La famosa PET Lamp compie 10 anni. Intervista al designer Alvaro Catalán De Ocón 

Protagonista in fiere, mostre, talk e collezioni museali, la lampada intrecciata in fibra di plastica ne ha fatta di strada. In occasione dell’anniversario abbiamo parlato con il designer spagnolo che l'ha inventata

Classe 1975, Alvaro Catalán De Ocón ha dato vita alla PET Lamp ormai dieci anni fa, dopo un viaggio in Colombia, accendendo un faro su una sfida globale per il design: che cosa fare dell’enorme quantità di plastica che viene prodotta e buttata nel mondo? La sua risposta è stata darle una seconda vita, riciclando le bottiglie con l’aiuto delle comunità locali per creare nuove forme di empowerment.

Decimo aniversario della PET Lamp. Book ©Alfonso Herranz + Alicia
Decimo aniversario della PET Lamp. Book ©Alfonso Herranz + Alicia

Fresco dell’ennesimo riconoscimento, il National Design Award spagnolo, Alvaro Catalán De Ocón è un creativo e un manager. Dopo aver completato gli studi di gestione aziendale, infatti, ha proseguito la sua formazione presso lo IED di Milano e successivamente si è laureato con lode in product design alla Central Saint Martins di Londra. Nel 2004 ha aperto il proprio studio a Barcellona e nel 2009 si è trasferito a Madrid dove dirige la B Corp AcDo. Diviso tra docenze, curatele, partecipazioni internazionali e lavori pluripremiati, il designer si distingue per la sua visione semplice e sofisticata. 
Lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del libro Un viaggio attraverso 10 anni di PET Lamp, e gli abbiamo fatto qualche domanda.

PET Lamp, Abyssinia. ©ACdO
PET Lamp, Abyssinia. ©ACdO

Intervista al designer Alvaro Catalán De Ocón

Com’è nata la PET Lamp?
L’idea è nata a Bogotá durante l’estate del 2011. In una conversazione tra amici, con l’attivista francese Hélène Le Drogoue l’artista plastico Luis Carlos Tovar ci siamo interrogati su come sensibilizzare l’opinione pubblica sui rifiuti di plastica. Eravamo appena tornati ​​dall’Amazzonia, ed eravamo scioccati perché non era più un luogo vergine e selvaggio ma una sorta di autostrada per i rifiuti plastici diretti verso l’oceano, in enormi isole che le correnti marine depositavano nel mezzo degli oceani Atlantico e Pacifico. Era un fenomeno di cui si cominciava a parlare – qualcuno lo chiamava addirittura Settimo Continente – ma che nessuno aveva ancora studiato davvero. 

E poi?
Con queste premesse abbiamo deciso di realizzare una serie di azioni per sensibilizzare l’opinione pubblica. Un anno dopo abbiamo organizzato un laboratorio con gli artigiani indigeni Eperara-Siapidara e Guambianos per convertire le bottiglie usate in lampade utilizzando le loro tecniche ancestrali di tessitura dei cesti. Durante il Salone del Mobile del 2013 le PET Lamp sono state esposte alla galleria Rossana Orlandi ed è stato l’inizio di una bella storia.

PET Lamp, Making of Eperara Siapidara
PET Lamp, Making of Eperara Siapidara

In questo progetto il ruolo delle donne è fondamentale…
Sì, e ho iniziato a mostrare i miei lavori a Rossana nel 2010 , quando la sua galleria era il rifugio di designer stranieri (soprattutto olandesi), che sentivano il bisogno di esprimere le proprie preoccupazioni creative al di fuori dei vizi acquisiti dall’industria. Con il suo intuito è riuscita a creare una “sala giochi”, dove anno dopo anno ci riunivamo come una grande famiglia per condividere il nostro lavoro. Piano piano ha dimostrato di essere in anticipo sui tempi e oggi ha conquistato quel ruolo di grande promotrice del design che merita.

PET Lamp ha un concept radicale e non realizza collezioni stagionali. Cosa pensa della bulimia a cui ci ha abituato il sistema del design?
Il consumismo dilagante e l’obsolescenza programmata non sono solo moralmente discutibili, ma sono in gran parte responsabili della crisi ecologica a cui siamo arrivati. Le aziende, che prima erano il luogo dell’incontro tra uomini d’affari impegnati e progettisti visionari, consideravano il design come motore dell’innovazione, sono arrivate a considerarlo uno strumento di marketing. Oggi, nel migliore dei casi, questo incontro avviene nelle gallerie e nei musei ma la forza del design industriale si perde perché non si tratta più di produzioni capaci di raggiungere il grande pubblico in modo democratico. Il messaggio rimane nella nicchia di mercato che va in quegli spazi e il lavoro del designer si avvicina più alle arti decorative che al design industriale.

PET Lamp, Making Of Eperara Siapidara
PET Lamp, Making Of Eperara Siapidara

Sostenibilità, riuso e riciclo, sono parole molto comuni oggi, ma dieci anni fa?
Dieci anni fa quelle parole avevano un grande significato. Oggi sono sulla bocca di tutti e preoccupano soprattutto gli uffici marketing delle aziende, e vengono svuotate dai loro contenuti. Penso, in ogni caso, che sia un grande risultato avere una coscienza ecologica diffusa e che le generazioni future non siano disposte a tollerare certe abitudini, come quella di considerare l’atmosfera e gli oceani alla stregua di grandi discariche.  

“PET Lamp è come un buon libro, fa porre domande importanti”. Può spiegarci meglio?
Penso che sia un esempio di progetto che comunica con tutti senza creare divisioni, anzi. È diventato un luogo dove studiare culture diverse, paesi, tecniche di intreccio di cesti, fibre, colori e disegni ancestrali.

PET Lamp ha un valore sia locale che globale. Quali sono gli obiettivi per i prossimi dieci anni?
Gli ultimi dieci sono stati di un’intensità spettacolare ed estenuante. PET Lamp è un progetto con una vita propria e il nostro compito è stato quello di accompagnarlo. La grande famiglia delle PET Lamp continua a crescere – in Colombia, Cile, Thailandia, Ghana, Etiopia, Giappone e Australia – e il mercato ci segue. Acquistare una delle nostre lampade è una dichiarazione di intenti: chi la possiede si sente parte della comunità, vuole trasmettere un messaggio ecologico e vuolesostenere i mestieri tradizionali che rischiano di scomparire.

Giulia Mura 

www.acdo.es
www.petlamp.org

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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