetture di celebrata bellezza, quasi sculture monumentali del nostro tempo, ma che possono essere gabbie che ti privano della tua libertà più interiore, della qualità del tempo, rendendoti succube di ritmi e processi che non ti appartengono o dentro i quali non ti riconosci più.
Le fotografie “Still LiVe”, sono invece un manifesto della lentezza, del piacere dell’osservazione, del recupero della riflessione. GG prende un oggetto di uso comune del suo ambiente domestico, apparentemente non più utile perché vecchio, rotto o conservato solo per motivi affettivi. Lo posiziona nello spazio e usa il banco ottico. Prima dello scatto lo studia con calma, intesse con l’oggetto un dialogo intimo fino a trovare una visione che gli restituisca una nuova vita.
Difficile che riesca al primo tentativo. Tutte le varie prove sono misurate, meditate, lente. La velocità non appartiene al banco ottico. Ogni prova è ben studiata, poi sviluppata in camera oscura e scansita con una tecnica particolare per visualizzarla. Occorrono diversi giorni per arrivare al risultato giusto. Ma sono giorni che hanno il piacere della lenta riscoperta di un passato di cui in qualche maniera ti riappropri.
Siamo molto lontani qui dalla velocità di esecuzione tipica del digitale e ancor più lontani dalla frenetica fruizione delle immagini sui social. Il risultato è un’immagine che prorompe con la sua ricchezza di dettagli, l’oggetto diventa seducente, spesso si trasforma in qualcos’altro, non è immediatamente intellegibile. La prospettiva, i dettagli, la luce, stimolano l’osservatore a partecipare attivamente a questa nuova visione.
Lungi dall’essere una interpretazione nostalgica, l’opera porta il fruitore a indagare la forma, a soffermarsi, ad osservare particolari, a perdersi nelle sfocature, e così facendo a riappropriarsi del suo tempo in un gesto di osservazione profonda. In questo mondo frenetico e concitato, nulla smette mai di avere senso e tutto può tornare a vivere in modi molto diversi. Tutto può essere still live, se solo sappiamo fermarci a osservare e a immaginare.
Biografia
Giangiacomo Rocco di Torrepadula (nato a Napoli, 1966) è un artista visuale e un fotografo. Il suo lavoro si focalizza principalmente sui temi dell’odio e del pregiudizio, in particolare razziale. Prima di diventare un artista, Giangiacomo è stato uno startupper seriale nell’ambito della salute digitale. Ha vissuto diversi anni a San Francisco, dove ha potuto osservare le diseguaglianze e la discriminazione razziale. E’ stata un’esperienza scioccante, che lo ha condotto ad investigare questi problemi con il progetto “Blind Sight”, non solo sotto un profilo storico e sociologico, ma anche dal punto di vista delle neuroscienze comportamentali, approccio inedito che sta svolgendo a livello internazionale, per esplorare i meccanismi che generano stereotipi e pregiudizi, e come questi possano addirittura portare a crimini di odio.
Debutta nei primi anni 2000 con due personali a cura di Lanfranco Colombo, fra i massimi esponenti della storia e della diffusione della fotografia italiana. Philippe Daverio lo inserisce nel suo libro “13x17: 1000 artisti per un’indagine eccentrica sull’arte italiana” edito da Rizzoli (2007).
Nel 2022 vince il prestigioso Premio New Post Photography di MIA - Milan Image Art Fair, la più importante fiera italiana dedicata alla fotografia d’arte e d’autore.
Ha esposto a Centrale Festival 13 nella Rocca Malatestiana di Fano (2022) e le sue foto di architettura “Cages” alla Genova Design Week 2022 nell’antico convento di Santa Maria di Castello.
Ha avviato un progetto di mail art partecipativo sul razzismo, intitolato “A Postcard for Floyd” che conta già oltre 400 contributi di persone comuni e del mondo dell’arte e della cultura. Ne è nata una mostra itinerante, prima tappa ospitata ad Assab One Milano (maggio-giugno 2023) e un libro edito da SKIRA con distribuzione internazionale.
Vive in Franciacorta dove si trova il suo studio e lavora in tutto il mondo.