I quadri di Michele Tocca in dialogo con la storia dell’arte alla GAM di Torino
Un confronto a suon di pittura, quello instaurato dall’artista Michele Tocca con le opere della Galleria d’Arte Moderna. Superando il confine tra passato e presente
Quella di Michele Tocca (Subiaco, 1983) alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, che fa seguito all’acquisizione di un nutrito gruppo di suoi dipinti, è qualcosa di più di una mostra personale di pittura: è colta dall’artista come un’occasione di riflessione critica, di confronto storico e di verifica metodologica del proprio modus operandi.
Michele Tocca in dialogo con la collezione della GAM
Tocca, accogliendo e inglobando nel percorso espositivo anche quadri di autori ottocenteschi, ha scelto di sporgersi fuori dal presente delle proprie opere per confrontarsi con esperienze di altri tempi, indicando con decisione quale segmento di storia egli intenda indagare e riattualizzare, quale degli infiniti fili che si diramano dalle vicende artistiche trascorse egli voglia seguire, riavvolgere o intrecciare. Un dialogo confidenziale con la storia dell’arte, dunque, ma cercando di ereditare da essa le indicazioni e gli spunti per mantenere quella first-timeness della visione di cui parlava Fairfield Porter, pittore e critico americano amato e studiato a fondo da Tocca. È questa la sua sfida, il suo modo di praticare la disciplina della pittura, operare sul doppio registro dell’immediatezza visiva e della ricognizione storica. Infatti questa rassegna si snoda, letteralmente, su due livelli: sopra la banda violacea che colora tutto il perimetro inferiore delle pareti e su cui si susseguono, ad altezza d’occhio, i dipinti di Tocca, si posizionano alcuni piccoli quadri e studi sul paesaggio di Giovanni Battista De Gubernatis, Antonio Fontanesi, Massimo D’Azeglio e Giovanni Battista Carpanetto, che l’artista ha individuato e scelto nei depositi del museo torinese.
La mostra “Repoussoir” di Michele Tocca
Un ulteriore raddoppiamento si verifica poi tra la mostra e il libro, edito da Corraini, che l’accompagna, la sostiene e in qualche modo la completa, in cui lo splendido testo della curatrice Elena Volpato, A fior di pelle, si raccorda con le osservazioni dello stesso Tocca sulle opere storiche ospitate (o forse bisognerebbe dire ospitanti?).
Il titolo della mostra, Repoussoir, allude a qualcosa che ostacola lo sguardo ma al contempo lo direziona, lo inquadra, lo filtra, lo decanta, sia esso un indumento appeso a una scala (La giacca da pioggia del pittore, 2020), la rete di plastica posta a delimitare una costruzione (Cantiere–corda, 2021), un guanto adagiato su un piano e dipinto come fosse un paesaggio (Pelle fiore, 2022). O anche solo lo strato di condensa deposto su un vetro (Vapore intorno alle 9, 2022): “un velo” osserva Volpato “sul quale si rapprendono, nella perfetta coincidenza di un momento, l’umidore del paesaggio, del vetro bagnato, dell’occhio che guarda, l’umido della pittura stessa” e in cui “Tutto accade e si incontra in uno spazio infinitesimale di sensibilità, un nulla d’aria che si fa liquido per lasciarsi sentire”.
Alberto Mugnaini
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