Perché non Lilloni?
Il Salone delle Feste dell’hotel ospita il progetto “Perché non Lilloni?” a cura di Massimo Minini e dell’omonima galleria bresciana.
Comunicato stampa
Per il quarto anno consecutivo, l’hotel Principi di Piemonte | UNA Esperienze, gioiello torinese di Gruppo UNA, rinnova la collaborazione con Artissima, la principale fiera d’arte contemporanea in Italia che si svolge a Torino e si distingue da sempre per la grande attenzione alla sperimentazione e alla ricerca.
Dal 2 al 5 novembre, l’elegante Salone delle Feste dell’hotel ospita uno dei “Progetti speciali in città”: l’esposizione di arte contemporanea Perché non Lilloni?, un approfondimento sull’opera di Umberto Lilloni a cura di Massimo Minini e della sua galleria d’arte bresciana.
Il gallerista Minini porterà negli eleganti spazi dell’hotel un progetto espositivo di 20 dipinti dell’artista milanese che rendono omaggio alla sua arte figurativa e chiarista, dando spazio a un riconoscimento di parità di diritti ai rappresentanti dei vari mondi artistici che si sono combattuti e alternati nel corso del Novecento. Lo scopo dell’allestimento è quello di suscitare nello spettatore un confronto su cosa sia stato il rapporto artistico tra avanguardia e passatismo, nato nel Ventesimo secolo quando si sono allargati i confini conoscitivi dell’arte e della scienza e si è creato lo stigma di aver posto fine a un mondo e un modo di fare arte che operava da millenni nella storia umana. L’esposizione è stata creata in occasione del cinquantennale della galleria Massimo Minini con la volontà di accendere i riflettori su Umberto Lilloni (1898-1980), descritto da Minini come “un artista misterioso, metafisico, un Morandi dei boschi invece che degli alberi, autore di vasi con fiori recisi, paesaggi di città del Nord come Stoccolma, ritratti, fanciulle…”.
La più grande catena alberghiera italiana continua a sostenere il mondo della cultura con iniziative dedicate alla bellezza e all’arte nella cornice degli hotel e resort della collezione UNA Esperienze, confermando il suo legame con le iniziative protagoniste del panorama culturale del territorio.
Nel cuore di Torino, l’iconico hotel 5 stelle Principi di Piemonte | UNA Esperienze invita gli ospiti a perdersi in un viaggio tra tempo, storia, arte e cultura durante le giornate di Artissima.
PERCHÉ NON LILLONI?
Il Minimalismo, il Concettuale, l’Arte Povera mi hanno accompagnato in questi anni, dopo un periodo iniziale più incerto. Nel primo anno di Università a Milano cerco di informarmi: allora non c’erano guide, riviste etc. Prendo le pagine gialle, alla voce “Gallerie d’arte” metto dei puntini sulla pianta di Milano e inizio l’esplorazione. I tre quarti dei nominativi sono corniciai, venditori di poster o articoli religiosi. Visito tutti, un primo giro poco esaltante, ma a suo modo istruttivo.
Allora (1964) Cassinari era ancora tra i “giovani”. Morandi, De Chirico fra i grandi, Fontana, Manzoni, Castellani tra i bislacchi un po’ pazzi, l’Arte Povera non era ancora nata. I giovani emergenti erano figuratavi a Milano come a Roma dove dominavano Schifano, Titina, Angeli, Festa con molti “cani sciolti” non appartenenti a gruppi organizzati.
Tra questi uno mi incuriosiva: Umberto Lilloni (1898-1980). C’era qualcosa di misterioso, un Morandi dei boschi invece che delle bottiglie. Già, mi sono detto dopo cinquant’anni di galleria: “Abbiamo fatto un torto ai pittori tradizionali accusati dei peggiori istinti, tacciati di passatismo, ma allo stesso tempo difendevamo Morandi e de Chirico come campioni, Medardo Rosso e Adolfo Wildt come fondatori etc”. Dunque, dopo la sbornia concettual-minimalista, dopo il ritorno all’ordine che sempre segue le sparate giovanili, ripensandoci, comparando, facendo elenchi e classifiche, il “caso Lilloni” mi cattura.
Ripete sempre alberelli verdi? Ma nemmeno per sogno; ci sono vasi con fiori recisi, paesaggi di Stoccolma, ritratti, fanciulle un po’ goffe, per niente sexy, come se Morandi avesse ritratto le mitiche sorelle. Il mio omaggio a questo dimenticato pittore, chiarista, passatista, vero artista, è un atto dovuto che potrebbe essere letto come l’ennesimo tentativo dell’avanguardia di giustificarsi appropriandosi dei modi del passato, per inserirli nel “Nuovo Testamento Pittorico”.
In fondo la grande “operazione” di San Paolo è stata quella di attuare un passaggio indolore dall’Antico Testamento al Nuovo, dalla Bibbia ai Vangeli, convincendoci che si trattava davvero della continuazione della stessa famiglia, quasi parenti degli Dei dell’Olimpo. Paolo compirà il miracolo di questo passaggio inserendo quote di filosofia greca nel nascente Cristianesimo e il sistema tolemaico aristotelico reggerà fino al rogo di Giordano Bruno, fino a Leibnitz, Galileo, Copernico…
Il XX secolo ha il pregio di aver allargato i confini dell’arte e della scienza, e la colpa di aver ammazzato un mondo e un modo che operava da millenni. Calmate le acque, notiamo una grande irrequietezza nelle arti, e il ritorno alla pittura (Salvo dopo sei anni di baldoria dirà “basta pietre che volano”) sarà accolto in modi affatto opposti. Tra questi, gli artisti che erano rimasti fedeli alla vecchia pittura, vedendosi riproporre dagli “avanguardisti” ciò che questi avevano prima ammazzato e poi riesumato pensano: “Ma guarda un po’ questi, vengono a farci la predica, ad insegnarci cosa dobbiamo fare come se noi non lo avessimo fatto fino ad oggi.”
La nostra decisione di rendere questo tardo omaggio ad Umberto Lilloni vuole essere il riconoscimento alla qualità della sua pittura, alla parità dei diritti dei rappresentanti di vari mondi che si sono combattuti nel corso di tutto il XX secolo.
Massimo Minini