Paul Jenkins – La Pittura Assoluta

Informazioni Evento

Conosciuto per il colore luminoso delle sue astrazioni, Paul Jenkins incarna la New York School ed è uno dei principali rappresentanti dell’espressionismo astratto di seconda generazione. La mostra è organizzata in onore dei 100 anni dalla nascita dell’artista. 

Comunicato stampa

Il Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno è lieto di presentare una mostra dell’artista
americano Paul Jenkins (1923-2012). Conosciuto per il colore luminoso delle sue astrazioni, Paul
Jenkins incarna la New York School ed è uno dei principali rappresentanti dell’espressionismo
astratto di seconda generazione. La mostra è organizzata in onore dei 100 anni dalla nascita di
Paul Jenkins, in collaborazione con la Galleria Ronchini di Londra.
Paul Jenkins è nato a Kansas City Missouri nel 1923. I suoi primi studi furono al Kansas City Art
Institute. Attratto da New York e con il supporto del GI Bill, frequentò poi la Art Students League e
divenne allievo di Yasuo Kuniyoshi e infine si associò agli espressionisti astratti, ispirato in parte
dalla "sfida catastrofica di Pollock e dal totale consumo metafisico dell'arte" – (Mark Tobey).
Jenkins era amico e contemporaneo di molti altri artisti importanti tra cui: Jean Dubuffet, Mark
Rothko, Jackson Pollock e Willem de Kooning, che hanno tutti ispirato la sua pittura. Viaggiò anche
in tutta Europa, compresa la Sicilia, poi la Spagna e successivamente la Francia, che sarebbe
diventata la sua seconda casa per tutta la sua vita. Infatti, la prima mostra personale di Jenkins si
tenne a Parigi nel 1954. Le sue opere sono ora di proprietà di più di 100 istituzioni tra musei e
fondazioni in 10 paesi diversi, e il suo lavoro continua ad essere ampiamente esposto in presso
importanti gallerie in tutto il mondo.
Spaziando da opere monocromatiche come Phenomena Cardinal Sign (1972) a tele dalla
colorazione più varia come Phenomena Listen Listen (1968), questa mostra si focalizza sui dipinti
dell'artista realizzati nei decenni successivi alla sua transizione critica dall'olio all'acrilico avvenuta
negli anni ’60. La lavorazione con l‘acrilico permise a Jenkins di esplorare a fondo la maggiore
traslucenza insieme all'opacità che è possibile ottenere con questo mezzo. Infatti, il processo di
creazione ed i materiali sono protagonisti nelle opere dell’artista, che si dedicò a raffinare la tecnica
della colatura dei colori sulla tela, coreografandola metodicamente per realizzare delle astrazioni
incredibilmente fluide nella forma, quanto drammatiche nel contrasto cromatico. Influenzato dalle
teorie sui colori di Goethe, Jenkins iniziò nel 1960 a intitolare i suoi dipinti Phenomena seguiti da
una frase o parola chiave. In questo fondamentale passaggio all’acrilico, il coltello d’avorio – donato
all’artista nel 1958 – divenne presto uno strumento essenziale per guidare il flusso della vernice
colata nelle sue opere.
Questa mostra ci rende testimoni della continua sperimentazione con il colore, la luce, la forma e
l’espressione, alle quali l’artista si dedicò a pieno fisicamente e spiritualmente nel corso della sua
carriera. Dalle tele scure ed intense della fine degli anni ’50 piene di mistero e contrasto, a quelle
audaci e tattili degli anni '90 con i loro tratti spessi ed impastati, alle composizioni più effimere degli
anni 2000.
Gli strati orizzontali di colore in Phenomena Ancestral Striations (1995), sembrano pulsare sotto
pressione. Con un dinamismo simile, Phenomena Invocation at the Anvil (1998) è altrettanto