Chrysalis. The Dream of the Butterfly. Riflessioni su una mostra a Ginevra

Il tema della trasformazione, della metamorfosi, della questione di genere ricordando una storica esposizione a cura di Jean-Christophe Amman del 1974 sono stati al centro di una mostra al Centre d’Art Contemporain di Ginevra. Le riflessioni di Laura Cherubini

Il pulcino “tutto allegro e cerimonioso” uscito dall’uovo con cui l’affamato burattino Pinocchio voleva saziarsi lo saluta così: “mille grazie signor Pinocchio, d’avermi risparmiato la fatica di rompere il guscio! Arrivedella, stia bene e tanti saluti a casa!”. Commenta Giorgio Agamben: “se l’uovo è davvero un’allegoria della generazione e della rigenerazione, Pinocchio riesce allora a fare come ierofante per il pulcino ciò che non può né vuole fare per sé: nascere e trasformarsi” (Pinocchio, Einaudi, Torino 2021). Poco prima Agamben ci aveva ricordato che, nella tradizione esoterica, l’uovo è simbolo misterico, simulacro del mondo e principio di generazione.

Pinocchio di Collodi, la favola esoterica

D’altra parte, l’intero libro di CollodiPinocchio, una favola esoterica, un romanzo di formazione, è la storia di continue trasformazioni. Quella principale del protagonista da burattino a ciuchino, da ciuchino attraverso l’immersione nelle acque di nuovo a burattino, e poi finalmente a ragazzo. Ma anche la bambina dai capelli turchini muore e si trasforma in donna, in fata. È un libro pieno di morti e resurrezioni, compresa quella del Grillo parlante. Ci sono gli ibridi, come il Gatto e la Volpe, ci sono il Corvo, la Civetta, la Lumaca. 
Ed è proprio dalla lettura di questo libro alle sue bambine che Andrea Bellini è partito per una costruzione fantastica messa in scena attraverso figure della contemporaneità al Centre d’Art Contemporain di Ginevra. 
Crisalide è lo stadio intermedio della trasformazione dal modesto e bruttino bruco alla bellissima e variopinta farfalla. È quindi emblema della metamorfosi per eccellenza, momento di passaggio effimero e piuttosto veloce, visto che dura circa dodici giorni. Il bruco secerne un filo di seta e si costruisce una casa, un bozzolo, all’interno del quale avviene il processo di trasformazione. Crisalide è dunque il cambiamento perpetuo di una identità cangiante e mai stabile e fissa.

De Franceschi, Tra sogno e realtà
De Franceschi, Tra sogno e realtà

Le metamorfosi da Apuleio ad Alberto Savinio

Di certo Alberto Savinio dimostra una grande confidenza con gli animali e in particolare con le loro contaminazioni con gli umani: quando deve ritrarsi sceglie le sembianze del gufo. Questa consuetudine deriva forse dal fatto che la finestra della camera dei giochi di Savinio dava su una catena di monti, tra i quali si ergeva come vetta più alta il Pelio, dimora di quel centauro Chirone che fu maestro di Achille. Quel che appare certo è che degli animali interessa a Savinio l’aspetto umano (o forse il contrario?), secondo una tradizione filosofica e letteraria rintracciabile negli antichi bestiari e nei trattati di astrologia e mnemotecnica che collega gli animali a vizi e virtù (si pensi allo Spaccio della bestia trionfante di Giordano Bruno). D’altra parte, Savinio, lettore prima ancora che scrittore, è un grande appassionato dell’Apuleio delle Metamorfosi: “Mi sto rileggendo in questi giorni quel libro di Lucio Apuleio che dal titolo originale si chiama Le Trasformazioni, e che comunemente è chiamato L’Asino d’Oro. Sarà la quinta o sesta volta che me lo rileggo. Ogni volta me lo leggo meglio“. Non ama invece, e lo sottolinea, un libro dal titolo quasi analogo, La Metamorfosi di Franz Kafka. Il fatto è che “nella ragionata fantasia degli antichi, la metamorfosi, il ‘mutamento di faccia’, non è atto irrazionale, mostruosità ingiustificata, ma la conseguenza di qualcosa: premio o punizione; talvolta, come la trasformazione delle tre sorelle in rondini, la poetica espressione di una ‘scoperta’ psicologica. Invece la metamorfosi di Gregor Samsa in ‘enorme insetto immondo’ non è una punizione né tantomeno un premio: è una di quelle malattie orrende, fulminee, inesplicabili, inguaribili, che usano scoppiare nei paesi che vivono fuori della giurisdizione igienica della ‘mente latina’”. 

La metamorfosi secondo Gregor Samsa e Luciano di Samosata

D’altra parte, altro autore prediletto da Savinio è Luciano di Samosata, di cui introduce e annota l’opera. Lucio o l’asino è uno scritto del periodo sofistico di Luciano che avrebbe attinto alla stessa fonte di Apuleio: “al tempo di Luciano le metamorfosi erano di moda…Per i grandi decadenti del II secolo le metamorfosi sono i misteri della religione naturalistica decaduti dalla loro primitiva religiosità e trattati offenbachianamente. Alcuni tentativi di trattare offenbachianamente e anzi più che offenbachianamente anche i misteri della religione cristiana, furono fatti dal surrealismo francese tra il 1920 e il 1930 (vedi l’Immaculée Conception di Breton e Eluard, vedi un film come Le chien andalou); ma la piccolissima eco di quei tentativi e la loro rapida estinzione dimostrano quanto vivo ancora e solido è nel mondo lo spirito cristiano“. Una curiosa annotazione è formulata da Savinio in Maupassant e l’altro: sull’insegna del fotografo di Volo che aveva ritratto Savinio bambino e la sua famiglia c’era un’insegna su cui era scritto Photogràphos kai zoogràphos il che significa ‘fotografo e graffitore degli zoa ossia scrittore dell’immagine degli animali’ come si dice in greco per dire pittore“. Pittore degli animali per eccellenza è Savinio. Uomini e donne uccello popolano la sua opera e quando in La Nostra Anima deve raffigurare Psiche le dona una testa da pellicano. Pensa infatti che le ragazze pellicano siano le più belle.

Andrew Kudless, Chrysalis III, 2012
Andrew Kudless, Chrysalis III, 2012

La mostra Chrysalis. The Dream of the Butterfly

La nostra stessa specie discende dalle altre specie, non solo umane. Tutti gli esseri viventi di questo mondo sono correlati geneticamente, per discendenza” scrive Andrea Bellini. “Con i nostri fedeli amici, i cani, condividiamo circa l’84% dei geni, mentre con gli scimpanzé arriviamo a condividere il 98,8 % del DNA. Con le piante condividiamo circa il 50 % dei nostri geni”. E prosegue “La mostra Chrysalis. The Dream of the Butterfly nasce come omaggio alla implacabile forza della metamorfosi, all’incessante trasformazione del mondo e di tutti gli esseri organici e inorganici che lo abitano. Ogni opera in questa mostra esiste in bilico tra uno stato e l’altro: ogni essere è osservato nel procinto di diventare altro, nel suo fluttuare tra molteplici identità”. Questa mostra contesta la nozione stessa di identità. Come insegnano le Metamorfosi di Ovidio, soprattutto per le figure femminili, come Dafne, mutata in alloro per sfuggire ad Apollo, si è trattato di una strategia di sopravvivenza. La mostra nega ogni tentativo di categorizzazione e sposa l’avventura, poetica e politica, della transizione.
Il percorso espositivo segue la via di un percorso iniziatico attraverso artisti di diverse generazioni e provenienze. Si tratta di un tragitto intellettuale e culturale molto complesso, e potremmo francamente dire irto di difficoltà; tuttavia, la mostra ha attratto un gran numero di visitatori. Secondo Charlotte Laubard questo è avvenuto per la forte omogeneità degli allestimenti di opere diverse in ogni sala dell’esposizione che pur facendo mostra di differenze si snoda attraverso una strada fatta di passaggi in un certo senso necessari e quasi imprescindibili l’uno dall’altro. In un certo senso, in un insieme così sfaccettato e diversificato, ogni opera è una lente attraverso cui vedere il senso del tutto. Molto importante si rivela il riferimento a una mostra premonitrice, Transformer. Aspekte der Travestie aperta nel marzo 1974 al Kunstmuseum di Lucerna. Jean-Christophe Amman, come sempre pioniere in anticipo sui tempi, esplorava la nozione di gender (il titolo era tratto da un album di Lou Reed).

Mayara Yamada, 2021. Courtesy of Fernanda Liberti and Labo Young
Mayara Yamada, 2021. Courtesy of Fernanda Liberti and Labo Young

Le opere di Chrysalis. The Dream of the Butterfly

Il nucleo iniziale della mostra è un piccolo disegno del 1922 della pittrice e scrittrice francese Marguerite Burnat-ProvinsLa vieille coquette et son conseiller, che raffigura volti umani ibridati con tratti animali. Questa ibridazione attraversa l’intera mostra. Al centro della stessa sala un artista che in tutto il suo lavoro ha praticato ibridazione e contaminazione: Luigi Ontani. E guarda caso l’opera è una scultura che rappresenta proprio quel cruciale elemento simbolico: l’uovo. Fusione tra donne e animali anche per Grisélidis Réal artista, poetessa, lavoratrice del sesso e fondatrice di Aspasia, associazione nata per difendere i diritti delle prostitute. La pittura è terreno per esprimere liberamente rivolta e ribellione.
Sin Wai Kin ha creato una galleria di personaggi personalmente interpretati che alludono a una pluralità di identità possibili, in questo caso presenta il video di una performance realizzata in un giardino d’acqua: “In un lussureggiante paesaggio naturale e sonoro, l’artista si presenta come un essere metamorfico e cangiante, ispirato alle maschere dell’Opera cinese” (Bellini). Presenta anche salviette struccanti con le impronte del make-up.
Una serie di foto realizzate in collaborazione con il fotografo Fergus Greer tra il 1988 e il 1994 rappresenta un’iconica figura dell’universo underground londinese degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta: Leigh Bowery stravagante performer che ha influenzato il mondo della moda. C’è un’altra opera di Ontani, un’ibrida figura bifronte che indossa un eccezionale costume scultoreo. Da un lato il becco di un rapace dall’altro, come sempre, il volto dell’artista. Sulle sue labbra si posa una farfalla (Ontani diceva sempre di aver anticipato il notissimo, iconico, manifesto del film del 1991 di Jonathan DemmeIl silenzio degli innocenti, dove la farfalla sigilla le labbra della protagonista). 

Ventura Profana. THE POWER OF THOSE WHO PRAY, 2021. Full HD video, 2.55'. Photo Igor Furtado, 2021
Ventura Profana. THE POWER OF THOSE WHO PRAY, 2021. Full HD video, 2.55′. Photo Igor Furtado, 2021

Questioni di genere, tatuaggi, trasformazioni

Il tatuaggio è un altro elemento di trasformazione del proprio corpo su cui si concentra l’attenzione. Ventura Profana esibisce con orgoglio il proprio corpo trans, mentre un uomo con occhiali da sole le sta tatuando tra le natiche la parola “familia”, una famiglia la cui storia deve essere completamente riscritta. Tema ricorrente in mostra è quello delle mille possibilità del travestitismo, come nella pratica di Marcel Bascoulard. Mathilde Rosier lavora sulla fusione tra figura umana e forme naturali. Agnes Questionmark si trasforma in creatura marina che fluttua nelle acque cangianti (performance Falling in water, 2021). Ha scritto Gérard Genette che ciò che vede Narciso è “un’immagine in fuga, giacché l’elemento che la sostiene e la costituisce è destinato per essenza a sparire. L’acqua è il luogo di tutti i tradimenti e di tutte le incostanze”.   
Due grandi bellissime carte di Kiki Smith rappresentano una donna-cervo (forse memore di Frida Kahlo?). Infine, l’ultima, ma non definitiva metamorfosi, quella della morte: Hochbett del 2016 è una meditazione sulla morte dell’artista tedesca Raphaela Vogel in viaggio in Georgia all’impossibile ricerca del padre che non c’è più.
Il testo di Andrea Cortellessa si apre con una straordinaria azione ispirata alla figura in between della Crisalide (1972) con Claudio Cintoli che esce da un sacco-bozzolo. Cortellessa ricorda inoltre l’importante figura androgina già nel nome Claude Cahun. Su tutto le parole di Arthur Rimbaud: “Je est un autre”.   

Laura Cherubini 

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