Com’è andato il St. Moritz Art Film Festival 2023? Al cuore del paesaggio
Tra le cime dell’Engadina, in Svizzera, un festival che è laboratorio di pensiero, oltre che catalogo delle evoluzioni dei linguaggi video artistici, fondato sull'alleanza tra cinema d'autore, sperimentale e video arte
Quasi 200 opere candidate e 57 selezionate, di cui 10 prime mondiali, in una quattro giorni di proiezioni, incontri con gli autori, conferenze filosofiche e celebrazioni di grandi maestri. Lo SMAFF, Art Film Festival istituito a St. Moritz nel 2020, cresce e, con il titolo Becoming landscape, si dedica al tema cruciale del paesaggio e a come sia plasmato – ed è la tesi del direttore Rabolli Pansera – dai ricorrenti processi di costruzione che lo sguardo, specie quello artistico e filosofico, applica a una realtà soltanto apparentemente data, ma in continuo rinnovamento.
I protagonisti dello SMAFF festival 2023 a St. Moritz
Il festival si connota come laboratorio del pensiero, oltre che catalogo delle evoluzioni dei linguaggi video artistici. Si inaugura con la video intervista di Stefano Vastano a Peter Sloterdjik, uno dei più noti pensatori viventi, che cerca le origini della cultura umana nel “primo muro” della storia, o meglio nella “prima finestra” che, creando un’apertura (un paesaggio) per lo sguardo, avrebbe influenzato la nostra abitudine di vedere il mondo. La finestra fornirà l’archetipo per il formato del quadro, della fotografia e del cinema. “Lì dove finisce la metafisica inizia il cinema”, sentenzia Sloterdijk. Per il geografo italiano Franco Farinelli, invece, tornare al paesaggio significa darsi una possibilità di comprensione del nuovo mondo, quello in cui la rete digitale ha dato scacco allo spazio euclideo. Oggi due elementi chiave, il denaro e l’informazione, prevalgono in rete, azzerando tempi e distanze. Ciò ha reso inefficace il modello spazialeche ancora usiamo per comprendere il mondo, che nasce dall’invenzione della prospettiva e si estende fino allo Stato-nazione inteso come ente territoriale. Farinelli individua un possibile nuovo modello nel paesaggio nell’invenzione del naturalista tedesco Alexander von Humboldt, che coniuga l’impressione romantica con l’esattezza illuministica. Nell’esperienza del paesaggio, il soggetto e l’oggetto sono l’uno nell’altro, proprio come sul web, dove il computer è schermo e finestra per accedere al mondo digitale-reale.
Quanti modi di “diventare paesaggio”
Le sezioni del festival sono molteplici: si va dal corpo-paesaggio ai paesaggi mentali, dal paesaggio urbano a quello ecologico, da quello dell’Engadina alle province agricole, da quello digitale distopico a quello arcadico incontaminato. “Il cinema ci piace perché dà l’idea del paesaggio in movimento nella storia”, dice Francesco Garutti direttore associato del Centre for Canadian Architecture (CCA), a Montreal, che produce film di architettura volti alla ricerca dei paradigmi dei nuovi modi di abitare le città. Qui porta due titoli: uno indaga il futuro delle periferie, l’altro affronta il paesaggio urbano della crisi di Tripoli, in Libano. Tassili, di Lydia Ourahmane, scopre le pitture e le incisioni rupestri che affrescano i canyon desertici dell’inaccessibile altopiano algerino, dove alcuni studiosi collocano l’Eden, ordinato da una forma sociale matriarcale.
La questione del paesaggio mentale decolonizzato emerge nel film di Leah Gordon, Kanaval: il carnevale haitiano ha un forte legame con le storie delle lotte per l’indipendenza combattute contro francesi e statunitensi, ma anche contro dittatori locali. La forza di un paesaggio fisico-mentale si fa sentire anche nella prima mondiale del film The Spirits of Maritime Crossing di Apinan Poshyananda, con Marina Abramovic testimone di un viaggio spirituale che attraversa tempi e luoghi, religioni e riti. Il viaggio in una Cina pre-globalizzata è invece il tema di Sept visions fugitives, del pioniere francese della videoarte Robert Cahen, a cui SMAFF rende omaggio, proiettando le sue campionature della realtà.
L’omaggio di SMAFF a tre “cantori” del paesaggio
Una “sezione” importante è quella dedicata a tre figure maggiori che hanno fatto del paesaggio il proprio punto di riferimento. Il film di Christian Labhart racconta la vita rocambolesca e la pittura innovativa di Giovanni Segantini (Arco, 1858 – Pontresina, 1899). Not Vital (Sent, 1948) è cresciuto in Engadina, e da qui è sempre ripartito per il mondo in cerca di paesaggi e tramonti: il film che gli dedica Pascal Hofmann è il racconto di una vita d’artista che non smette di dialogare con il “fanciullino” interiore e con il paesaggio che gli ha insegnato la dimensione fiabesca, il nomadismo e l’incontro con la morte. “Ciò che connota la provincia è l’incapacità di raccontare la propria storia”, dice Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992)nel documentario di Matteo Parisini. Interprete del paesaggio di provincia, il geometra-fotografo emiliano ha creato un’iconografia per una “dimensione” che non l’aveva.
I premiati di SMAFF 2023
Tra i venti film in competizione selezionati da Leonardo Bigazzi e Adam Szymczyk, la giuria ha assegnato a Theta di Lawrence Lek il premio “Best Film” per il suo cortometraggio distopico in cui un’auto a guida automatica attraversa una smart city abbandonata. A Raffaela Naldi Rossano va il premio per l’artista emergente: il suo Warp è un pot pourri visivo sonoro che rilegge Partenope, la mitica fondatrice di Napoli. Il Kulm Prize “Love at first sight” è assegnato al regista peruviano Felipe Esparza Pérez, che in Laguna Negra esplora le tradizioni indigene attraverso una miscela di documentario e finzione che restituisce un senso di sacralità.
Nicola Davide Angerame
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