Chiara Bettazzi / Cecilia Bertoni / On the corner
Inaugurano, presso i diversi spazi dello SPE nella Tenuta Dello Scompiglio, tre mostre che indagano alcuni dei lati nascosti della realtà.
Comunicato stampa
Il 1° ottobre inaugurano, presso i diversi spazi dello SPE nella Tenuta Dello Scompiglio, tre mostre che indagano alcuni dei lati nascosti della realtà. Anche se una buona parte di ciò che avviene potrebbe risultare incomprensibile o inspiegabile, spesso preferiamo fermarci nella sicurezza del percettibile e del razionale, attingendo a qualunque spiegazione che possa risolvere ogni dubbio immediatamente. Tuttavia, esiste sempre un lato nascosto di ogni cosa, o per essere più esatti, un lato non visto che, nella maggior parte dei casi, ha un'importanza molto superiore a quella di ciò che è visibile. A discapito delle frequenti dicotomie con cui viene definita la comprensione della realtà, entrambi i lati (visibile e invisibile, fisico e animico, statico e in trasformazione, vero e falso) sono indissolubilmente legati e l’uno non può esistere o essere definito senza la presenza dell’altro. In questo senso, le tre mostre, seppur con modalità e con intenzionalità molto diverse tra di loro, mettono in discussione qualunque dialettica netta tra queste polarità, indagando le zone intermedie e invitandoci a riflettere su come l’assenza di limiti divisori definiti sia proprio la condizione in cui riusciamo a convivere con le insicurezze e le fragilità insite ad ogni essere umano.
In questo senso, la mostra “Reverse”, pensata appositamente per la Tenuta Dello Scompiglio, prende forma a partire dall’idea di natura morta come genere pittorico, legandolo alla sua genesi e alla sua evoluzione nel corso della storia dell’arte. Lo spazio espositivo, sezionato asimmetricamente, genera due punti di vista apparentemente contrapposti che diventano rispettivamente il fronte e il retro del lavoro, rimandando in questo caso alla tela del pittore e alla tradizione che vede la nascita della pittura di natura morta sul retro del supporto. Il lavoro indaga l’archeologia della natura morta attraverso un processo di costruzione installativa che avviene in loco in cui l’illusione percettiva determina ed evoca due relazioni, da un lato quella tra spazio e oggetto e, dall’altro, tra la natura morta e lo spettatore. Mentre nella prima si evidenzia la rilevanza dell’oggetto stesso attraverso le modalità classiche di utilizzo di alcuni elementi come ad esempio lo specchio, la nicchia, il trompe l’oeil e i tendaggi, nell’altra, viene rappresentato il valore storico artistico delle modalità di visione, tra fronte, retro e illusione.
In termini completamente diversi, ma dando vita a una narrazione complementare, Cecilia Bertoni indaga la relazione tra il vivere e il morire, tra il corpo come prigione e la transizione dell’anima come liberazione attraverso due lavori che si specchiano e si riflettono a partire da un limite che si dissolve. “RUBEDO” è un’avvolgente video installazione che si svela sul retro dello spazio espositivo e che attinge alla tematica della morte e del morire, ma racconta anche della rilevanza e dell’instabilità del vivere, in senso individuale e collettivo, nelle sue affinità coi misteri e l’immaginario del processo alchemico. Un ambiente unico circonda il visitatore e lo trasporta verso un altrove disincarnato in cui la transizione e la trasformazione di ogni gesto quotidiano diventano rituale. Al contrario, il video “On the corner,” presentato per la prima volta nel 2019 come installazione site specific parte della omonima performance e qui riproposto in versione da archivio, rievoca la tematica da un’altra prospettiva. In questa, il corpo può essere accogliente, muovendosi, portandoci nel mondo, comunicando, ma può anche diventare inospitale attraverso un dolore fisico che ci imprigiona e ci isola in uno spazio sempre più limitato, pericolante e solitario dal quale vorremmo evadere. Entrambi i video, contrapposti anche dalle scelte estetiche e sonore, seguono la storia di un’unica figura che muta, balla, ride, cammina, viaggia, riposa, si abbandona e prende consapevolezza di ogni errore, caduta e incertezza.
Rubedo, durata: 24’24’'
On the corner, durata: 18’02’'
Il Progetto Dello Scompiglio ideato e diretto dalla regista e artista Cecilia Bertoni, prende vita nella omonima Tenuta, situata alle porte di Lucca, sulle colline di Vorno; una realtà in cui le attività legate alle arti visive e performatiche negli spazi interni ed esterni e il dialogo e le attività con la terra, con il bosco, con la fauna, con l’elemento architettonico contribuiscono a una ricerca di cultura. Ogni scelta relativa al Progetto è perciò valutata in relazione alla propria sostenibilità ambientale, attraverso forme di interazione e di responsabilità. All'interno della Tenuta Dello Scompiglio, accanto all'Azienda Agricola e alla Cucina Dello Scompiglio, opera l'omonima Associazione Culturale. L'Associazione dal 2007 crea, produce e ospita spettacoli, concerti, mostre, installazioni; realizza residenze di artisti, laboratori, corsi e workshop; organizza e propone itinerari performatici all’aperto, visite guidate, lezioni Metodo Feldenkrais®; gestisce lo Spazio Performatico ed Espositivo (SPE). Una particolare attenzione è dedicata infine alle attività culturali per bambini e ragazzi, con rassegne teatrali, laboratori e campi estivi. www.delloscompiglio.org