Ormai da anni, Paolo Bacilieri racconta Milano e le sue contraddizioni, le sue storie e le sue architetture, i personaggi che l’hanno animata e resa unica. Il fumetto è lo strumento scelto per sviscerare questo amore per la città che lo ospita da decenni: una città che non gli ha dato i natali (Bacilieri è originario di Verona) ma con la quale è entrato in profonda simbiosi, al punto da renderla vera protagonista di molte delle sue storie. Basti osservare la minuzia con cui nel 2018 raffigurava l’iconica Torre Velasca in Tramezzino, o il coinvolgimento sentimentale in opere come Era Brera ed Ettore e Fernanda, entrambe dedicate alla storia della Pinacoteca e alla vicenda umana e professionale dei due direttori che traghettarono il museo fuori dalla Seconda Guerra Mondiale, salvando in maniera avventurosa centinaia di capolavori altrimenti esposti a bombardamenti e razzie.
A segnare un nuovo capitolo del “grande romanzo di Milano” targato Bacilieri è l’ultimo volume, da poche settimane in libreria per Coconino Press. Si intitola Piero Manzoni – BACGLSP (Basta A Ciascun Giorno La Sua Pena), ed è uno straordinario omaggio a un artista che Milano l’ha conosciuta davvero, e l’ha vissuta in uno dei periodi più frizzanti della sua storia recente.
Il nuovo fumetto su Piero Manzoni
Primo graphic novel dedicato al geniale e irriverente pittore e scultore (sì, quello della Merda d’artista venduta in scatolette), il fumetto – dichiaratamente ispirato alla biografia di Manzoni Vita d’Artista di Flaminio Gualdoni – ripercorre la parabola umana e creativa del protagonista, abbracciandone idealmente l’intera esperienza terrena. A partire dalla nascita, avvenuta nel 1933, e qui rappresentata con i disegni di una creatura appena uscita dal grembo: “L’è on bel mas’ètt, sciur cont Egisto! E la contessa Valeria, la sta benone…”, si legge nelle prime pagine del libro, ricco di frasi in dialetto lombardo e canzoni tipiche della cultura meneghina.
I capolavori di Piero Manzoni
Ma ad appassionare il lettore, conducendolo nelle fasi più produttive della breve carriera di Manzoni, è la seconda metà del fumetto. Nei capitoli centrali e conclusivi del volume ci si “stacca” dagli anni giovanili e di ricerca, accendendo piuttosto i riflettori su quelli della maturità e delle grandi opere. Figurano in questa sezione le notti spese dall’artista al Bar Jamaica, cuore di Brera e quartier generale dei creativi milanesi sempre disposti a tirar mattina, i lunghi discorsi e i battibecchi con i colleghi e amici (Ettore Sottsass, Mariangela Melato, Paolo Poli, Enrico Baj e Asger Jorn tra gli altri), la frequentazione con Lucio Fontana (“padrino” dell’artista) e infine la creazione di lavori che avrebbero influenzato per sempre lo sviluppo della storia dell’arte, anticipando l’Arte Povera, quella concettuale e altri movimenti di rottura che Manzoni non avrebbe mai visto. Lo scultore muore infatti troppo presto, a nemmeno trent’anni, nel 1963.
Nel ricostruire la parabola di Piero Manzoni, con le sue tavole in bianco e nero ricchissime di dettagli, Bacilieri ci regala il ritratto appassionato di anni febbrili e creativi; di un luogo e un tempo dove sognare era lecito e dove i sogni, a volte, addirittura si realizzavano.
L’intervista a Paolo Bacilieri
Da dove nasce l’idea di un fumetto su Piero Manzoni?
Dall’EUR, inteso come quartiere. Eravamo infatti sotto le arcate dell’EUR a Roma a fumare una sigaretta, nel dicembre 2014, quando Giovanni Ferrara, allora editor Coconino (oggi direttore editoriale), che allora ancora fumava, mi diede l’input iniziale. Giovanni è persona di poche parole ma di solito sensate, quindi mi misi sulle tracce di Manzoni che fino ad allora era per me “quello della Merda d’Artista”. E capii che effettivamente c’era una storia da raccontare, e che storia!
Teatro dell’avventura di Manzoni è la Milano della ricostruzione postbellica e del boom economico: una Milano che disegni con grande coinvolgimento, come già avvenuto in altri fumetti del passato. Cosa ti affascina di quel periodo?
Tutto direi, le cose belle come le brutte. Forse la distanza rispetto alla Milano del presente contribuisce a esaltarne il fascino. Fumettisti di generazioni precedenti alla mia, prendiamo ad esempio i grandi maestri italiani come Pratt, Battaglia, Micheluzzi, Toppi, ecc., erano affascinati da quell’epoca mitica che era a cavallo tra fine del XIX e inizio del XX secolo, ambienti, personaggi, costumi, armi, divise, auto, aerei, navi e locomotive. Per me lo stesso fascino lo esercitano gli Anni Cinquanta, Sessanta e successivi, direi fino agli Ottanta compresi del secolo scorso, inclusi i fumetti straordinari degli autori sopracitati.
Il disegno è ancora una volta in bianco e nero, fitto di dettagli; pieno anche di silenzi, di scene nelle quali si apprezza solo l’immagine e quello che contiene.
Sì, non ho nulla contro i fumetti a colori, semplicemente adoro il bianco e nero, inoltre questo parla di un’epoca, di una Milano, che non riesco a concepire se non in bianco e nero. Direi che il mio libro non è una biografia esaustiva e nemmeno una analisi critica dell’importanza artistica di Piero Manzoni. Piuttosto si tratta di (sono convinto che il fumetto abbia questo potere) di una piccola macchina del tempo, non una DeLorean, ma una vecchia 500, in grado di portare me stesso e il lettore nella Milano fredda e nebbiosa del 1962, dentro il Jamaica affollato e fumoso, accanto a un giovane artista chiamato Piero Manzoni.
Alex Urso
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