Adélaïde Feriot / Seulgi Lee – Le donne con tre anime

Informazioni Evento

Luogo
RITA URSO ARTOPIA GALLERY
Via Lazzaro Papi 2, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Lun-Ven 15:00-19 :00

Vernissage
26/10/2023

ore 18

Artisti
Adélaïde Feriot, Seulgi Lee
Curatori
Marjolaine Lévy
Generi
arte contemporanea, doppia personale

L’esposizione si ispira al primo romanzo femminista futurista Una donna con tre anime, scritto nel 1918 dall’artista austro-italiana Rosa Rosà, che attraversa le questioni dell’emancipazione femminile e in cui l’autrice propone il concetto di “donna del posdomani”.

Comunicato stampa

Artopia apre un nuovo spazio, una nuova sede.

L’ambiente espositivo, un laboratorio di fine ‘800 situato nel cortile dello stesso edificio che ha ospitato per più di vent’anni la galleria, è stato progettato dallo studio Martinelli Venezia.

Qui, giovedì 26 ottobre 2023, inaugurerà la mostra dal titolo Le donne con tre anime delle due artiste francesi Adélaïde Feriot (Libourne, 1985) e Seulgi Lee (Seul, 1972), a cura di Marjolaine Lévy.

L’esposizione si ispira al primo romanzo femminista futurista Una donna con tre anime, scritto nel 1918 dall’artista austro-italiana Rosa Rosà, che attraversa le questioni dell’emancipazione femminile e in cui l’autrice propone il concetto di “donna del posdomani” – una sorta di manifesto in opposizione al discorso patriarcale del leader del movimento futurista, Marinetti. Considerato il primo testo di fantascienza

femminista, l’opera ripercorre il viaggio di Giorgina Rossi, casalinga che viene proiettata nel futuro da un’accelerazione temporale, subendo tre mutazioni successive che la portano prima a prendere coscienza della propria sensualità e del proprio desiderio, poi a liberare la parola e l’abilità oratoria, e infine la terza e ultima metamorfosi tocca

la sfera della creazione artistica, proiettando la protagonista in un volo cosmico. Così l’imponente velluto Aurora on Mars (2023) di Adélaïde Feriot, potrebbe essere nato da questa terza trasformazione. Con una delicata sfumatura di inchiostri blu e viola, l’opera è la traduzione informale di un tramonto sul pianeta Marte – che ha la particolarità di essere blu – catturato recentemente dalla NASA.

Sulla parete di fronte è esposta un’opera tessile, intitolata U: voir des éléphants roses (2023) di Seulgi Lee, una vivace composizione geometrica apparentemente molto diversa dall’orizzonte marziano blu di Feriot e che tuttavia cristallizza la stessa inclinazione ad avvolgersi di parole e colori. Ogni coperta di U, serie a cui l’artista di origine coreana lavora dal 2014, è la traduzione astratta di un proverbio popolare, scelto per i suoi toni umoristici.

 

Al di là del comune ruolo di traduttrici, le due artiste condividono anche un forte gusto per l’artigianato. Così formalmente divergenti, ma allo stesso tempo così vicine, le opere in mostra – dai grandi lavori tessili, ai cestini intrecciati e alle lampade in taffetà di Seulgi Lee, passando per le sculture in bronzo di Adélaïde Feriot - hanno come denominatore comune la mano come strumento. Al piano superiore del nuovo spazio

espositivo di Artopia le mani in bronzo di Adélaïde Feriot (Sur la crête des vagues, 2022) abitano il muro in un gesto spettrale e guardano le centinaia di piccole sculture astratte realizzate con fili metallici colorati (THINGS, 2023), progettate da Seulgi Lee per essere manipolate e tenute in mano.

 

Il dialogo tra le due artiste francesi, della stessa generazione, genera quello che la curatrice definisce un’astrazione narrativa e impegnata, che coniuga il segno primario astratto con istanze ironiche, sociali, ambientali, ed afferma la sua dimensione transitiva e decisamente contestuale.

Sembra avverarsi in queste opere il sogno delle avanguardie artistiche in cui arte e artigianato si fondono fino a diventare una cosa sola.

 

 

 

Si ringraziano le gallerie Jousse Enterprise, Parigi e We Do not Work Alone, Parigi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ADELAÏDE FERIOT

ADÉLAÏDE FERIOT

Adélaïde Feriot (Libourne, 1985) vive e lavora a Parigi.

La sua pratica è un’esplorazione poetica e meditativa del rapporto tra esseri viventi, oggetti e fenomeni naturali.

L’intuizione è un elemento centrale del suo lavoro come anche il suono e il canto, in particolare il potere collettivo della polifonia.

Caratterizzate da radicale polimatericità e raffinata ibridazione stilistica le sue opere prendono la forma di tablaux vivants: sculture di piombo delicatamente sospese su cotone colorato, sontuosi mantelli di velluto ed eteree installazioni di seta tinta a mano dall’artista con cocktail di pigmenti vegetali.

Laureata all’ENSAAMA Olivier de Serres, alla Birmingham City University e all’ENSBA Lyon, ha partecipato a numerose mostre collettive in Francia e all’estero, tra cui: Gare

Saint Lazare, Parigi (2023); Fondazione Bally, Lugano (2023); Fondation Pernod Ricard, Parigi (2021, 2012);

Centre Pompidou, Parigi (2021, 2015, 2012); Institut d’art

contemporain IAC, Villeurbanne (2020, 2015, 2014); Palais de Tokyo, Parigi (2019); Kunstwerk Carlshütte, Büdelsdorf (2019).

SEULGI LEE

Seulgi Lee (Seoul, 1972) vive e lavora a Parigi.

Il suo lavoro esplora il linguaggio quotidiano e le forme naturali tramite la realizzazione di sculture o installazioni caratterizzate da un’estetica formale semplice ed elegante. Nella realizzazione delle sue opere Seulgi Lee si avvale di collaborazioni che evidenziano il legame tra le pratiche artigianali e il sistema linguistico, producendo oggetti antropologici che tendono alla geometria del colore con un certo humor.

L’artista ha collaborato con la Manufacture des Gobelins du Mobilier National, per la Design Parade of Tolone, e

ha partecipato a numerose mostre collettive in Francia e all’estero: Gallery MendesWoodDM, Bruxelles (2023); We Do Not Work Alone, Parigi (2023); Fondation d’entreprise Pernod Ricard, Parigi (2022); Kadist Foundation, San Francisco (2022); Galerie Jousse Entreprise,Parigi (2022, 2017); Gallery Hyundai, Seoul (2022); Kunsthal Aarhus, Aarhus (2021); Incheon Art Platform, Incheon (2021); National Museum of Modern and Contemporary Art di Seul, Seoul (2020); Musée des Arts Décoratifs de Paris, Parigi (2015); Palais de Tokyo, Parigi (2012).

 

 

 

 

MARJOLAINE LÉVY

Marjolaine Lévy ha conseguito un dottorato in storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Parigi-Sorbona. Critica d’arte e docente di storia e teoria dell’arte e disegno grafico presso l’EESAV di Rennes. Lévy è autrice, tra altri saggi e cataloghi di mostre, di Les Modernologues (Mamco, 2017) e ha curato il libro 20 ans d’art en France. Une histoire sinon rien (Flammarion, 2018). Collabora regolarmente con i Cahiers du Musée national d’art moderne e con la rivista Interwoven. Tra le mostre recenti curate, l’ampia monografia Léon Wuidar, une peinture à géométrie variable presso il Bonisson Art Center, Rognes Aix en Provence (2023), Histoires d’abstraction, le cauchemar de Greenberg (2021) presso la Fondazione Pernod Ricard, Des mots et des chooses presso Frac Bretagne, (2019); 26 x Bauhaus, mostra itinerante presentata nel 2019 negli istituti francesi di Berlino, Brema e Monaco.