Milano e il paesaggio italiano. Milano rende omaggio a Gabriele Basilico
Pochi autori hanno saputo ritrarre il capoluogo lombardo come il fotografo Gabriele Basilico: una mostra in due sedi raccoglie circa 500 scatti, tra colore e bianco e nero
grandi fotografi italiani della seconda parte del XX secolo, la cui fama è arrivata ben oltre i confini del nostro Paese. Milano, la sua città, gli dedica Le mie città, una mostra divisa in due luoghi prestigiosi, Palazzo Reale e la Triennale. Accompagna la mostra un catalogo Electa, dal formato doppio, il cui fondo di copertina arancione riporta alla mente quello delle agende del fotografo, il cui studio ho frequentato per lungo tempo.
Le fotografie di Gabriele Basilico a Milano
La mostra – che raccoglie circa 500 opere, di cui 180 a muro o poste sulle pareti lignee e le altre poste nelle teche – propone 13 serie della sua complessa ricerca.
La mostra alla Triennale è dedicata alla città di Milano, dai ritratti di fabbriche rigorosamente in bianco e nero della fine dei Settanta (1978-1980), che lo hanno fatto conoscere e invitare successivamente a fare parte del ristretto numero dei fotografi della missione fotografica della DATAR, in Francia, alle ultime immagini a colori della città in fase di rinnovamento.
A Palazzo Reale, nella bellissima Sala delle Cariatidi, ci troviamo di fronte a un allestimento, progettato da Umberto Zanetti, che rimanda a un tracciato urbano, costituito da grandi strutture lignee, su cui sono esposte, in grande formato, alcune delle fotografie che Basilico ha dedicato all’Italia e al mondo. Ci sono, in ordine sparso, bianchi e neri e colori che vanno dall’Italia alla Francia a Beirut (dove per la prima volta si è servito del colore) al Brasile, agli Stati Uniti, a Israele, alla Cina.
La mostra di Gabriele Basilico
L’esposizione, curata da Giovanna Calvenzi, Filippo Maggia e Matteo Balduzzi, è stata realizzata in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo.
Tra i lavori in mostra, Sezioni del paesaggio italiano, uno dei più significativi di Basilico e non così facile da vedere, in cui si indaga la trasformazione del paesaggio italiano realizzata per la VI Biennale di architettura di Venezia del 1996, in collaborazione con Stefano Boeri (96 stampe 30×40 cm). Si tratta di spicchi, sezioni del territorio di circa 50 km ciascuna, da nord a sud dell’Italia, che collegano aree urbane a zone suburbane densamente popolate. Una ricerca che è riuscita a cogliere con grande anticipo il destino di certo paesaggio del nostro Paese.
Basilico se n’è andato prima della grande trasformazione di Milano, seguita all’Expo del 2015: viene da chiedersi come avrebbe raccontato oggi la città di cui ha ascoltato il cuore, citando Alberto Savinio, sin dagli anni dell’università, al Politecnico, dove si è laureato nel 1973 in Architettura, con una tesi di taglio urbanistico. Oggi Milano è una città con molti grattacieli, è la città di CityLife e dei Boschi verticali, della zona Isola, che il fotografo aveva raccontato ai suoi esordi, una città in cui alcuni delle fabbriche che aveva ritratto esistono ancora, immerse in un’atmosfera talvolta straniante, che lo sguardo di Basilico avrebbe contribuito a chiarire.
Angela Madesani
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