Il grande ritorno di Fiorucci con la direzione creativa di Francesca Murri

Dopo vent’anni il brand ideato da Elio Fiorucci ritorna a Milano. Adesso alla direzione creativa c’è una giovane donna, e si sente aria di cambiamento. Qui l’intervista esclusiva alla stilista

Quando parliamo di Fiorucci, il ricordo di intere generazioni vola alle campagne pubblicitarie raffiguranti le lolite pop, ai famosi angeli progettati dall’architetto Italo Lupi, ispirato da una cartolina natalizia di epoca vittoriana, e al primo vero concept store italiano in Galleria Passerella a Milano, che nel 1967 importava il modello di Carnaby Street. Il resto è storia (della moda) chiusa da un unico sigillo, quello del suo ideatore Elio Fiorucci, scomparso meno di un decennio fa. Non tutti sanno che lo stesso concept store è stato un vero polo culturale, tanto da arrivare ad accogliere le performance di giovani artisti come Keith Haring, a diretto contatto con il pubblico. Forte del suo successo, seguì ben presto una sede newyorkese, il famoso “daytime Studio 54”, che ospitava tra l’altro la redazione della rivista Interview di Andy Warhol. A vent’anni dalla chiusura dello store milanese, lo scorso luglio Fiorucci ha annunciato di voler ripartire proprio dal capoluogo lombardo, con la giovane direttrice creativa Francesca Murri, formatasi da Versace e Giorgio Armani, Gucci e Ferragamo. Artribune la incontra per un’intervista e una produzione esclusiva nel giorno del suo debutto durante la Milano Fashion Week.

Intervista a Francesca Murri di Fiorucci

Quali sono stati i passaggi per ricostruire creativamente le fondamenta del brand?
Innanzitutto, mi sono posta l’obiettivo di non dimenticare quello che è stato. Ho studiato meticolosamente l’archivio perché volevo conoscere Elio. Aprendo la Wunderkammer ho scoperto aneddoti unici riguardo la sua ricerca e l’influenza che ha spianato la strada alle evoluzioni della moda negli anni a venire. La sua era una vera e propria community e il prodotto parte di essa. Sono partita da lì per creare una nuova narrazione, rispettandone le codificazioni.

Come?
Ho cercato punti in comune con la sua visione che in un certo senso rappresentassero anche la mia. Il tutto per salvaguardarne l’autenticità. Mi è piaciuto molto esplorare il concetto di sensorialità apprezzandone il lato ludico. Infatti, ho deciso di non prendermi troppo sul serio ma ideando e producendo con coscienza e sapienza.

Fiorucci, l’arte e la cultura

Fiorucci è stato il primo a promuovere le forme d’arte popolari e progressiste, dalle arti visive alla musica. Come considerate di portare avanti questo dialogo nel 2024?
L’incontro con l’arte continua e mai come adesso mi sento di dire che le contaminazioni di Elio Fiorucci verranno celebrate. La presentazione, ad esempio, vede l’incontro con la giovane fotografa Arianna Ghenghini, con cui ho lavorato per rappresentare il concetto di sensorialità. Gli scatti installati nel tableau vivant dove si muovono i modelli sono suoi.

Il marchio è stato acquisito da Dona Bertarelli, visionaria investitrice e attivista. Quali sono gli obiettivi che vi siete poste?
Dona è una persona molto curiosa e crede nel progetto perché innanzitutto lo trova molto divertente e allineato ai suoi valori. Ha seguito con attenzione le varie fasi e ne è diventata parte integrante insieme al CEO Alessandro Pisani. I temi che vogliamo affrontare nel futuro sono tanti ma ovviamente siamo una “start up”, quindi i passi devono essere ponderati al fine di risultare credibili. Abbiamo grandi sogni nel cassetto ma dobbiamo ancora appropriarci degli strumenti che ci consentiranno di realizzarli.

Tra gli obiettivi c’è la voglia di ripercorrere le orme del suo fautore creando dei veri e propri hub culturali in e fuori dall’Italia?
Partiamo con l’online e con alcuni pop up store che racconteranno il nuovo Fiorucci. Seguirà sicuramente una sfilata, ma l’obiettivo principale, in questo momento, è acquisire credibilità. Da “custodi” di uno dei marchi più rivoluzionari di sempre, abbiamo il compito di lavorare a un’espansione “pensata”, nonostante il suo spirito rimanga pur sempre pop e surreale.

Alessia Caliendo

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Alessia Caliendo

Alessia Caliendo

Alessia Caliendo è giornalista, producer e style e visual curator. Formatasi allo IED di Roma, si è poi trasferita a Londra per specializzarsi in Fashion Styling, Art Direction e Fashion Journalism alla Central Saint Martins. Ha al suo attivo numerose…

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