Marco Marrocco – Pingo ergo sum
La tensione delle linee, l’uso dei colori, la scelta dei soggetti rappresentati: i quadri di Marco Marrocco sembrano ricollegarsi ai quadri di Kandinskij, Mirò e Klee, e alle avanguardie storiche, l’informale e l’espressionismo astratto.
Comunicato stampa
Ironia, estetica, sperimentazione: sono questi i tre elementi chiave della produzione artistica di Marco Marrocco che, tra pennellate morbide ed incisive, esplosioni di colori e forme stilizzate, dimostra di conoscere, seppur con sguardo critico, la tradizione pittorica, con la voglia di traslarla nel gusto contemporaneo e consapevolezza della funzione dell’arte. “Pingo ergo sum”, che rimanda alla nota locuzione latina di Cartesio, è il titolo della sua nuova mostra, a cura di Francesca Barbi Marinetti e fortemente voluta da Tina Vannini, ospitata presso il ristorante vegetariano Il Margutta Veggy Food & Art, a Roma, in via Margutta 118. La personale, che comprende 22 opere, aprirà martedì 26 settembre (vernissage e Aperitif Art ore 19-21) e sarà visitabile sino a domenica 26 novembre 2023.
LE OPERE IN MOSTRA - Marrocco considera l’opera d’arte un campo di forza che ha la capacità di attrarre e catturare la vita interiore, i sentimenti, l’anima e il suo linguaggio: ne deriva un corpus multiforme di materiali e segni che si offrono alla visione con la forza e l’immediatezza di un alfabeto sensibile. La tensione delle linee, l’uso dei colori, la scelta dei soggetti rappresentati: una ricerca fortemente ispirata ai lavori di Kandinskij, Mirò e Klee, delle avanguardie storiche, dell’informale e dell’espressionismo astratto. I quadri in mostra rivendicano quindi il loro diritto all’autodeterminazione in quanto opere d’arte, nate dalla convinzione che l’arte vera si muove sempre nel solco della ricerca della verità.
LE PAROLE DELLA CURATRICE - Come sottolinea la curatrice Francesca Barbi Marinetti, “Pur drammaticamente interrogative, Marrocco trova soluzioni formali sintetiche e ironiche (Il Rogo, Lo Scivolo, Una via d’uscita), risponde morbidamente a posizioni nichiliste sulla funzione dell’arte dimostrandone la sensuale intensità (Il nudo e il mare, Divano blu) nonché la sua potente e fulminea capacità di sintesi (Il Toro), fa vibrare i colori risensibilizzandoci al piacere per la materia pittorica (il ciclo Aurea, Radiografia dell’anima), esplora l’indefinitezza della forma con suggestioni sinestetiche con la musica (Carnevale sulla V strada, Tre note calde) e con i ritmi e movimenti frenetici della vita metropolitana (Nella giungla delle città).”
“Ogni mostra è un viaggio che le opere compiono altrove – dichiara l’artista Marco Marrocco - Via Margutta, con tutta la memoria storica che porta con sé, è il luogo perfetto per questo viaggio, e Tina e la curatrice Francesca Barbi Marinetti le compagne ideali. "Pingo ergo sum", recita il titolo, ma perché le opere possano esistere hanno bisogno di un osservatore che le animi”.
“Ho conosciuto l'arte di Marco grazie ad un amico in comune ed è stato amore a prima vista - spiega Tina Vannini, titolare de Il Margutta - Sebbene abbia da sempre una preferenza per l'arte figurativa, sia per gusto che per immediatezza del messaggio, l'astratto di Marrocco è più concreto di quanto si possa pensare. I suoi significati sono nascosti ma forti, i suoi colori esplosivi e vivaci, i suoi tratti incisivi e mai sporchi. E' un onore per me ospitare queste tele in questo spazio che ha fatto della ricerca e dell'estro le sue parole d'ordine, proprio come ha fatto lui del suo operato”.
BIOGRAFIA DELL’ARTISTA - Marco Marrocco, classe 1977, vive e lavora a Roma come scrittore e autore televisivo. Cresciuto in provincia di Latina, comincia a dipingere e a scrivere fin da giovanissimo. Conseguita la Laurea in Lettere Moderne a Roma, approfondisce lo studio dell’Estetica e della Storia dell’Arte. Vincitore del Premio Nazionale “La Giara” con il romanzo Come l’antenna per i passeri, ha scritto diversi saggi sul cinema. Per la presentazione dell’opera su Vincent Van Gogh, Vincent sul divano, edita da Fefé, ha realizzato un video d’arte interpretato da Roberto Pedicini. L’espressione pittorica è una costante della sua vita: il suo lavoro è ispirato ai Post Espressionisti, alle Avanguardie del primo Novecento, all’Informale e alla lezione di grandi Maestri come Mirò e Kandinskij.