L’illustrazione fluida e colorata di Lorenzo Mattotti in mostra a Brescia
Dagli esordi underground alle illustrazioni per i grandi giornali, dai primi comics ai film d’animazione: la retrospettiva su Mattotti ripercorre la carriera dell’artista, con 250 opere ispirate ai temi del cinema, dalla musica e della danza
Lorenzo Mattotti è uno degli illustratori italiani più amati e conosciuti su scala internazionale, apprezzato anche oltreconfine per il suo stile fluido e sognante: coniugando Espressionismo tedesco, influenze cinematografiche e realismo americano, l’artista è riuscito a creare nel corso degli anni un linguaggio in mutamento costante, capace di adattarsi a mezzi e tecniche differenti. A ripercorrere la carriera dell’autore, evidenziando la trasversalità e le molteplici tecniche alla base del suo percorso, è ora una nuova mostra, accolta in uno dei luoghi più iconici della sua città natale.
Il Museo di Santa Giulia di Brescia ospita Lorenzo Mattotti. Storie, ritmi, movimenti, progetto espositivo che comprende oltre duecentocinquanta lavori, selezionati a partire da tre macro-temi scelti come punti di riferimento dell’intera produzione del protagonista.
Lorenzo Mattotti in mostra a Brescia
Curata da Melania Gazzotti, e inserita all’interno del programma di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura2023, la mostra approfondisce gli ambiti di creazione che più hanno influenzato il lavoro di Mattotti: la musica, il cinema e la danza sono i tre contesti che offrono l’occasione di conoscere, da una prospettiva inedita e originale, la vastità della sua produzione in un percorso che rivisita integralmente la sua carriera dagli anni Ottanta fino ai successi dei giorni nostri. Il percorso espositivo trova il suo punto di avvio nell’intenso e vitale rapporto di Mattotti con il mondo della musica. A testimonianza della viscerale relazione tra l’artista e questa disciplina sono in particolare due nuclei di opere: le cupe e surreali illustrazioni del libro The Raven, realizzato nel 2011 per Lou Reed ispirandosi ai testi di Edgar Allan Poe, e le grandi tavole a china disegnate per la messa in scena dell’Hänsel und Gretel (2009) di Engelbert Humperdinckall’Opera di Parigi.
Lorenzo Mattotti tra cinema e disegno
Innegabilmente ricca di spunti è la seconda sezione, dedicata al cinema, arte a cui Mattotti è da sempre legato in doppia misura, come regista e come disegnatore. In mostra alcuni manifesti realizzati per celebri festival e per le sue opere cinematografiche, come le visioni acquatiche disegnate per gli interludi ai tre episodi del film Eros di Michelangelo Antonioni, Steven Soderbergh e Wong Kar-wai (2004). Uno spazio speciale viene inoltre dedicato al suo acclamatissimo lungometraggio tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati La famosa invasione degli orsi in Sicilia, premiato nel 2019 alla Festa del Cinema di Roma. L’ultima parte della mostra indaga il rapporto di Mattotti con il mondo della danza dove, tra le opere esposte, spiccano alcuni coloratissimi disegni tratti dal libro Carneval del 2005, frutto dell’esperienza immersiva dell’artista al carnevale di Rio de Janeiro. Al tema della danza fa riferimento anche l’opera inedita, realizzata ed esposta per la prima volta in questa occasione: un grande trittico di oltre quattro metri di lunghezza, che l’artista ha dipinto ispirandosi alla danza come momento collettivo e liberatorio.
Le parole di Lorenzo Mattotti
“Quando si è deciso di intraprendere il progetto di una mostra tra danza, musica e cinema, ho pensato che fosse l’occasione per poter sviluppare il tema della danza collettiva su grandi quadri”, ha dichiarato Mattotti. “Sono forse i quadri più complessi che abbia mai realizzato, anche date le dimensioni; io sono abituato a disegnare in piccolo e non mi era mai capitato di creare tanti soggetti all’interno di uno stesso quadro e di rendere l’idea delle varie posizioni, delle varie forme, dove ogni danzatore esprime la propria personalità e allo stesso tempo è ‘fuso’ con gli altri. La scommessa”, continua l’illustratore, “era di riuscire a creare ogni personaggio caratterizzato dalla propria maniera di danzare, dalla propria forma grafica, inserendolo però in un contesto complesso, in armonia con il gruppo. Mi interessano molto la composizione dei corpi, i movimenti delle braccia, le espressioni delle mani, che esprimono l’idea di movimento e l’incrocio delle forme che ad un certo punto sconfinano nell’astratto. Mi piace arrivare al limite dell’astrazione che si mescola alla descrizione dei vari personaggi, in una sorta di realismo magico-astratto”. La mostra è accompagnata da un catalogo in grande formato edito da Skira, a cura di Melania Gazzotti, con introduzione dello scrittore e critico letterario Marco Belpoliti. Il volume comprende inoltre testi di Charlotte Serrand (direttrice del Festival international du film di La Roche-sur-Yon), Emilio Varrà (fondatore e direttore dell’Associazione culturale Hamelin di Bologna), Daniele Barbieri (docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna) e Valentina Manchia (dottore di ricerca presso l’Università di Bologna).
Alex Urso
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