Ecco com’è andato a Mestre al festival di danza Venere in Teatro

Poesie del vuoto, questo il tema scelto per l’edizione 2023, ha abbracciato diciassette tra performance e concerti, videodanza, laboratori, talk e massaggi shiatsu

Alla sua terza edizione, Venere in Teatro si conferma un’occasione preziosa per esperire creazioni di danza e performance della scena nazionale e internazionale, grazie anche al lavoro curatoriale dell’APS Live Arts Cultures (LAC) con Perypezye Urbane, del sostegno di MIC e di varie istituzioni e partner locali, nella ricerca continua di un dialogo con il territorio.

La rassegna Venere in Teatro

A due passi da Venezia, immerso nel verde e nella laguna di Forte Marghera — una fortezza ottocentesca ed ex-caserma dell’esercito, ora sede di diverse associazioni, atelier e punti di ristoro — Venere in Teatro, ancora prima di essere un evento performativo, diventa esso stesso un punto di incontro sensoriale molteplice. Un luogo speciale, in cui ci si inoltra solo a piedi, e che, nonostante la gentrificazione degli ultimi anni, conserva intatta la sua essenza, tra bunker, gatti e radure, predisponendo da subito il pubblico a un’esperienza preziosa, al contempo cinetica e sensoriale. Non ci sono sale teatrali formali, ma diversi luoghi, come capannoni ed ex-magazzini, che vengono ridiscussi e preparati ogni volta in base alle necessità artistiche. Venere in Teatro, così, esplicita la performatività degli spazi, convocando quel tessuto di relazioni specifiche propulsive, peculiari dei festival.

Harleking, Festival Venere In Teatro, Mestre, 2023. Photo Lorenza Cini
Harleking, Festival Venere In Teatro, Mestre, 2023. Photo Lorenza Cini

Venere in Teatro: il tema

Poesie del vuoto, il tema scelto per questa edizione, ha abbracciato diciassette tra performance e concerti, videodanza, laboratori, talk e massaggi shiatsu, individuando quei progetti creativi capaci di intercettare il vuoto nelle sue varie declinazioni sceniche. La precisa direzione artistica di Marianna Andrigo (per LAC) e dei co-curatori Giuseppe Esposito e Giovanni Sabelli Fioretti (per Perypezye Urbane) accetta la sfida di portare creazioni, fra cui alcune meno recenti, che in modo diverso hanno saputo segnare la scena performativa contemporanea. Questa non necessaria urgenza di richiamare al nuovo a ogni costo, ma il presentare dei lavori che hanno già una loro vita, li carica di nuove possibilità, riconfigurandoli attraverso il tema affrontato e spazializzato nel contesto specifico del Forte.
Tra gli spettacoli visti, Fuego di C.G.J. Collettivo Giulio e Jari, vede i due performer, Giulio Petrucci e Jari Boldrini, vestiti con copricapi dal sapore antico e nomade allo stesso tempo, spostarsi nello spazio vuoto del Capannone 32, generando un circuito di dinamiche e ritmi ad alta intensità, grazie anche alla musica live di Simone Grande: traiettorie di movimento si espongono e si contraggono, creando una coreografia capace di farsi deserto, come quando si alza la sabbia graffiante. In un ex-magazzino, l’assolo My Lonely Lovely Tale di Simone Cisternino, parte, invece, dal mito di Narciso per allargare alla possibilità della solitudine di farsi trasformazione, grazie a una magistrale e intensa partitura coreografica, giocata tra gestualità teatrale, fisicità atletica e un’integrata narrazione video. Cisternino coreografa non solo il suo corpo, ma riesce a scolpire l’aria, definendo lo spazio narrativo e drammatico. Il potente e grottesco Harleking di Panzetti/Ticconi condensa, poi, un linguaggio di maschere senza le maschere. Risate tragiche, sguardi di sfida, movimenti pantomimici sono tra gli elementi coreografici di questa intensa partitura calibrata al millimetro. Presentato in uno spazio senza una frontalità specifica, AL LAVORO! performans di Loup AbramoviciTomaž GromTeja RebaŠpela Trošt è un progetto performativo crudo sulle implicazioni del lavoro, tra i concetti di tortura e di cura. Dalla scrittura sul corpo della performer nuda da parte degli spettatori, al continuo adattamento del pubblico agli spazi della performance stessa, il lavoro non ammicca a nulla, non crea nessuna falsa speranza spettacolare, nessuna epifania o happy end. Grazie a precise azioni sceniche — come lo svestirsi per stendersi al sole e ascoltare il nulla — la performance rende il vuoto tangibile. Nello stesso spazio, ma questa volta ancora più oscuro, la performance Solastalgic Friction del duo italo-tedesco VestAndPage è un canto per esplicare un disagio esistenziale causato dal cambiamento ambientale. Caratterizzato da un forte impatto scenico e sonoro, in cui coesistono pezzi di vetro rotto e cubi di ghiaccio che lentamente si sciolgono alle temperature ancora alte di settembre, il progetto si sviluppa attraverso una narrazione tra due corpi in relazione. 

Il progetto complessivo di Venere in Teatro

Venere in Teatro, e più in generale l’operato di LAC che, durante l’anno, si articola in residenze artistiche, incontri formativi e una rassegna, intercettano un vuoto istituzionale — inteso come mancanza — per quanto concerne la danza contemporanea, e dialogano con esso, rappresentando così un’oasi programmatica importante nello spesso mercificato panorama culturale mestrino-veneziano. Tra le sue maggiori forze, oltre le scelte curatoriali, la volontà costante nel creare comunità artistiche e spettatoriali aperte, attraverso un lavoro continuativo e appassionato, rivolto a ritrovare il senso di una collettività civile nel difficile contesto culturale e cittadino locale. 

Elisa Frasson

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più