Storia di Antonio Moscheni, il Michelangelo indiano
Ci sono personalità dell'arte e cultura italiana che hanno trovato fama più all'estero che in patria: è il caso di Antonio Moscheni, artista gesuita soprannominato il "Michelangelo indiano". Un nuovo documentario ne narra la storia
Affreschi barocchi narrano la vita e le gesta del Santo gesuita Aloysius, lungo le volte e le pareti di una chiesa cristiana di fine Ottocento: non siamo però in Europa, bensì a Mangalore, popolosa città dello Stato del Karnataka, nel sud-ovest dell’India. A realizzare quei dipinti unici nel loro genere, in un luogo così remoto dalla cultura e arte occidentali, è un italiano di nome Antonio Moscheni.
La storia di Antonio Moscheni, da Bergamo a Mangalore
Antonio Moscheni nasce a Stezzano, in provincia di Bergamo, nel 1854. Fin dalla tenera età mostra una grande propensione e dote per il disegno, tanto che frequenterà l’Accademia di Carrara. Il suo talento viene subito notato, ricevendo diverse commissioni importanti dal suo studio d’artista a Bergamo Alta. All’età di 35 anni decide tuttavia di sposare la causa missionaria gesuita, entrando in seminario come coadiutore laico. Al termine degli anni di noviziato i suoi superiori, che ne hanno colto la capacità artistica, lo impegnano a decorare chiese in Croazia, Albania e anche in Italia.
Il punto di svolta giunge tuttavia nel 1898, quando Moscheni parte per la lontana India. La sua missione è quella di dipingere la Cappella di S. Luigi Gonzaga del collegio Sant’Aloysius a Mangalore, un istituto educativo da poco fondato dai Gesuiti italiani. Qui realizzerà il suo capolavoro più illustre, ma opererà anche a Bombay nella volta e pareti laterali della Chiesa Cattedrale del Nome di Gesù, ed a Conchin, nella Chiesa Cattedrale, dove morirà infine nel 1905 per una malattia fatale.
Il documentario “Antonio Moscheni, il Michelangelo indiano”
Un documentario dal titolo “Antonio Moscheni, il Michelangelo indiano”, racconta ora le gesta artistiche di questo artista italiano, fino ad ora poco noto in Patria, ma osannato in India. Basti pensare che, nel 2001, il governo centrale indiano ha emesso un francobollo speciale a lui dedicato. Il titolo del film prende il nome dall’appellativo con cui il Moscheni è stato ribattezzato proprio nel Subcontinente.
Autrice e produttrice del documentario dedicato a Moscheni è Silvana Rizzi, lontana parente dell’artista gesuita, che ne ha voluto narrare la “straordinaria storia personale e la lunga traiettoria artistica: da Stazzano all’India” per l’appunto. Le riprese del film si sono svolte nel luogo che ha dato i natali all’artista, dove sono ancora visibili parte delle sue opere italiane, e nelle città indiane dove ha operato. Il docufilm si compone di interviste, lettere, racconti affascinanti e analisi dei dipinti di Moscheni, artista bergamasco che merita di essere riscoperto e valorizzato.
A tal fine, il prossimo venerdì 10 novembre alle ore 18 si terrà la proiezione del docufilm, che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Stezzano, presso l’Auditorium San Fedele di Milano, nell’anno di Bergamo Brescia – Capitale Italiana della Cultura.
Roberta Pisa
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