Le grandi mostre da vedere questa settimana durante l’Art Week di Parigi
Da Mark Rothko a Vincent Van Gogh, da Antony Gormley a Berthe Morisot: tutte le imperdibili mostre che animano la capitale francese durante l’edizione 2023 di Paris+
Durante la settimana di Paris+ par Art Basel, la fiera d’arte contemporanea più attesa della stagione parigina che si terrà quest’anno dal 19 al 22 ottobre 2023 al Grand Palais Éphémère, numerose istituzioni e fondazioni della capitale propongono una programmazione culturale d’eccezione. Ecco le mostre da non perdere o da riscoprire.
Peter Doig e Van Gogh al Musée d’Orsay
Amedeo Modigliani all’Orangerie
Mark Rothko alla Fondation Louis Vuitton
Le mitologie americane alla Bourse de Commerce
Issy Wood e Akeem Smith alla Fondation Lafayette Anticipation
I disegni di Picasso al Centre Pompidou
Nicolas de Staël e Dana Schutz al Musée d’Art Moderne
Antony Gormley al Museo Rodin
Berthe Morisot al Musée Marmottan-Monet
Le 6 mostre del Palais de Tokyo
Figura chiave della scena artistica britannica sin dai primi anni Novanta e assente nel panorama parigino dal 2008 – quando il Musée d’Art moderne de la Ville de Paris gli dedicò la sua prima grande mostra personale nella capitale francese – Peter Doig (Edimburgo, 1959) è oggi considerato uno dei più grandi pittori viventi. Dal 2007 le sue opere si mantengono sul palmarès degli artisti contemporanei più quotati al mondo, nel 2017 secondo solo a Jean-Michel Basquiat.
Per questo eccezionale contrappunto alle opere del Museo d’Orsay, l’artista ha scelto di presentare una selezione dei suoi dipinti più emblematici, che affrontano le problematiche moderniste della prospettiva, del colore, del luogo e dell’ambientazione.
Affascinato da vasti spazi in cui il rapporto dell’uomo con l’ambiente circostante è costantemente in gioco, Peter Doig vede nella natura una fonte di ispirazione incommensurabile. Le sue figure solitarie, i paesaggi eterei, le scene notturne e la luce irreale evocano le ricerche della modernità, suggerendo al contempo un nuovo linguaggio visivo proprio alla singolarità dell’esistenza contemporanea.
Organizzata dal Museo d’Orsay in collaborazione con il Museo Van Gogh di Amsterdam, Van Gogh à Auvers-sur-Oise. Les derniers mois è la prima grande mostra dedicata alle opere dipinte dall’artista durante gli ultimi due mesi della sua vita. Accompagnata da un catalogo illustrato, l’esposizione presenta le più recenti ricerche su questa importante fase della produzione di Van Gogh e pone l’accento sulla figura di Paul Gachet (1828-1909) medico collezionista vicino a Cézanne, Guillaumin e Pissarro, nonché pittore e incisore dilettante con lo pseudonimo di Paul van Ryssel, che nel 1858 scrisse la sua tesi di laurea sulla malinconia.
Al suo arrivo a Auvers-sur-Oise il 20 maggio 1890, dove si tolse la vita due mesi e nove giorni più tardi, Van Gogh si dichiara affascinato dal villaggio e dai suoi dintorni, “gettandosi nel lavoro” per calmare le ansie e dimenticare la malattia. Dei 74 dipinti realizzati interpretando liberamente la realtà del paesaggio circostante, 13 spiccano per il formato insolito, chiamato “doppio quadrato”. Van Gogh ideò deliberatamente un formato allungato (di 50 centimetri per 1 metro) per accentuare la tensione delle prospettive, e vi dipinse 12 paesaggi e un ritratto in altezza. La mostra riunisce per la prima volta 11 opere significative di questo gruppo, e comprende i suoi ultimi tre dipinti.
Alle soglie di una “nuova pittura”, Van Gogh seppe dare alle sue esplorazioni plastiche una grande libertà che la mostra al Musée d’Orsay permette al pubblico di apprezzare nella sua vera dimensione.
Parigi // fino al 21 gennaio 2024
Peter Doig
Parigi // fino al 4 febbraio 2024
Van Gogh à Auvers-sur-Oise. Les derniers mois
MUSÉE D’ORSAY
Rue de la Légion d’Honneur 1
https://www.musee-orsay.fr/
Ne abbiamo già parlato su Artribune (qui), ma tra le mostre da vedere non possiamo non citare Amedeo Modigliani. Un peintre et son marchand organizzata dal Musée d’Orsay nelle sale dell’Orangerie.
Celebre per i suoi sensuali nudi femminili e per i suoi ritratti, caratterizzati dai volti stilizzati, colli affusolati e sguardi spesso assenti, Amedeo Modigliani (Livorno, 1884 – Parigi, 1920) è tra le figure più interessanti della Parigi di inizio Novecento. Riunendo più di un centinaio di dipinti emblematici, una cinquantina di disegni e una dozzina di sculture, tutte provenienti da importanti collezioni pubbliche internazionali, e con pochissimi prestiti da collezioni private, la mostra di Modigliani presenta tutte le opere passate tra le mani del suo gallerista Paul Guillaume, e l’influenza che quest’ultimo ebbe sulla carriera dell’artista italiano oggi più desiderato al mondo nelle sfere del mercato dell’arte.
Parigi // fino al 15 gennaio 2024
Amedeo Modigliani. Un peintre et son marchand
MUSÉE DE L’ORANGERIE
Jardin des Tuileries, Place de la Concorde
https://www.musee-orangerie.fr/
Sono centoquindici le opere del pittore Mark Rothko (Daugavpils, 1903 – New York, 1970) che la Fondation Louis Vuitton presenterà al pubblico dal 18 ottobre al 2 aprile 2024. Una retrospettiva colossale per uno degli artisti americani più celebri di sempre.
Provenienti da importanti collezioni istituzionali, tra cui la National Gallery of Art e la Phillips Collection di Washington, la Tate di Londra, la Fondation Beyeler di Basilea e il MoMA di New York, nonché da importanti collezioni private internazionali tra cui quella della famiglia dell’artista, le opere occuperanno tutti gli spazi della Fondazione, seguendo un percorso cronologico che ripercorre la carriera dell’artista dai suoi primi dipinti figurativi fino all’astrazione che definisce oggi il suo lavoro.
Nel 1958, fu commissionata a Rothko la produzione di una serie di murales per il ristorante Four Seasons progettato da Philip Johnson per il Seagram Building, di cui Ludwig Mies van der Rohe dirige in quegli anni la costruzione a New York. Alla fine del progetto Rothko rinuncia alla consegna dell’ordine e decide di tenere l’intera serie per sé. Undici anni dopo, nel 1969, l’artista donerà alla Tate nove dei dipinti inizialmente realizzati per il Four Seasons, costituendo una sala esclusivamente dedicata al suo lavoro all’interno delle collezioni. Il set della Tate, che si distingue dalle precedenti pitture per le sue tinte di un rosso intenso, è presentato eccezionalmente nella mostra parigina, come anche la prima Rothko Room proveniente dalla Phillips Collection di Washington, che nel 1960 gli dedicò una sala permanente, progettata in stretta collaborazione con il pittore.
Il processo di ricerca costante che Rothko operò attraverso le sue opere, la sua volontà di impegnarsi in un dialogo senza parole con lo spettatore e il suo rigore nel rifiutare di essere visto come un “colorista”, fanno sì che questa mostra offra una nuova lettura del suo lavoro, in tutta la sua reale pluralità.
Parigi // fino al 2 aprile 2024
Mark Rothko
FONDATION LOUIS VUITTON
Avenue du Mahatma Gandhi Bois de Boulogne 8
https://www.fondationlouisvuitton.fr/
Attraverso la retrospettiva su Mike Kelley, la mostra di Lee Lozano e le installazioni di Ser Serpas e Mira Schor, quattro artisti americani di diverse generazioni cari alla Collezione Pinault, la nuova stagione alla Bourse de Commerce esplora e decostruisce in modo radicale alcuni dei temi più forti delle “mitologie americane”, e con esse dell’immaginario collettivo. Dagli anni Sessanta per Lee Lozano, dagli anni Settanta-Ottanta per Mira Schor e Mike Kelley, e dal 2010 al 2020 per Ser Serpas, questi artisti contribuiscono insieme a dipingere un ritratto aspro e disilluso dell’America, attraverso soggetti che affrontano la società contemporanea in generale.
In particolare, la retrospettiva dedicata a Mike Kelley (Wayne, 1954 – South Pasadena, 2012), tra i più influenti della fine del XX e dell’inizio del XXI secolo, offre un nuovo sguardo su un’opera inclassificabile, attraverso i suoi pezzi più importanti.
La mostra presenta infatti una sequenza di diversi lavori e ambienti immersivi, tra cui gli spettacolari Kandors, città del futuro sotto campane di vetro, raramente esposti al pubblico e qui riuniti insieme nello spazio austero della Rotonda. Una sezione importante è dedicata inoltre a quelle che l’artista definiva “storie minori” della sua pratica, ovvero tutta quella produzione di disegni, fotografie e scritti preparatori che contribuiscono ad illuminare il visitatore sul pensiero di Kelley, rivelandone con un velo di autoironia, la profondità, la durezza e la poesia che hanno contraddistinto la sua opera.
Parigi // fino al 19 febbraio 2024
Mythologies Américains
BOURSE DE COMMERCE
Rue de Viarmes, 2
https://www.pinaultcollection.com/fr/boursedecommerce/
La Fondazione Lafayette Anticipation presenta per la prima volta in Francia l’opera prolifica della giovane pittrice e artista multidisciplinare Issy Wood, acclamata dall’intellighenzia dell’arte internazionale, nonché dal mercato più preparato, come la nuova promessa del XXI secolo. Nata nel 1993 a Durham (North Carolina), Wood risiede oggi a Londra, città in cui vive e lavora dopo essersi diplomata alla Goldsmiths nel 2015 e alla Royal Academy nel 2018.
Musicista pop e fine osservatrice del mondo contemporaneo, Wood trascrive, attraverso dipinti di matrice figurativa, il suo sguardo divertito, colpito e talvolta sconcertato dai giochi di seduzione e di potere continuamente in atto nel nostro quotidiano. Un universo dallo stile classico misto a umorismo cinico, dove ossessioni, intimità e desiderio sono tradotti sotto forma di un diario personale.
Parallelamente alla mostra di Wood, Lafayette Anticipations presenta One last cry di Akeem Smith (Brooklyn, 1991), risultato della residenza che il giovane scultore e videoartista americano ha svolto nella sede della Fondazione tra aprile e ottobre 2023.
All’età di trent’anni Smith è già una figura di spicco nel mondo della moda e dell’arte. Fashion designer riconosciuto, le sue opere cercano di cancellare le distinzioni esistenti tra arte, moda e antropologia, opponendosi così agli standard dell’iconografia culturale occidentale. Interessato all’economia della produzione di immagini nelle sue forme politiche, sociali e commerciali, e al ruolo dell’artista come archivista, negli ultimi dieci anni ha raccolto un importante archivio di fotografie e video VHS che documentano la cultura Dancehall dagli anni Ottanta agli anni Duemila. La mostra One last cry presenta 13 anni di archivi di immagini che testimoniano e celebrano la cultura popolare jamaicana della sala da ballo, in gran parte assente dagli archivi istituzionali, sottoforma di lavori recenti.
Parigi // fino al 7 gennaio 2024
Issy Wood
Parigi // fino al 20 novembre 2023
Akeem Smith. One last cry
FONDATION LAFAYETTE ANTICIPATION
9, rue du Plâtre
https://www.lafayetteanticipations.com/
In occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973), il Centre Georges Pompidou organizza una delle più grandi retrospettive di disegni e incisioni di Picasso mai organizzata al mondo.
Intitolata Disegnare all’infinito, la mostra mette in luce la parte più prolifica della produzione creativa dell’artista spagnolo, e riunisce quasi mille opere tra cui taccuini, disegni e incisioni, la maggior parte dei quali provenienti dalla collezione del Museo Picasso di Parigi. Dai primi studi alle opere finali, il disegno è stato per Picasso un luogo di invenzione sempre rinnovato che spazia della linea, a volte serpentina altre a tratteggio, alle delicate sfumature del pastello, sino ai neri profondi dell’inchiostro. Questa esplorazione dell’opera grafica dell’artista, presentata come una sorta di diario compulsivo di cui i taccuini sono gli esempi più preziosi, offre un’immersione nel cuore del suo lavoro.
Contrapponendo capolavori riconosciuti a disegni presentati per la prima volta al pubblico, il percorso espositivo, sicuramente alquanto sperimentale, è stato volutamente pensato in modo discontinuo e non cronologico per creare echi tra periodi diversi e immergere così i visitatori nel vortice del genio creativo di Picasso.
Parigi // fino al 15 gennaio 2024
Picasso. Endlessly drawing
CENTRE POMPIDOU
Place Georges Pompidou
https://www.centrepompidou.fr/
Il Museo d’Arte Moderna di Parigi dedica una grande retrospettiva a Nicolas de Staël (San Pietroburgo, 1914 – Antibes, 1955), figura chiave della scena artistica francese del dopoguerra. Indifferente alle dispute del suo tempo e curiosamente anticonformista, l’artista di origine russa lascerà alla posterità un’opera ombrosa e solare allo stesso tempo, dal rigore compositivo e dalla determinazione cromatica unici nel suo genere. De Staël fu anche l’unico pittore della sua generazione a sentirsi a proprio agio sia con la figurazione che con l’astrazione pura, passando dall’una all’altra senza che sia possibile né opporre i due termini né dire quale dei due generi sia dominante.
Organizzata cronologicamente, la retrospettiva riunisce una selezione di circa 200 dipinti, disegni, incisioni e quaderni provenienti da numerose collezioni pubbliche e private, europee e statunitensi, tra cui un gruppo significativo di opere raramente – se non mai – esposte prima d’oggi. Accanto a capolavori iconici come il Parc des Princes (1952), la mostra ripercorre gli sviluppi successivi dell’artista, dai primi passi figurativi e dalle tele scure e opache degli anni Quaranta, al trasferimento nel Vaucluse, al famoso viaggio in Sicilia nel 1953 e infine agli ultimi mesi ad Antibes, in uno studio di fronte al mare.
La mostra che il Museo d’Arte Moderna di Parigi dedica a Dana Schutz (Michigan, 1976), presenta una quarantina di dipinti per lo più di grandi dimensioni, realizzati negli ultimi vent’anni dall’artista americana di fama internazionale. Organizzata in stretta collaborazione con il Louisiana Museum of Modern Art di Humlebæk (Danimarca), in occasione di questa prima esposizione in Francia i visitatori scopriranno una parte di produzione completamente inedita del lavoro di Schutz, che include sette sculture in bronzo, alcune delle quali create appositamente per l’occasione, e una ventina di disegni, gouache e acquaforte su carta.
Virtuosa del colore, Dana Schutz è una narratrice di storie: dipinge i legami che ci uniscono e le barriere che ci separano attraverso complesse composizioni cariche di una forte tensione drammatica. Le sue opere rappresentano spesso grandi scene di folla ed esplorano i temi dell’intimità, dell’artista al lavoro, della costruzione del sé e della società, rivelando costantemente la tensione tra individuo e gruppo.
Parigi // fino al 21 gennaio 2024
Nicolas de Staël
Parigi // fino all’11 febbraio 2024
Dana Schutz
MUSÉE D’ART MODERNE DE PARIS
Avenue du Président Wilson 11
https://www.mam.paris.fr/
Il Museo Rodin accoglie Antony Gormley (Londra, 1950), con una mostra che investirà tutti gli spazi del museo, dal giardino alla sala delle esposizioni temporanee, nonché le collezioni permanenti e la Galleria dei Marmi.
Un corpus di opere significative della carriera dell’artista britannico sarà esposto accanto a quelle di Auguste Rodin, considerato il padre della scultura moderna, invitando i visitatori a riflettere su ciò che accomuna i due scultori: il desiderio di utilizzare il corpo umano come soggetto della scultura, ma anche come oggetto e fonte di ispirazione. È nella volontà di liberare la pratica scultorea dai canoni classici, attraverso l’utilizzo di forme, materiali e tecniche ultra-contemporanee, che Gormely cerca il dialogo con Rodin in un’ottica extra-temporale. Critical Mass II (1995), considerata dall’artista la massima espressione del suo tentativo di ridare vita alla scultura, è l’installazione principale della mostra. Composta da sessanta sculture a scala umana, collocate in posizioni diverse e individuanti dodici posizioni fondamentali del corpo umano, l’opera occupa l’intera sala dedicata alle esposizioni temporanea e il giardino.
Intitolata Critical Mass, la mostra offre anche una visione dei metodi di lavoro di Gormley con i suoi collaboratori, paragonabile a quelli dello studio di Rodin, caratterizzato al tempo da un sistema di produzione collettivo. Sono inoltre esposti più di duecento taccuini che rivelano 40 anni di idee, osservazioni e disegni, durante i quali Gormley ha costantemente esplorato il rapporto tra il proprio corpo – utilizzato come unità di misura – e lo spazio che lo circonda.
Parigi // fino al 3 marzo 2024
Antony Gormley. Critical Mass
MUSÉE RODIN
77 rue de Varenne
https://www.musee-rodin.fr/
Dopo aver riproposto al pubblico la più grande collezione mondiale delle opere di Claude Monet l’estate scorsa, il Museo Marmottan-Monet presenta la mostra Berthe Morisot e il XVIII secolo, progettata in collaborazione con la Dulwich Picture Gallery di Londra.
L’opera di Berthe Morisot (Bourges, 1841 – Parigi, 1895), cofondatrice e decana del movimento d’avanguardia dell’Impressionismo, fu spesso paragonata all’opera degli artisti francesi del XVIII secolo. Come membro del gruppo impressionista, la pittrice francese della vita moderna si guadagnò immediatamente l’ammirazione e il rispetto dei suoi colleghi. Auguste Renoir la descrisse come “l’ultima artista elegante e ‘femminile’ che abbiamo avuto dopo Fragonard“. Ripercorrendo la sua retrospettiva postuma del 1896, Paul Girard commentò: “È il XVIII secolo modernizzato”. La mostra si propone di ricercare l’origine di questa ispirazione e riunisce per la prima volta sessantacinque opere provenienti da musei francesi e stranieri, nonché da collezioni private, evidenziando i legami che uniscono la pittura della prima donna impressionista all’arte di Antoine Watteau (1684-1721), François Boucher (1703-1770), Jean-Honoré Fragonard (1732-1806) e Jean-Baptiste Perronneau (1715-1783)
Parigi // fino al 3 marzo 2024
Berthe Morisot e il XVIII secolo
MUSÉE MARMOTTAN-MONET
2, rue Louis-Boilly
https://www.marmottan.fr/
Sei sono le mostre che occuperanno simultaneamente gli spazi del Palais de Tokyo a partire dal 19 ottobre.
Lili Reynaud-Dewar. Salut, Je m’appelle Lili et nous sommes plusieurs
Vincitrice nel 2021 del famoso Premio Marcel Duchamp, Lili Reynaud-Dewar (La Rochelle, 1975) balla, insegna, scrive, parla, indaga, lavora con i suoi amici, la sua famiglia, i suoi studenti. Nella mostra personale che il Palais de Tokyo le dedica quest’anno, Reynaud-Dewar mette in discussione la funzione dell’artista, ruolo dai contorni vaghi, incarnato a tempo pieno, privilegiato e precario, tra esposizione della vita privata e soggettivazione della vita pubblica.
Jakob Lena Knebl & Ashley Hans Scheirl. Doppelgänger
Gli artisti Jakob Lena Knebl (Baden, 1970) e Ashley Hans Scheirl (Salisburgo, 1956) costituiscono una coppia femminista e queer, tanto sul lavoro quanto nella vita privata.
Le loro installazioni immersive, a volte colorate e frivole, a volte distinte e riflessive e poi ancora lascive e provocatorie, sono spesso costruite su giochi tra sculture, decorazioni, installazioni e dipinti. Per la loro mostra personale al piano inferiore del Palais de Tokyo, il duo ha scelto di creare una scenografia che disegna e allo stesso tempo stravolge i codici dell’arte e della cultura, per affrontare la questione della trasformazione delle identità attraverso soggetti come Frankenstein, i cyborg o Barbapapà, costruendo abilmente un filo sottile che dall’umorismo conduce al grottesco.
Rakajoo – Prix des Amis du Palais de Tokyo
Dal 2008, nell’ambito del suo sostegno alla giovane creazione, l’Associazione degli Amici del Palais de Tokyo assegna il suo premio ad un artista emergente sulla scena francese. L’edizione 2021-2022 ha eletto vincitore Rakajoo (Saint-Denis, 1986), invitato quest’anno a presentare una mostra personale al Palais de Tokyo. Talento emergente, versatile e autodidatta, scoperto dalla galleria Magda Danysz qualche anno fa, Rakajoo è stato notato per la prima volta nel 2008 in occasione dell’inaugurazione del gigantesco affresco di 300 m2 che aveva appena realizzato per il suo club di boxe ad Aubervilliers. È stato poi invitato a creare una mostra sul tema dello sport per l’evento annuale della Fondazione Jean-Luc Lagardère al Théâtre du Châtelet nel dicembre dello stesso anno. A questi sono seguiti una serie di ritratti in cui l’artista si è posto come “testimone”, osservando il fenomeno del flusso migratorio che caratterizza le nostre società moderne e attingendo alla sua esperienza personale per tracciare una storia collettiva.
Dalila Dalléas Bouzar. Vaisseau Infini
Vincitrice nel 2021 del premio SAM per l’arte contemporanea nel 2021, l’artista franco algerina Dalila Dalléas Bouzar (Oran, 1974) presenta un’installazione immersiva ispirata alle incisioni e alle pitture rupestri del deserto algerino sotto forma di una grande tenda dedicata all’accoglienza del pubblico.
Fondato nel 2009 dalla collezionista Sandra Hegedüs, il premio SAM Art Projects fornisce un sostegno finanziario e umano ad artisti contemporanei con sede in Francia o in paesi al di fuori dei principali mercati dell’arte, attraverso un programma di residenze al fine delle quali è regolarmente organizzata una mostra al Palais de Tokyo di Parigi. L’obiettivo di questo progetto di filantropia privata è quello di sostenere, promuovere e difendere sia il lavoro di artisti contemporanei provenienti da paesi non occidentali, sia il lavoro di artisti francesi che desiderano realizzare un progetto artistico in un paese straniero (al di fuori dell’Europa e del Nord America).
Hors de la nuit des normes, hors de l’énorme ennui
“Fuori dal buio delle norme e fuori dall’enorme noia” sarebbe la traduzione italiana del titolo di questa mostra collettiva che cerca di ripensare i sentimenti, la sessualità e i desideri odierni al di fuori dei sistemi di relazioni stabiliti e governanti. Un’esposizione nata come un progetto di ricerca per allargare, con visioni plurali, i concetti di amore e amicizia, romanticismo e desiderio, corpi e sessualità.
La morsure des termites
Attraverso approcci parassitari, telescopici, fantasmatici, frizionali, contraddittori o semplicemente basati sull’amicizia, La morsure des termites (“il morso delle termiti”) cerca di intraprendere una rilettura speculativa della storia dell’arte considerata attraverso il prisma dei graffiti.
Parigi // fino al 7 gennaio 2024
PALAIS DE TOKYO
Avenue de President Wilson 13
https://palaisdetokyo.com/
Peter Doig e Van Gogh al Musée d’Orsay
Amedeo Modigliani all’Orangerie
Mark Rothko alla Fondation Louis Vuitton
Le mitologie americane alla Bourse de Commerce
Issy Wood e Akeem Smith alla Fondation Lafayette Anticipation
I disegni di Picasso al Centre Pompidou
Nicolas de Staël e Dana Schutz al Musée d’Art Moderne
Antony Gormley al Museo Rodin
Berthe Morisot al Musée Marmottan-Monet
Le 6 mostre del Palais de Tokyo
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Francesca Napoli
Francesca Napoli è laureata in Storia dell’arte e Tutela dei beni artistici all’Università di Firenze. Nel 2007 si trasferisce a Parigi per conseguire la laurea specialistica alla Sorbona, dove intraprende un doppio cursus di studi sulle Politiche Culturali nel campo…