Al Mattatoio di Roma una mostra racconta i giovani architetti della città
Da chi è formata la nuova generazione di architetti romani? Quali professionisti operano nel contesto architettonico dell’Urbe? Al Mattatoio di Roma una mostra analizza lo scenario attuale, dimenticandosi la presenza femminile
Negli spazi espositivi del Mattatoio a Roma, fino al 15 ottobre 2023 è possibile conoscere una nuova generazione di architetti romani, pronta a consolidare la scena architettonica capitolina sulle orme dei Maestri della storica scuola romana secondo novecentesca. Sono tre i piani di lettura su cui si struttura la mostra Roma Novissima. Direzioni contemporanee del Progetto d’architettura a Roma, che curata dal team di WAR – Warehouse of Architecture and Research presenta i lavori – editoriali, progettuali, fotografici e di ricerca – di alcuni giovani professionisti operanti nella Capitale. Il primo – Cronaca – tramite lo strumento del fotomontaggio (opera del gruppo WAR) delinea, con l’ausilio della sintesi fotografica, un ipotetico linguaggio comune di tutte quelle “non Architetture”, prive di particolare valore autoriale o “stilistico” che costellano l’Urbe. Segue Osservatorio, sezione nella quale sono raccolte le attività di ricerca, trasmissione e catalogazione di alcune delle piattaforme contemporanee (Conformi, Il Contrafforte, H501 e Panteon Magazine). Infine, in Mosaico, vengono riuniti i lavori di undici studi capitolini under 40 “distintisi per la capacità di coniugare e comunicare ricerca e progetto, su scala locale, nazionale ed internazionale”, ovvero Sofia Albrigo, AUT AUT, Azzariti-Cappella, Brunelli-Ann Minciacchi, EXPAND, GICO, Grazzini-Tonazzini-Colombo, LATITUDE, SET, SUPERVOID, WAR.
La mostra sulla nuova generazione di architetti romani
Il progetto di allestimento, opera di Moreno Giconi e WAR, è schematico ma di efficace comunicabilità: lo spazio è suddiviso in tre aree, tematizzato dalle chiavi di lettura già menzionate. La Tavola degli Orrori, il sopracitato fotomontaggio attuo a codificare il linguaggio della “non Architettura” romana, è protagonista in Cronaca. Anticipato da un’installazione di Conformi che funge da “dogana” tra gli spazi dedicati al progetto architettonico e la ricerca, Osservatorio propone quindi i lavori – di grafica, ricerca ed editoria indipendente –, rispettivamente di H501, Il Contrafforte e Panteon Magazine. Interessante, e indubbiamente in grado di sollecitare la curiosità dell’ospite, è il tappeto raffigurante la celebre assonometria che apre ogni numero della rivista Panteon. Succede poi Mosaico, dove gli studi professionali sono chiamati a un duplice contributo. Da un lato propongono al pubblico le proprie esperienze progettuali, quali interventi di restauro – come nel caso dello studio Grazzini-Tonazzini-Colombo –, partecipazioni a concorsi di particolare rilevanza nazionale – come quello per il nuovo Museo della Scienza di Roma, con i progetti degli studi SET, SUPERVOID, Gico, AUT AUT –, o allestimenti e concorsi in scala locale – come il materiale di Sofia Albrigo, Brunelli-Ann Minciacchi, EXPAND e LATITUDINE. Dall’altro si cimentano tutti sul tema della progettazione sul fiume Tevere, questione identitaria dell’ambiente architettonico della città. In mostra anche modelli plastici, realizzati da Modelab, e la maquette del Tevere: unica opera tridimensionale che gerarchizza i volumi espositivi limitrofi. I testi critici sono stati curati da penne autorevoli quali Michele Masneri, Matteo Costanzo e Clementina Barucci che hanno saputo trasmettere, e codificare nero su bianco, l’operato esposto.
Roma e l’architettura contemporanea
Indubbio è come l’intento della mostra – più o meno dichiarato – sia quello, oltre che di indagare la Capitale sotto il suo aspetto architettonico, di delineare – facendone conoscere gli attori – un nuovo scenario locale: giovane, si distacca per esperienze formative e peculiarità operative, dovute ad un normale decorso e mutamento della storia, dalle generazioni precedenti pur guardando con attenzione alla stagione dei grandi Maestri della Scuola romana del secondo Novecento. Un riferimento intuibile già dal titolo della mostra, Roma Novissima, lapalissiano omaggio alla Biennale del 1981 curata da Paolo Portoghesi, recentemente scomparso.
In un dibattito quotidiano che vede protagoniste le “due Capitali d’Italia”, Milano e Roma, è auspicabile il delinearsi (e forse il recupero) di una pulsante scena capitolina, in cui possa riequilibrarsi il dibattito architettonico dopo quello “sbilanciamento verso settentrione” che ha lasciato i professionisti del Centro Italia orfani di un ambiente nel quale riconoscersi. Il possibile riavvicinamento del dibattito nazionale alla Capitale, supportato da realtà operative capaci e interessate alla valorizzazione della stessa, comporterebbe anche una riscoperta e una sensibilizzazione verso la città di Roma che, momentaneamente, si presenta – a tratti – dormiente e in secondo piano rispetto all’altro grande polo architettonico italiano: Milano.
La mobilitazione di roma maschissima
Sappiamo tutti come le peculiarità urbane di Roma mal si coniugano con i ritmi e i modelli di una società globalizzata, ma ciò non deve comportare un disinteresse verso di essa: piuttosto, anzi, dovrebbe stimolare il dibattito, la pratica e la ricerca, alla concretizzazione di un modello operativo, di un modus operandi unico e cucito appositamente per la città. In termini di dibattito sociale, la mostra sembra aver intanto già fatto deflagrare il confronto nel contesto romano: come dimostra la mobilitazione Roma Maschissima – attivata da architette romane – tramite un manifesto e una lettera aperta, lo scenario architettonico appare ancora vittima dell’annoso problema del gap di genere. In mostra a esporre, come fanno notare le architette di Roma Maschissima, sono quasi esclusivamente uomini, in un ambiente – dati alla mano – dove, invece, la presenza del genere femminile è superiore a quello maschile.
Giovanni Manfolini
www.mattatoioroma.it
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