La tragedia di Antigone si fa rito contemporaneo per rielaborare i lutti della pandemia
Più che uno spettacolo, quello di Elena Cotugno e Gianpiero Borgia è una celebrazione collettiva. Pubblico, attori e musicisti insieme per rileggere il Covid e i suoi lutti attraverso il mito
Quella mascherina appesa a una sorta di salice piangente stilizzato è il segno di un lasciar andare, di un congedarsi dal caro estinto con un misto di senso di colpa e di sollievo. Su quella mascherina è stato chiesto di scrivere il nome di un parente morto e di indossarla, respirando fra le lettere del nome Paolo o di Carla e Mario. È questa la chiusura di Antigone, cerimonia con canzoni del Teatro del Borgia, non uno spettacolo, ma una carezza, a tratti ruvida e a tratti dolcissima, che chiede al pubblico di stare ad ascoltare quella storia di morti buoni e cattivi; quella storia di una pandemia che toglie il respiro, di una pestilenza che impone limitazioni alle libertà personali, che non concede di salutare i propri cari.
Lo spettacolo-rito del Teatro dei Borgia
Elena Cotugno e Gianpiero Borgia danno vita a un rito cui gli spettatori partecipano, un racconto nato dalle testimonianze di chi ha vissuto con drammatica intensità la pandemia del Covid. Il Teatro dei Borgia ha lavorato nei territori di Brescia e Bergamo, ne ha raccolto il dolore e il senso di impotenza, il confronto e lo scontro fra la necessità di congedarsi ritualmente dai propri defunti e i divieti, imposti dalla sicurezza sanitaria. Tutto questo si concentra nella storia di dolore e di rabbia di una famiglia sterminata da morti improvvise e violente e di cui l’unica sopravvissuta insieme allo zio racconta ciò che è accaduto, la disperazione della perdita unita a quella del divieto di congedo dai propri cari. Gli attori, Elena Cotugno e Christian Di Domenico, raccontano dell’infinito dolore, dei due fratelli (il buono e lo stronzo), la loro scomparsa, l’impossibilità dell’addio, la ribellione della sorella, la sopravvivenza dello zio che officia il rito.
Ad accompagnare l’assemblea di spettatori sono i musicisti Luna D’Intino (voce) e Sabino Rociola (chitarra e voce) che, partendo da Buonanotte Fiorellino di Francesco De Gregori, chiedono al pubblico di cantare e di partecipare al rito, alla festa, a ciò che non vuole essere un funerale, ma un modo per salutare chi è scomparso durante la pandemia.
Il mito di Antigone e la sua attualità
Nel racconto di Antigone, cerimonia con canzoni l’eco del testo sofocleo c’è tutto ed è potente: c’è lo scontro fra Antigone che vuole seppellire Polinice e il divieto di Creonte. Come già nei precedenti spettacoli Eracle, Medea e Filottete, il testo classico, la tragedia greca diventano canovacci su cui il Teatro dei Borgia costruisce i suoi racconti che scavano nell’angoscia del nostro presente, ci pongono dinnanzi agli occhi e a una distanza ravvicinata storie che non vorremmo conoscere e che appartengono al nostro quotidiano. È questa la Città dei Miti che il Teatro dei Borgia va costruendo passo passo, lavorando sui territori e distillando i tasselli di realtà nel racconto teatrale, nella riscrittura, nella rievocazione dei grandi miti in cui si rispecchiano i drammi della nostra contemporaneità o, più semplicemente, indicando come ancora mito e letteratura siano chiavi narrative se non interpretative del nostro vivere. Antigone, cerimonia di canzoni conferma, con un’estetica che stringe il cuore, come il gruppo sappia con forza e determinazione intendere il teatro come rito di disvelamento, come occasione corale per fare i conti con noi stessi, uomini e comunità, senza farci sconti, senza commiserarci, ma semplicemente guardandoci negli occhi, magari inumiditi dalla commozione.
Nicola Arrigoni
Prossime date:
4, 5 novembre, San Pietro in Vincoli, Torino
9, 10 novembre, Cantiere Obraz, Firenze
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